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Liberiamo Giuliana

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L’Associazione Stampa Romana visto il drammatico video di Giuliana Sgrena, la giornalista italiana rapita in Iraq, chiede ai giornalisti impegnati nell’informare i fatti riguardanti gli avvenimenti iracheni di insistere sulle peculiarità della figura di Giuliana, donna e professionista da sempre attentissima alle ragioni dei più deboli e dei più lontani. L’appello è in particolare rivolto ai colleghi di lingua e cultura araba il cui contributo è essenziale per arrivare a una rapida liberazione della Sgrena. Nel contempo, chiede al Governo di continuare a percorrere tutte le strade possibili per il ritorno a casa di Giuliana.
Chiediamo a tutti i giornalisti di sottoscrivere il seguente appello per la liberazione di Giuliana Sgrena e per la partecipazione alla manifestazione nazionale del 19 febbraio a Roma: Non avrebbe voluto essere un simbolo, e invece lo è diventata. Non avrebbe voluto mai più vedere una guerra, e invece la guerra le è piombata addosso. Giuliana Sgrena, “inviata di pace” per scelta e per cultura mostra, con la qualità del suo impegno, come è possibile capire e interpretare, raccontare con onestà ma al tempo stesso lottare con convinzione, attraverso la parola scritta, contro un insopportabile orrore. Per questo salvare Giuliana, salvare la collega di Libération, Florence Aubenas, scomparsa a Bagdad deve riguardare tutti. Non è questo il momento delle divisioni e delle polemiche. Anche avendo idee diverse da Giuliana, dobbiamo tutti partecipare alla mobilitazione per salvarla. Rifiutiamo la logica della paura, dell’intimidazione, della censura, dell’autocensura, della propaganda. I giornalisti ³embedded², arruolati, raccontano inevitabilmente solo una parte della verità. Giuliana non lo è, e ha rischiato. Giuliana è una giornalista attenta e consapevole ed è una donna coraggiosa. Come tante colleghe e tanti colleghi. Giuliana ci manda un messaggio: l’informazione resti in Iraq, per raccontare e capire. Ne vale la pena, i cittadini vogliono conoscere. La libertà di fare informazione dalle zone di crisi, di guerra, sarebbe negata se venisse approvata anche dalla Camera, dopo il Senato, la riforma del Codice militare di pace, legge che prevede sanzioni penali e anche il carcere per i giornalisti che fanno informazione sulle missioni cosiddette “di pace” rivelando notizie non approvate dai comandi militari. Sono queste le buone ragioni per le quali è importante esserci tutti, il 19 a Roma, alla manifestazione indetta dal manifesto.

(Vi invitiamo ad aderire scrivendo a Stamparomana@tuttopmi.it)
Primi firmatari: Mariuccia Ciotta, Gabriele Polo, Paolo Serventi Longhi, Franco Siddi, Pierluigi Sullo, Roberto Natale, Silvia Garambois e David Sassoli

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