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Giornale d’Italia:stato di agitazione

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Roma, 10 luglio.
In tutti questi mesi di sofferenza per le vicende che hanno portato
all’arresto dei vertici del giornale, la Redazione non ha mai smesso di
lottare per evitare che la testata morisse. E questo a costo di grandissimi
sacrifici, come abbiamo già più volte sottolineato non per passare da
vittime, ma per far capire fino a che punto noi redattori fossimo legati al
nostro giornale. Le notizie che venivano man mano alla luce durante
l’inchiesta ci hanno sorpreso, avvilito, ci hanno fatto temere in tanti
momenti di essere vicini alla fine. Abbiamo resistito per mesi senza
stipendio, contro ogni logica, già prima che accadesse il fatto-clou
dell’arresto. Ma ora la situazione è davvero insostenibile. Oltre alla più
totale incertezza sul futuro, abbiamo ricevuto fino ad oggi solo la metà di
una delle tre mensilità arretrate e siamo purtroppo consapevoli che la
gravità dei fatti impedirà per ora lo scioglimento di una situazione così
annodata. Ma c’è un altro motivo che ci spinge a far sentire ancora di più
la nostra voce: non vogliamo che venga ulteriormente calpestata la nostra
dignità di seri professionisti. Pertanto, la Redazione ha deciso di
proclamare da subito lo stato di agitazione, stabilendone di volta in volta
le modalità. Non è quindi da escludersi alcuna forma di protesta (compresa
la non uscita del giornale a “singhiozzo”) per far sentire in modo più
deciso il nostro dissenso per una realtà che ci coinvolge da mesi fino al
totale (o quasi) prosciugamento delle forze.

La redazione de “Il Giornale d’Italia”

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