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ASR: sull’Unità si misura la normalità del Paese

l'unità

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In un paese normale la nascita di un nuovo strumento di comunicazione come Democratica, ultima espressione della ripartenza informativa del Partito Democratico, dovrebbe essere salutato per quello che è: una buona notizia, un segnale di vitalità da parte del partito che detiene la maggioranza relativa in Parlamento.

In un paese normale la vicenda dell’Unita’, quotidiano detenuto nella quota di minoranza dallo stesso partito, si sarebbe chiusa o provvedendo al rilancio del giornale fondato da Antonio Gramsci o assicurando nella chiusura gli ammortizzatori sociali ai dipendenti e ai giornalisti che ci hanno lavorato.

Da un paio di mesi i colleghi non sono retribuiti, il giornale non esiste in edicola, e i colleghi che pure vi avrebbero diritto non si trovano in cassa integrazione perché l’editore (di maggioranza, Stefanelli e Pessina) latita.

In qualsiasi altra azienda editoriale, pur in un paese come il nostro, anche il capolinea, anche il fine corsa, anche il rompete le righe ha la dignità legale e sindacale che merita.
Fnsi, Stampa Romana e Cdr hanno sempre detto di voler tornare al tavolo per dare risposte e garantire diritti.

Assistere alla nascita di Democratica, tra l’altro diretta da un ex condirettore dell’Unita’, Andrea Romano, e passando per il veicolo di unità.tv, autentico cavallo di Troia della storia del quotidiano negli ultimi due anni, aggiunge sale alle ferite.
Torniamo a essere un paese normale, garantendo certezze e diritti ai colleghi.

Segreteria ASR

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