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Lo sciopero continua: il 7 e 8 silenzio radio e tv.

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I giornalisti continuano lo sciopero: dopo l’astensione dal lavoro dei colleghi dei quotidiani, delle agenzie di stampa, dell’on line, e degli uffici stampa, quelli dell’emittenza radiotelevisiva nazionale e locale, pubblica e privata, si asterranno dal lavoro nei giorni di venerdì 7 e sabato 8 ottobre. I giornalisti dei periodici bloccheranno la produzione per i prossimi numeri, secondo modalità che verranno definite al più presto dalla assemblea nazionale dei giornalisti del settore.
E’ la risposta immediata della categoria a un clamoroso cambiamento di rotta della Fieg nelle trattative contrattuali, che ha sconfessato le dichiarazioni dello stesso presidente dell’organizzazione degli editori.

I “falchi” hanno avuto il sopravvento in via Piemonte: la posizione del presidente Fieg, l’ambasciatore Boris Biancheri, che solo la scorsa settimana (il 22 settembre) aveva proposto una sorta di stand-by sul contratto (aumento economico, tavoli per discutere sull’applicazione della legge 30 e sulla libera professione, rimandando la trattativa sull’intero corpo contrattuale al prossimo biennio), è sparita dal tavolo. A quattro giorni di distanza la delegazione della commissione contratto della Fnsi non si è trovata soltanto di fronte ad una sequela di “no”, ma alla ferma decisione datoriale di “applicare le leggi”: a partire da quelle su “appalto” del lavoro giornalistico e”distacco” dei giornalisti, così come previsti dal decreto attuativo della legge Biagi. Due elementi devastanti per il lavoro redazionale, per i giornali, per la qualità dell’informazione che viene offerta ai cittadini. Una deregulation totale in redazione, dove dovrebbero così lavorare, scrivania a scrivania, giornalisti che rispondono ad amministrazioni diverse, mentre l’ azienda “per soddisfare un proprio interesse – così è scritto nella legge – pone temporaneamente uno o più lavoratori a disposizione di altro soggetto”. Il tavolo sulla libera professione è sparito: la Fieg non discute di free lance. La proposta di aumento contrattuale è scesa a poco più dell’inflazione reale, come calcolata dagli stessi tecnici Fieg (sotto il 5%).

Un atteggiamento da parte degli editori provocatorio, indisponibile, guidato solo dall’idea di sfaldare il tessuto redazionale e trasformare i giornali in contenitori di giornalisti, da prendere in affitto o da affittare a terzi, come merce di scambio. L’allarme sulla autonomia dell’informazione e sulla necessità di un reale pluralismo, sul ruolo della stampa e dei giornalisti, lanciato tante volte dalle sedi istituzionali (a partire dalla Presidenza della Repubblica), non è arrivato a via Piemonte, dove gli editori sembrano al contrario intenzionati a percorrere fino in fondo la strada di una flessibilità esasperata del lavoro, incuranti di ogni questione di contenuto, professionalità, qualità.

Lo sciopero è stato deciso all’unanimità dalla Giunta Esecutiva della Federazione della Stampa, dalla Consulta delle Associazioni regionali di stampa e dalla Commissione Contratto, come prima risposta alle provocazioni degli editori, L’Associazione Stampa Romana invita tutte le redazioni a convocare d’urgenza assemblee per discutere sullo stato della trattativa contrattuale e delle situazioni aziendali.

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