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Messaggero: Caltagirone risponde “no” a tutto. La redazione decide cinque giorni di sciopero: verranno effettuati senza preavviso. La lettera del Cdr ai lettori.

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Roma, 6 aprile.
L’Associazione Stampa Romana è solidale con i colleghi del Messaggero che hanno deciso un duro inasprimento della vertenza a favore – prima di tutto – della qualità del loro giornale. L’editore Caltagirone, nonostante i forti utili dichiarati e pubblicizzati, cerca di continuare a risparmiare sul costo del lavoro, disdettando unilateralmente gli accordi e non riconoscendo il ruolo dei giornalisti.

Il Comitato di Redazione ha voluto informare i lettori della vertenza sindacale in corso con la lettera che pubblichiamo:

Cari lettori,
vogliamo avvertirvi che nei prossimi giorni potreste non trovare il vostro giornale in edicola. L’assemblea dei giornalisti del “Messaggero” ha affidato a noi del Comitato di redazione, l’organismo sindacale dei redattori, un pacchetto di 5 giornate di sciopero, da attuare senza preavviso, insieme ad altre forme di protesta, che potrebbero rendere incompleto il giornale. Ci scusiamo per il disagio che la nostra azione potrà recarvi e ve ne vogliamo spiegare le ragioni.
La Caltagirone editore, di cui ”Il Messaggero” è la prima testata, ha appena annunciato che nel 2005 l’utile è volato alle stelle, toccando i 94 milioni di euro con un aumento del 201 per cento rispetto all’anno precedente. E’ una notizia di cui siamo orgogliosi, perché la salute finanziaria è fondamentale per un piano di investimenti basato anche su nuove assunzioni, così da garantirci uno sviluppo nella qualità. Ma gli organici sono in forte sofferenza, soprattutto nelle redazioni regionali, dove nell’ultimo anno e mezzo dieci colleghi hanno lasciato il giornale e sono stati rimpiazzati soltanto da un giornalista con contratto “part-time” e da un altro con contratto a termine. Dovete poi sapere che quest’anno la nostra busta paga sarà più leggera rispetto al 2005: l’azienda, infatti, ci ha comunicato che non intende prorogare il contratto integrativo, scaduto alla fine dello scorso anno. Un paradosso inaccettabile.
L’editore si rifiuta di riconoscere la nostra parte di merito nel conseguimento di questo brillante attivo, al contrario di quanto accade in altre aziende. La pubblicità non affluisce su uno scatolone vuoto su cui è scritto “Il Messaggero”, ma è attirata da un prodotto credibile e prestigioso, creato anche da noi giornalisti. Con il recente cambio di direttore, il nostro impegno è ulteriormente aumentato. In più, i tagli di costi decisi dall’azienda ci costringono a maggiori carichi di lavoro, e nemmeno questo ci viene riconosciuto. Inoltre è stato disdetto unilateralmente e contro ogni logica un accordo ventennale sulla formazione e i corsi di lingua all’estero.
Questo attacco avviene proprio quando la nostra categoria è impegnata nella durissima vertenza sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro, scaduto da più di un anno, che vede gli editori decisi a sbriciolare qualità e autonomia dell’informazione. Tre soli esempi. Pretendono che tutti i responsabili dei servizi e delle redazioni siano licenziabili. In questo modo saranno sottoposti a un ricatto continuo e solo coloro che “legano l’asino dove il padrone vuole” potranno fare carriera. Secondo: vogliono far saltare il sistema degli scatti d’anzianità, unica difesa per i giornalisti decisi a tenere la schiena dritta. Terzo, vogliono espellere la funzione di scrittura dai giornali, affidandola fuori a un esercito di giovani precari malpagati e anche loro ricattabili, trasformando le redazioni in linee di impaginazione e confezionamento dei titoli. Addio qualità dell’informazione.

Il Comitato di redazione del ”Messaggero ”

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