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Askanews, il Cdr: “Nessun futuro con Cigs al 70%”

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Le inesattezze e le omissioni presenti nel comunicato dell’azienda Askanews sui motivi che hanno portato alla richiesta unilaterale al ministero del Lavoro di cassa integrazione al 70%, con esuberi pari ai 2/3 del personale giornalistico, costringono il Cdr a una replica.

L’azienda dimentica di menzionare che Askanews è sempre stata in costanza di ammortizzatore e che i giornalisti, in questi anni, hanno contribuito alla tenuta dei conti aziendali con oltre 4 milioni di euro. Un ammontare quasi doppio, rispetto ai 2,5 milioni di euro di patrimonio netto che l’azienda dice di aver bruciato in questi mesi a causa della mancata aggiudicazione di un lotto della gara voluta dal governo per la fornitura di servizi giornalistici e che ha causato la crisi finanziaria in cui versa oggi Askanews.

Quanto alla ricapitalizzazione o “capitalizzazione” prospettata dall’azienda, si tratterà di capitale o di partite infragruppo? Come quella di Internazionale che ha portato nella pancia di Askanews il 19% del settimanale invece di un credito esigibile probabilmente utile in un momento di difficoltà? Il Cdr torna ad affermare con forza che non si tutela il futuro di un’agenzia di stampa costringendo i giornalisti a trattare livelli di cassa integrazione che renderebbero impossibile la produzione di un notiziario di qualità. Inoltre perché chiedere sacrifici così pesanti solo ai giornalisti? Si vuol far fare il nostro lavoro ad altre figure?

In considerazione della gravità della situazione, il Cdr di Askanews rinnova la propria richiesta al governo e al ministro Luca Lotti affinché si trovi tempestivamente una soluzione all’impasse dei bandi e all’editore Luigi Abete di svolgere il suo ruolo di imprenditore, investendo nella propria azienda senza scaricare il rischio di impresa interamente sulle spalle dei giornalisti.

Il Cdr di Askanews

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