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Telepace dignità calpestata

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L’Associazione Stampa Romana denuncia il grave comportamento dell’emittente Telepace (vicina al Vaticano ma soggetta alle leggi italiane), per la sistematica violazione delle norme contrattuali, dello Statuto dei lavoratori e delle leggi, in aperto contrasto con la dottrina sociale della Chiesa. In questa televisione, diffusa via satellite in tutto il mondo, con sedi a Roma, Verona, Gerusalemme, Fatima, si calpestano i più elementari diritti, anche quelli del buon senso.I giornalisti, che hanno reso Telepace la TV di riferimento nell’informazione quotidiana dal Vaticano, spesso citata per le interviste-scoop con i leader mondiali, sono sottoposti da anni a una serie inaudita di abusi: tecnici che pretendono di dirigere i giornalisti; colleghi assunti a part-time che lavorano a tempo pieno; colleghi costretti a lavorare gratis sottoscrivendo “dichiarazioni di volontariato”; negazione delle qualifiche acquisite di diritto; discriminazione delle donne giornaliste, con preclusione delle telecronache papali; nessun riconoscimento di festivi, straordinari, trasferte; filtri alle telefonate.
Con gesto di totale chiusura, il direttore-fondatore di Telepace, Mons. Guido Todeschini, ha disertato la convocazione della FNSI e dell’Associazione Stampa Romana, che aveva un solo punto all’ordine del giorno: la dignità del lavoro. Telepace sa bene infatti che questa è essenzialmente una richiesta di legalità e non una rivendicazione economica.
Centrale nella vicenda è il ruolo del Sig. Stefano D’Agostini, responsabile tecnico del Centro Televisivo Vaticano, che Mons. Guido Todeschini ha nominato vicepresidente e amministratore unico, concentrando nella sue mani ogni potere e facendone l’ editore-padrone dell’ emittente: l’abuso di professione e la delegittimazione dei giornalisti da parte di D’Agostini hanno provocato un fermo richiamo dell’Ordine dei Giornalisti nei confronti di Mons. Todeschini.
Per tutta risposta, oltre al rifiuto di incontrare ASR e FNSI, l’azienda ha adottato ritorsioni contro i giornalisti: drastica riduzione delle attività informative ed estromissione dalle dirette dal Vaticano; redattori posti in ferie d’autorità nei giorni del Conclave; agitazione e utilizzo del personale tecnico in danno dei giornalisti; penalizzazione in palinsesto di trasmissioni di punta riprese dalla stampa; un noto collega lasciato senza scrivania e senza sedia per aver preso le parti della redazione. La ritorsione non si è fermata nemmeno il giorno della morte del Santo Padre, quando con spregiudicato tempismo è stato notificato al fiduciario di redazione un pretestuoso e infondato provvedimento disciplinare, contenente affermazioni gravemente lesive della dignità della persona, in merito al quale sarà chiamata ad intervenire la magistratura civile e penale.
Tali ritorsioni rivelano lo scopo evidente di chiudere la redazione romana, cui non si perdona di avere denunciato all’Ordine e al Sindacato le violazioni della deontologia e della legalità.
L’Associazione Stampa Romana non può consentire a nessuna azienda la persecuzione dei colleghi per il loro impegno sindacale e metterà in atto ogni tutela, anche legale.
“Siamo costernati dall’atteggiamento di Telepace e del suo direttore – hanno dichiarato il Presidente e il Segretario dell’Associazione Stampa Romana, David Sassoli e Silvia Garambois -. Noi abbiamo ovviamente evitato ogni tensione con l’Emittente nei giorni dell’aggravarsi della malattia del Pontefice. Mai invece ci saremmo aspettati che proprio in quelle ore Telepace cercasse di sferrare un attacco così virulento contro i suoi redattori e soprattutto contro il loro rappresentante sindacale”.

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