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Liberta´ di stampa: Cicchitto insiste contro Repubblica e replica all´editoriale di Mauro. Il direttore, crea un clima di guerra

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Toma, 16 dic 23009 – ´Abbiamo ricordato agli italiani la campagna di odio e di disprezzo contro Berlusconi che ha innescato una serie di reazioni a catena che hanno portato al gesto di Tartaglia, alla sua esaltazione su Facebook da parte di migliaia di estremisti´. Dopo aver usato l´aula di Montecitorio per puntare il dito contro i ´mandanti morali´ dell´aggressione al Cavaliere, mettendo in fila Repubblica, Santoro, Travaglio e il Fatto, il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto torna ad alzare i toni. Lo fa per rispondere che, dalle colonne del quotidiani, lo ha accusato di voler creare “un clima di guerra”.

Un clima che Cicchitto non accenna a voler abbandonare neanche oggi. “Capiamo come dopo quello che è accaduto c´è chi ha la coscienza sporca ed è alla ricerca di un alibi e quindi di un altro bersaglio. Nessuna intimidazione e anche nessun ´fuoco amico´ ci chiuderà la bocca – dice il capogruppo – Detto tutto questo, l´evocazione dell´attacco alla libertà di stampa è l´ennesima mistificazione: una catena editoriale sviluppa contro un leader politico una forsennata campagna di stampa, ma se qualcuno osa rispondere allora la medesima catena editoriale grida all´attentato alla libertà di stampa. Sulla base di questa logica ´Repubblica´ ha licenza di attacco e coloro che sono oggetto di esso dovrebbero solo accettare, riverenti, insulti e scomuniche e poi ringraziare per l´onore ricevuto”. A fianco di Cicchito si schiera uno dei tre coordinatori nazionali del Pdl, Denis Verdini: “Ha solo fotografato la realtà Repubblica non può tirarsi fuori”. Al fianco di Repubblica e il Gruppo L´Espresso si schiera, invece, la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro: “Basta con questa campagna accusatoria”.




Insomma, nonostante la delicatezza del momento i vertici del Pdl scelgono la linea dello scontro frontale. E dopo il discorso di Cicchitto a Montecitorio, criticato anche dal presidente della Camera Gianfranco Fini, non arretrano di un centimetro. Mentre sullo sfondo restano, inascoltati, gli appelli alla moderazione del capo dello Stato. (repubblica.it)

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