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Licenziata giornalista del Messaggero dopo sentenza Cassazione. Fnsi, ASR e altre associazioni contro una decisione che nega valore al contratto

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Roma, 21 settembre.
“Una giornalista del Messaggero, il terzo collega del quotidiano romano in pochi mesi, è stata licenziata in seguito ad una sentenza della Corte di Cassazione che nega valore alle decisioni del giudice del lavoro che le aveva riconosciuto un rapporto di dipendenza di natura giornalistica ai sensi del contratto collettivo. La Corte di Cassazione ha motivato la sentenza sostenendo che il lavoro giornalistico con la qualifica di redattore ordinario può essere riconosciuto esclusivamente ai giornalisti iscritti nell’elenco dei professionisti. Questa interpretazione, oltre a negare valore al contratto che prevede la possibilità di assumere dipendenti pubblicisti, non tiene conto della realtà, ormai largamente diffusa, di giornalisti a tempo pieno, inseriti negli organici redazionali, ma senza tutele contrattuali e riconoscimento professionale. L’attività degli ordini regionali che iscrivono d’ufficio nel registro dei praticanti i colleghi pubblicisti e non, utilizzati in un regime di lavoro precario, viene cosi vanificato da un punto di vista professionale, contrattuale e legale. Il sindacato dei giornalisti ritiene grave una errata interpretazione della legge che si va diffondendo in diverse regioni italiane che legittima licenziamenti di giornalisti che da anni svolgono la professione. La Fnsi, le associazioni di stampa competenti, insieme ai comitati di redazione, hanno deciso di promuovere una immediata riunione degli uffici legali del sindacato, della segreteria della Fnsi, dei responsabili delle associazioni per valutare la situazione ed assumere le iniziative adeguate a contrastare decisioni che negano il diritto al lavoro a migliaia di giornalisti. La Fnsi e le associazioni regionali di stampa, con il Cdr del Messaggero, chiedono intanto al gruppo Caltagirone di sospendere il preannunciato licenziamento”.

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