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Il 7 e 8 ottobre silenzio radio e tv.I giornalisti dell’emittenza nazionale e locale in sciopero contro l’arroganza e le provocazioni Fieg e Aeranti/Corallo:anzichè rinnovare i contratti,gli editori vogliono abrogare i diritti delle redazioni

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Venerdì 9 e sabato 10 ottobre giornate del silenzio radio e tv: insieme ai colleghi dell’emittenza nazionale e locale che hanno il contratto Fnsi-Fieg, infatti, scioperano i giornalisti dell’emittenza locale con contratto Fnsi-Aeranti/Corallo, scaduto da un anno.
CONTRATTO AERANTI-CORALLO. Gli editori di Aeranti-Corallo, infatti, hanno ribadito l’indisponibilità totale a confrontarsi sulle proposte avanzate dal sindacato come il superamento della gratuità tra la 37.a e la 40.a ora di lavoro settimanale, la sterilizzazione degli effetti della legge 30 (la cosiddetta Biagi-Maroni), una maggiore agibilità sindacale, un congruo adeguamento dei minimi salariali e una più adeguata ridefinizione del lavoro autonomo. L’Associazione Stampa Romana insieme alla Fnsi, pertanto, chiede a tutti i colleghi, contrattualizzati e non, di aderire allo sciopero di venerdì 7 e sabato 8 ottobre, per dare una risposta molto forte ad editori che non intendono sedersi al tavolo negoziale e che da mesi rifiutano qualsiasi avanzamento delle norme fissate dal contratto di lavoro vigente. I giornalisti dell’emittenza radiotelevisiva locale si asterranno dal lavoro a partire dalle ore 6 di venerdì 7 ottobre alle ore 6 di domenica 9 ottobre. Non sono previste deroghe di alcun tipo. L’Associazione Stampa Romana comunica – così come previsto dalla delega Fnsi alle Associazioni – che per le radio e tv locali e per le agenzie di stampa radio e tv del Lazio e del Molise è eventualmente ammessa una finestra informativa, della durata massima di tre minuti, senza la trasmissione di servizi audio e video, durante la quale deve comunque essere data lettura del comunicato sindacale.

CONTRATTO FIEG. Dopo i quotidiani, le agenzie di stampa l’on line e gli uffici stampa, che hanno scioperato venerdì e sabato della scorsa settimana, l’8 e il 9 “silenzio” delle radio e tv nazionali e locali. A seguire ci sarà anche lo sciopero dei periodici, con date da stabilire. E’ la risposta della categoria al clamoroso cambiamento di rotta della delegazione Fieg nelle trattative, che – dopo aver contrapposto alla piattaforma contrattuale del sindacato una piattaforma degli editori, muro contro muro – ha sconfessato le dichiarazioni e le aperture dello stesso presidente dell’organizzazione degli editori.

I “falchi” hanno avuto il sopravvento in via Piemonte: la posizione del presidente Fieg, l’ambasciatore Boris Biancheri, che aveva proposto una sorta di stand-by sul contratto (aumento economico, tavoli per discutere sull’applicazione della legge 30 e sulla libera professione, rimandando la trattativa sull’intero corpo contrattuale al prossimo biennio), è sparita dal tavolo. La delegazione della commissione contratto della Fnsi si è di nuovo trovata di fronte ad una sequela di “no”, e soprattutto alla ferma decisione datoriale di “applicare le leggi”: a partire da quelle su “appalto” del lavoro giornalistico e ”distacco” dei giornalisti, così come previsti dal decreto attuativo della cosiddetta legge Biagi-Maroni. Due elementi devastanti per il lavoro redazionale, per i giornali, per la qualità dell’informazione che viene offerta ai cittadini. Una deregulation totale in redazione, dove dovrebbero così lavorare, scrivania a scrivania, giornalisti che rispondono ad amministrazioni diverse, mentre l’ azienda “per soddisfare un proprio interesse – così è scritto nella legge – pone temporaneamente uno o più lavoratori a disposizione di altro soggetto”. Il tavolo sulla libera professione è sparito: la Fieg non discute di free lance. La proposta di aumento contrattuale è scesa a poco più dell’inflazione reale, come calcolata dagli stessi tecnici Fieg (sotto il 5%).

Un atteggiamento da parte degli editori provocatorio, indisponibile, guidato solo dall’idea di sfaldare il tessuto redazionale e trasformare i giornali in contenitori di giornalisti, da prendere in affitto o da affittare a terzi, come merce di scambio. L’allarme sulla autonomia dell’informazione e sulla necessità di un reale pluralismo, sul ruolo della stampa e dei giornalisti, lanciato tante volte dalle sedi istituzionali (a partire dalla Presidenza della Repubblica), non è arrivato a via Piemonte, dove gli editori sembrano al contrario intenzionati a percorrere fino in fondo la strada di una flessibilità esasperata del lavoro, incuranti di ogni questione di contenuto, professionalità, qualità.

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