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Promozioni Rai e job posting: Consiglio di stato respinge il ricorso della Rai

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Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della Rai per sospendere l’efficacia della decisione del Tar sulla vicenda che riguarda Alessandro Gaeta.

Il collega del tg1 aveva chiesto l’accesso agli atti per capire il perché della bocciatura al ruolo di caporedattore della Cronaca e della Società all’interno della sua redazione di Cronaca e Speciali al Tg3. L’azienda aveva negato l’accesso di alcuni atti, quelli, in particolare, che gli avrebbero consentito di fare una valutazione comparativa rispetto a chi è risultato vincitore.

La motivazione stringata rinvia alla decisione del Tar e alla fondatezza del percorso impostato in primo grado basato sul rispetto della legge 241 del 1990.

La Rai dunque è perfettamente equiparata ad una Pubblica Amministrazione e a tutte le aziende che gestiscono un bene pubblico.

Il Tar – lo ricordiamo – ha richiamato l’azienda di servizio pubblico al rispetto della normativa in tema di anticorruzione attraverso la massima trasparenza delle procedure del job posting.

Il Job posting è un metodo selettivo di colleghi per ruoli semiapicali, da caporedattore piuttosto che da corrispondente Esteri.

Una procedura introdotta dalla gestione Gubitosi, una procedura non prevista nel nostro contratto di lavoro giornalistico e per questo – vedi il ruolo del direttore, dell’esercizio dei poteri derivanti dall’articolo 6 in coabitazione con i dirigenti del personale – non allineata al contratto stesso.

Eppure è una procedura che da cinque anni seleziona giornalisti. Ed è una procedura confermata dal recente accordo sottoscritto dalle organizzazioni confederali per le figure professionali non giornalistico.

Il percorso, che nasceva da una esigenza condivisibile di “pulizia”, si è però prestato a una opacità sostanziale che ha motivato questo ricorso (e non solo).

Il merito di queste sentenze, che hanno riaperto le questioni in sospeso, è tutto nel coraggio e nella determinazione di Alessandro Gaeta.

Stampa Romana ha rilanciato con gli strumenti informativi a disposizione la decisione di primo grado ospitando anche il legale che ha presentato il ricorso, Enzo Iacovino. Una vicenda quella di quel particolare job posting che aveva sollecitato le nostre attenzioni quando un anno fa avevamo richiamato il comitato di redazione del Tg1 a una corretta composizione, pena la subornazione della rappresentanza di base a una decisione aziendale e l’impossibilità di contestarla nella forma e nel merito.

La bontà della decisione e del percorso seguito da Gaeta sono stati confermati dall’aiuto in giudizio davanti al Consiglio di Stato della Federazione Nazionale della Stampa e dall’Usigrai.

La conferma di questo precedente giurisprudenziale, un caso di scuola richiamato da eminenti giuristi anche di fronte all’Anac nel recente incontro promosso da Stampa Romana sulla libertà di stampa nella Biblioteca Nazionale, si deve tradurre ora in azione sindacale.

Se la Rai vuole proseguire nell’uso dello strumento, il job posting va ancorato, oltreché al rispetto della trasparenza garantendo l’accesso agli atti, anche ad elementi oggettivi nella valutazione. Ne suggeriamo tre che naturalmente non hanno la pretesa di esaurire l’elenco: anzianità di servizio, anzianità di testata, sovrapposizione tra posto da assegnare e percorso professionale in azienda (il rispetto delle competenze acquisite in anni di lavoro). Il tutto nella cornice di un irrobustimento dell’interlocuzione dei comitati di redazione ai sensi dell’art. 34 del contratto.

Garantire percorsi trasparenti e corretti all’interno della Rai significa garantire i cittadini che l’informazione offerta è prodotta nel loro interesse e non in quello di gruppi di potere.

La Rai è un bene di tutti. Queste decisioni vanno nella giusta direzione.

LA DECISIONE DEL CONSIGLIO DI STATO

Gaeta - Consiglio di Stato

 

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