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Sciopero delle firme:elenco provvisorio delle adesioni e comunicato congiunto dei Cdr dei quotidiani

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Ecco la lista provvisoria dei giornali dove è stato deciso lo sciopero delle firme: Corriere della Sera, la Repubblica, i quotidiani del Gruppo Finegil, il Manifesto, Il Giornale, Liberazione, L’Unità, Qn, L’Indipendente, La Discussione, Il Messaggero, Il Tempo, L’Avvenire, La Stampa, Corriere dello Sport, La Gazzetta dello Sport.

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Testo che verrà pubblicato nelle pagine di FORUM di National Geographic Italia nel numero di gennaio attualmente in lavorazione.

Marco Pinna
fiduciario di redazione National Geographic Italia

“Mentre andiamo in stampa non è ancora ripresa la trattativa fra
giornalisti ed editori per il rinnovo del contratto. Per noi
giornalisti non si tratta di mere rivendicazioni economiche: ciò che
temiamo è che venga compromessa la nostra libertà di raccontarvi il
mondo in maniera obiettiva, in autentica autonomia. Per questo, pur
uscendo in edicola, la redazione di NG Italia sostiene le iniziative
della FNSI.”

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30 novembre. COMUNICATO SINDACALE DA LEGGERE NEL “TG 2000” E NEL “TG LAZIO”

Oggi, come molti hanno potuto notare, diversi quotidiani sono usciti senza le firme dei giornalisti. Noi della redazione giornalistica di “SAT duemila” sosteniamo l’iniziativa che i colleghi della carta stampata hanno intrapreso a sostegno della vertenza per il rinnovo del nostro contratto nazionale. Da 640 giorni, infatti, gli editori si rifiutano di riaprire le trattative con la Federazione nazionale della stampa italiana.

Il Cdr

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Anche la redazione di CinecittàNews, quotidiano online di cinema italiano, ha aderito compatta al blocco delle firme nella giornata di ieri, 30 novembre 2006 rinviando al sito della Federazione nazionale della stampa per tutte le spiegazioni sulla protesta nell’ambito del rinnovo del contratto nazionale.

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29 novembre. ”Cari lettori, La stragrande maggioranza dei quotidiani italiani esce oggi senza le firme dei loro giornalisti. E’ una protesta di forte valore simbolico, che non ha precedenti nella storia della stampa italiana”. Inizia cosi’ la nota concordata oggi dai cdr che hanno deciso il blocco delle firme e che sara’ pubblicata domani su tutti i quotidiani che aderiscono alla protesta. Ecco di seguito il testo intero: ”Gli articoli sono stati redatti con l’impegno di sempre, ma abbiamo voluto cancellare la nostra identita’, proprio come gli editori intendono cancellare l’identita’ dei giornalisti italiani, pretendendo nei fatti che quello scaduto sia l’ultimo contratto della storia. Non era mai accaduto nell’Italia democratica che 13 giorni di sciopero, e altri ve ne saranno a breve, non fossero sufficienti almeno a far aprire le trattative. E intanto il nostro contratto e’ scaduto da ben 640 giorni. Il paradosso e’ che i bilanci degli editori scoppiano di salute. La fotografia di tutto il settore quotidiani, frutto dell’indagine annuale della Fieg commissionata a Deloitte per il triennio 2002-2004 (l’ultima effettuata) rileva che i ricavi sono aumentati complessivamente del 9,6%; il risultato operativo e’ cresciuto del 15,8% nel 2004 rispetto al 2002; l’utile netto del comparto quotidiani e’ aumentato del 45,4% tra il 2002 e il 2004. In conclusione si puo’ dire che le imprese editrici di quotidiani sono molto sane, con ricavi che sono risultati in crescita nonostante il periodo censito non sia stato esaltante per la pubblicita’, drenata soprattutto dalle televisioni. Gli editori inoltre hanno la fortuna di agire in un mercato protetto, ricevono ogni anno 700 milioni di euro dallo Stato e non debbono affrontare quella agguerrita concorrenza orientale che oggi mette alle corde moltissime aziende di tutto il paese. Piu’ semplicemente, forti di un potere costruito lontano dall’editoria, nelle banche, nelle assicurazioni, nelle imprese di tutti i settori, dalle telecomunicazioni all’edilizia, vogliono dare la spallata che stravolga le regole: dentro le redazioni pochi e mansueti giornalisti a impacchettare il prodotto, agli ordini di capi che non siano piu’ giornalisti ma dirigenti d’azienda, e masse di precari fuori a mandare notizie e articoli, senza alcuna tutela contrattuale. Ce ne sono almeno 20 mila gia’ in campo e guadagnano in media 8 mila euro l’anno. Fine del giornalismo di qualita’. Di piu’: fine della libera stampa. Questa vertenza ha molto a che fare con l’articolo 21 della Costituzione, come ha ben compreso il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, fino ad oggi inascoltato. Chiediamo ai colleghi del sistema radiotelevisivo di amplificare iil segnale mettendo in atto azioni simili e dando notizia della nostra. Chiediamo alle grandi firme della televisione di affrontare finalmente il tema del contratto dei giornalisti in trasmissioni dedicate, perchè‚ la posta in gioco e’ cara a tutti i cittadini”. (ANSA).

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