Cerca
Chiudi questo box di ricerca.

Rai: film venduti a prezzi gonfiati, la Finanza negli uffici di viale Mazzini. Stesso filone d´inchiesta sui diritti tv Mediaset

Condividi questo articolo:

Roma, 11 nov – Film venduti alla Rai a prezzi maggiorati per evadere le imposte. Erano le società di mediazione a gonfiare i costi emettendo fatture false. E adesso si deve accertare in base a quali criteri i dirigenti dell´Azienda di Stato abbiano autorizzato i pagamenti. L´inchiesta avviata dalla Procura di Roma mira a verificare la regolarità delle procedure seguite dal 2003 in poi. Per questo due giorni fa gli investigatori della Guardia di finanza sono entrati negli uffici della Rai e hanno acquisito tutti i contratti stipulati in questi ultimi otto anni. Si tratta di affari da decine di milioni di euro e i reati ipotizzabili vanno dall´evasione fiscale alla truffa, al falso in atto pubblico. I pubblici ministeri titolari del fascicolo sono gli stessi che si sono occupati dell´indagine sui diritti tv pagati da Mediatrade, società del gruppo Mediaset, chiusa la scorsa estate con dodici indagati tra i quali figurano il presidente Silvio Berlusconi e suo figlio Pier Silvio. E proprio da lì sono partiti per entrare poi a Viale Mazzini. Esaminando i bilanci delle società che si occupavano di mediare i rapporti tra le majors americane e gli acquirenti italiani, hanno infatti scoperto che anche negli affari siglati con la Rai ci sono cifre che non tornano. Le spese risultano troppo alte e questo ha fatto sorgere il sospetto che anche l´azienda di Stato abbia utilizzato il cosiddetto «metodo Agrama», utilizzato cioè da Mohamed Farouk Agrama, meglio conosciuto come Frank, un egiziano che vive a Los Angeles e compra per conto di terzi. Nel caso Mediatrade i magistrati hanno accusato l´imprenditore di aver creato delle società utilizzate per far lievitare i costi in modo che le aziende del gruppo Mediaset potessero poi portare le cifre in detrazione. Nel caso Mediatrade si è scoperto che i manager selezionavano i film da acquistare e quando Agrama chiudeva l´affare con le majors, ottenevano un compenso a titolo personale per la consulenza. Quando i magistrati hanno chiesto chiarimenti su questa procedura, è stato spiegato che Agrama non aveva la struttura e il know-how necessari per selezionare prodotti televisivi adeguati al mercato italiano e dunque aveva un ruolo di semplice mediatore. In realtà si è scoperto che per il negoziato venivano utilizzate società offshore e gli acquisti prevedevano il frazionamento del periodo di licenza, con contratti multipli e certamente maggiorati rispetto ai costi originariamente previsti dalle stesse majors. Capofila del Gruppo di Agrama è la Harmony Gold Usa che controlla la Wiltshire Trading, la Melchers Limited e la Meadoview Overseas, ma «Frank» può contare su filiali sparse tra Hong Kong, la Svizzera e l´Irlanda. Ed è stata proprio la triangolazione estera a consentire l´accantonamento di somme, poi portate in detrazione dai clienti italiani. L´analisi dei contratti acquisiti alla Rai servirà a verificare quali costi siano stati iscritti a bilancio, ma soprattutto a stabilire che fine abbia fatto il denaro ottenuto grazie alle sovrafatturazioni. E dunque eventuali responsabilità di chi si occupava degli acquisiti e di chi autorizzava i pagamenti. Per questo, dopo aver esaminato la documentazione contabile, è possibile che si decida di chiedere chiarimenti ai direttori generali che si sono succeduti in questi anni: Flavio Cattaneo, Alfredo Meocci, Claudio Cappon e Mauro Masi. Per conto di Mediatrade Agrama è accusato di aver emesso fatture false per 200 milioni di euro soltanto per gli anni 2003 e 2004. I costi sostenuti dalla Rai dovrebbero essere inferiori, ma soltanto l´esame comparato dei contratti e dei costi iscritti a bilancio potrà consentire di verificare a quanto ammonti la differenza e soprattutto che fine abbia fatto. (corriere.it)

Il network