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Vertenza Sky, fronte comune per le istituzioni a difesa dei lavoratori

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Sul tavolo della commissione Vigilanza sul pluralismo dell’informazione, presieduta da Giuseppe Emanuele Cangemi, torna la vicenda Sky.

Presenti il vicesindaco di Roma Capitale, Luca Bergamo, l’assessore Flavia Marzano e per la giunta regionale, l’assessore al lavoro Lucia Valente. “Questa commissione – ha dichiarato in apertura dei lavori il presidente – è in seduta aperta e permanente, anche dopo l’approvazione della mozione votata all’unanimità in Consiglio.

La Regione, dopo l’approvazione della legge sull’informazione, rivendica la propria competenza a partecipare ai tavoli di crisi per la salvaguardia occupazionale”. Dalla seduta e dai vari interventi è emersa unanime di un fronte comune sia a livello nazionale che locale perché gli effetti economici e sociali si ripercuoterebbero su Roma e il Lazio.

Per Dino Oggiano Sic Cgil Roma e Lazio “stiamo parlando di una situazione drammatica che riguarda i lavoratori di Sky ma anche della ricaduta occupazionale su tutto l’indotto. Non vediamo ragioni che giustificano le decisioni aziendali di Sky, perché è un’azienda che aumenta ricavi e abbonamenti. Qui non parliamo di trasferimenti, ma di licenziamenti mascherati. Sky parla di obsolescenza delle strutture di Roma, ma non ha mai investito.

Il 6 febbraio ci sarà la riunione tra azienda e i sindacati”. “Non ci troviamo di fronte a una scelta a sorpresa: è da anni che Sky sta trasferendo gli uffici a Milano”, così Stefano Ricci di Uil Com Roma- Lazio. “A Roma sono rimaste perlopiù donne e madri con profilo professionale alto, lavoratrici che difficilmente si traferiranno a Milano”.

Massimiliano Strani di Fistel Cisl Roma e Lazio ha puntato il dito contro l’arroganza di Sky, ancora una volta assente in audizione: “Sky convoca i lavoratori con tentativi di delegittimazione. L’arroganza che ha posto in essere Sky è intollerabile. L’azienda nelle sue scelte è veloce e può avere tempi che non sono gli stessi tra i vari passaggi delle istituzioni. Vi chiedo un’azione coordinata e di essere incisivi”.

Lazzaro Pappagallo di Stampa Romana ha parlato dell’importanza della compattezza tra le istituzioni e della necessità di coinvolgere i parlamentari di tutti i gruppi politici. “Chiedo all’azienda la ragione e il fondamento del piano editoriale. Hanno aperto nel 2003 a Roma, nel cuore del paese, fanno dei Tg il loro core business e come pensano di coprire il territorio centro sud inviando giornalisti e troupe? Dovranno coprire i costi degli inviati. Occorre far salire di grado la questione portarla all’attenzione del Corecom e dell’Agcom. Se vogliamo strappare la trattativa dobbiamo avere un fronte unico, e non trattative individuali. È una battaglia per il mondo produttivo e soprattutto dell’audiovisivo di Roma. Se si sfonda il varco rischiamo che possano seguire le tv di Cairo, Mediaset dei francesi, ma anche la Rai. Come una seconda breccia di Porta Pia e si va. Il Lazio rischia l’emorragia dell’audiovisivo”.

Jacopo Iarbarello del comitato di redazione Sky ha parlato della rapidità con cui l’azienda porta vanti il suo piano, tempi che non sono quelli delle istituzioni. “Non so cosa possano mettere in campo Roma e Regione – ha detto – soprattutto sulle uscite volontarie (le chiamano così) le istituzioni hanno i loro tempi che possono essere troppo lenti rispetto a quelli di una azienda multinazionale”. Secondo Dante Iannuzzi Ugl “quello di Sky può rappresentare quello che sta avvenendo di più ampio nel mondo dell’informazione. Spostare l’intero polo dell’informazione al nord”.

Luca Bergamo, vice sindaco di Roma: “Questo problema mette in luce il problema dei diritti dei cittadini con le aziende con poteri transnazionali, come lo sono le multinazionali. La nostra deve essere una azione congiunta, che coinvolga la sindaca e il presidente della Regione perché istituzioni del territorio ma anche con il coinvolgimento della Presidenza del consiglio. Parliamo di un’attività strategica culturale, questo è un caso in cui si manifesta l’assenza dei governi di questo paese di riconoscere Roma capitale. Trattandosi di un’azienda che lavora con concessioni e autorizzazioni, penso che il governo con il parlamento possano intervenire. Penso che per l’economia di Roma sul caso di Sky assieme a Regione e Comune sarebbe da coinvolgere anche l’Unione industriali.Noi siamo pronti a fare la nostra parte”.

“La cosa che più mi spaventa – questo il pensiero di Lucia Valente, assessore al Lavoro della Regione Lazio – che siamo di fronte ad una multinazionale, ma è la stessa cosa che mi spaventa con gli imprenditori italiani, siamo di fronte al mercato globale. Occorre un lavoro comune per cercare di arginare il dividi et impera, solo con una voce comune possiamo lavorare. Mi preoccupa la crisi dell’audiovisivo, e non parlo solo di Sky ma anche di tv locali, mi interessano i giornalisti così come mi interessa tutto l’indotto. Ora sappiamo che il piano di Zappia ha messo sul tavolo dei ministri Calenda e Poletti il piano di riorganizzazione, manteniamo alto il livello. Mi associo per tutto quello che possiamo fare, ma teniamo alto il livello che deve essere nazionale”. A farle eco Bergamo che ha sottolineato quanto sia necessario che “le istituzioni del territorio si confrontino con la politica nazionale e con la Presidenza del consiglio perché la trattativa si ripercuote sul territorio”.

Sulla necessità di alzare l’asticella dell’interesse soprattutto delle istituzioni coinvolte territorialmente si è soffermato anche il presidente Cangemi che ha invitato la maggioranza a sollecitare un intervento del presidente Zingaretti. “Il lavoro di propulsione della commissione volge al termine, mi impegnerà a inviare una lettera per sollecitare un lavoro congiunto fra le istituzioni coinvolte”. Sull’esigenza di un fronte comune di fronte alla minaccia dei licenziamenti dell’azienda si sono espressi molti consiglieri: Luca Malcotti (Cuoritaliani), Baldassare Favara (Pd), Marta Bonafoni (Si-Sel). All’audizione era presente anche l’assessore capitolino, Flavia Marzano.

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