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Esposto contro i direttori che hanno “forzato” lo sciopero:la risposta dell’Ordine del Lazio e dell’Ordine Nazionale. “Richiamo ai valori di solidarietà della legge sull’Ordine. Appello alla salvaguardia di un giusto contratto”

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L’Associazione Stampa Romana, su richiesta della Consulta dei Comitati di Redazione, ha presentato nelle scorse settimane un esposto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio “per sapere se nel comportamento dei direttori che hanno fatto uscire i giornali nelle giornate di sciopero non si ravvisino comportamenti lesivi della deontologia professionale. Il sindacato ha infatti constatato che, nonostante l’altissima adesione allo sciopero del 30 settembre e 1 ottobre dei quotidiani e del 7 e 8 ottobre dell’emittenza, alcune testate sono comunque comparse in edicola o sono andate in onda.
Il Presidente dell’Ordine, Bruno Tucci, è intervenuto all’ultima riunione della Consulta dei Comitati di Redazione, il 3 novembre scorso, per annunciare di aver scritto ai direttori di quelle testate richiamando i colleghi sugli obblighi di solidarietà che derivano dalla legge. L’Ordine regionale del Lazio “rivolge ai direttori dei quotidiani, agenzie, notiziari radiotelevisivi di Roma e del Lazio un richiamo forte a quei valori di solidarietà, contenuti nell’art.2 della legge istitutiva dell’Ordine. L’appello è di appoggiare tutte le iniziative sindacali tese alla salvaguardia di un giusto Contratto Nazionale di Lavoro”.

Iniziativa analoga era stata presa dal segretario generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, che aveva scritto al presidente dell’Ordine Nazionale, Lorenzo Del Boca, che così ha risposto al sindacato: “Il problema contiene in sé elementi di estrema delicatezza. Il primo è quello di salvaguardare l’autonomia decisionale di ogni singolo istituto e, nel suo ambito, di ogni singolo organismo. In questo contesto sarebbe quanto mai discutibile l’iniziativa di suggerire linee d’azione deontologica ai Consigli Regionali. E men che meno questa richiesta dovrebbe venire da un organismo formalmente terzo come la Federazione Nazionale della Stampa.
Fatte le debite proporzioni, sarebbe come se Berlusconi o Castelli, Epifani o Pezzotta suggerissero alle Procure e ai Tribunali quali processi celebrare e come. Ma, certo, in varie città, sono stati segnalati episodi sgradevoli e, certo, l’Ordine non può passare sotto silenzio il clima di intimidazione – e, qualche volta, di ricatto – che si respira in alcune redazioni. E’ censurabile la volontà di alcuni colleghi che – ricoprendo ruoli significativi nella gerarchia del giornale – chiamano al lavoro precari, free-lance o stagisti che non sono nelle condizione di rifiutare per la debolezza implicita nei loro minuscoli contratti di collaborazione.
Improvvisano così una redazione affidando incarichi impropri e praticamente soltanto per il tempo dello sciopero, al solo scopo di fare uscire un giornale che, altrimenti, non potrebbe essere realizzato.
E’ del tutto evidente che viene così violato il dettato dell’articolo 2 della legge del 1963 che impone la lealtà e la solidarietà fra colleghi. In questi casi, dunque, non è escluso che si possano aprire procedimenti disciplinari. Tuttavia, perché la procedura sia efficace, occorre che vengano indicati elementi oggettivi di qualche peso e di qualche rilevanza. I procedimenti disciplinari non sono né giudizi soggettivi su comportamenti personali né
valutazioni di politica sindacale. E’ necessario che i Comitati di Redazione – e, in generale, i colleghi più sensibili – possano fornire elementi concreti in base ai quali sia consentito aprire delle indagini preliminari.
Addebiti precisi, insomma, sorretti da testimonianze che descrivano comportamenti scorretti che vadano oltre la “normale” non-partecipazione allo sciopero. Naturalmente mi auguro che i futuri scioperi di categoria registrino un’adesione compatta e convinta tale da rendere inutile ogni pur velato ricorso agli Ordini regionali dei Giornalisti.

Lorenzo Del Boca, Presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti Italiani”

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