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Gli editori bloccano la riforma dell’Inpgi. Stampa Romana appoggia l’iniziativa legale contro la Fieg.

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Gli editori hanno deciso un braccio di ferro con i giornalisti che va ben oltre la trattativa sindacale: nonostante l’intervento del ministro Maroni e del viceministro Brambilla, infatti, la Fieg non controfirma la Riforma dell’Inpgi, quella riforma che è stata un atto indispensabile e sofferto per assicurare il futuro del nostro Istituto e delle nostre pensioni, della nostra stessa autonomia, che ha impegnato per mesi l’intera categoria in riunioni, assemblee, dibattiti.
Riforma che era stata votata all’unanimità nel Consiglio d’Amministrazione dell’Inpgi, quindi anche dai rappresentanti dei Ministeri vigilanti e della stessa Fieg, e che nulla ha a che vedere con la discussione contrattuale.

Di fronte a questo atteggiamento di totale chiusura degli editori, insensibili persino ai richiami governativi, l’Associazione Stampa Romana ritiene indispensabile l’intervento della magistratura, anche per compensare i danni che gli editori già da ora hanno arrecato all’Istituto: per questi motivi l’Associazione Stampa Romana appoggia in maniera convinta l’iniziativa giudiziaria decisa dal Consiglio d’amministrazione dell’Inpgi, perché l’Istituto non diventi ostaggio sul tavolo della già difficile vertenza contrattuale.

Pubblichiamo il comunicato con l’Inpgi dà notizia dei ricorsi giudiziari:

“Dopo oltre sette mesi di paziente ma inutile attesa, l’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani) ha oggi avviato due ricorsi giudiziari contro la Federazione editori giornali (Fieg), la quale tiene bloccata la riforma previdenziale approvata dall’Istituto il 2 luglio 2005, rifiutando di esprimere assieme alla Fnsi (che da tempo ha dato invece la sua disponibilità) il previsto parere nel merito, così come obbliga il decreto legislativo 509/94. Uno stallo tanto più incredibile visto che la riforma, oggi ancora inoperante, era stata a suo tempo approvata in Cda con il voto favorevole dei rappresentanti Fieg, in quanto le misure adottate, oltre a garantire la stabilità dell’Ente da qui a 40 anni, non costituiscono alcun aggravio, né economico né normativo, per le aziende editoriali.

La decisione di procedere giudizialmente era stata presa lo scorso 25 gennaio dal Consiglio d’amministrazione dell’Istituto, il quale aveva fatto propria la proposta di promuovere il ricorso qualora entro 15 giorni la Fieg non avesse adempiuto al compito indicato dalla legge. Tale termine è trascorso inutilmente. Di conseguenza oggi è stato dato incarico al prof. Massimo Luciani di richiedere al giudice civile l’adozione di un provvedimento d’urgenza (art. 700 del Cpc) che fissi un termine ultimativo affinché le Parti sociali (la Fieg nel caso specifico) provvedano ad esercitare il diritto-dovere previsto dalla legge al riguardo del provvedimento di riforma. E cioè senza più pretendere (come invece vuole la Fieg) di condizionare l’esame della riforma previdenziale alla conclusione della vertenza per il rinnovo del contratto di lavoro, che appare ancor oggi di complessa soluzione.

Con una parallela azione giudiziaria alla Fieg saranno richiesti i danni che da tale anomalo comportamento derivano all’Istituto e quindi agli iscritti.

Secondo uno studio appositamente redatto dall’attuario, prof. Fulvio Gismondi, il mancato tempestivo avvio della riforma previdenziale provocherà infatti, da qui a 40 anni, una diminuzione di almeno dieci milioni di euro nel patrimonio complessivo dell’Ente.

L’iniziativa dell’Inpgi è stata oggi comunicata anche all’Assemblea dei presidenti dell’Adepp (Associazione degli Enti previdenziali privatizzati) che ha espresso all’Istituto solidarietà e pieno appoggio”.

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