Il manifesto dei #60perDaphne è nato da un’urgenza di condivisione tra colleghi giornalisti che hanno avvertito il rischio della fine di una scuola di giornalismo che è sale: l’inchiesta con l’investigazione. Il ruolo dell’inviato che è centrale. L’urgenza inderogabile è senz’altro l’accertamento della verità sui mandanti dell’autobomba di Daphne. Non c’è pace senza giustizia è la base del Vangelo.
Ho visto colleghi che subito si sono appassionati all’idea del Manifesto e che hanno prestato le gambe, ognuno ha costruito un pezzo: Romolo Sticchi, Fabrizio Feo e Riccardo Chartroux inviati del TG3, Paolo Di Giannantonio, Enrica Majo inviati del TG1, Lorenzo Frigerio che di Informazione Libera è un esperto. Il segretario di Stampa Romana Lazzaro Pappagallo.
Penso a Filippo Landi – corrispondente autorevole Rai da Gerusalemme ora in pensione – che ha preso l’aereo da Palermo per arrivare a Malta per l’anniversario di Daphne. Ai colleghi che hanno proposto i pezzi per Daphne e sono partiti per Malta. Penso a tutti i colleghi che hanno firmato il Manifesto avvertendo ognuno anche il peso, la fatica, il pericolo e l’amore per il dovere di informare. I colleghi di AntimafiaDuemila, Marilù Mastrogiovanni, ma tanti altri che hanno aderito chiedendolo con slancio.
Maria Grazia Mazzola
Inviata speciale Tg1
Il conto corrente per le donazioni ai colleghi maltesi:
ASSOCIAZIONE STAMPA ROMANA. Appello per Daphne il nome del conto.