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“Restiamo in edicola”:gli editoriali di .Com e Giornale d’Italia

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Roma, 12 maggio.

Gli editoriali di .Com:

“Preoccupati per il futuro”

GIANLUCA MARCHI

Scrivere oggi è particolarmente difficile perché

nella redazione di .Com siamo tutti sotto

choc. Ma dobbiamo farlo per chiarezza e

perché non vi siano equivoci. Ieri il presidente e

amministratore unico della cooperativa che ci

edita, Francesca Romana Dolazza, è stata

raggiunta da un provvedimento di custodia

cautelare (con a lei la concessione degli arresti

domiciliari) , insieme ad altre tre persone

(Massimo Bassoli, che è anche il marito, Rocco De

Filippis e Umberto Lorenzini), nell’ambito

dell’operazione “Golden Press” condotta dalla

Guardia di Finanza. L’ipotesi di reato è

associazione a delinquere finalizzata alla truffa

ai danni dello Stato nel settore delle provvidenze

statali a favore dell’Editoria. L’accusa è di aver

falsificato, dal 2000 a oggi, fatture per 18 milioni

di euro che hanno dato corso a 14 milioni di euro

di contributi pubblici non dovuti. Nell’indagine

sono coinvolte quattro società, fra cui quella che

ci edita, la cooperativa Abrond House, insieme

alla cooperativa Esedra, editrice de Il Giornale

d’Italia.

Fin qui la notizia, che ci ha preso alla sprovvista

per la gravità dei provvedimenti assunti dai

magistrati e per l’entità delle cifre di cui si parla.

L’inchiesta farà il suo seguito e saranno i giudici

a stabilire come sono andati i fatti. Non è un

modo per lavarsene le mani: semplicemente

vogliamo dire che noi giornalisti e il resto del

personale che collabora alla realizzazione di

.Com nulla sapeva di tutto quanto sta emergendo

dalle indagini e stenta a credere nell’entità dei

fatti contestati: lo scorso autunno avevamo

appreso di un’indagine in corso da parte della

GdF, anche perché i militari avevano fatto visita

ai locali dove a Roma c’è la sede centrale del

nostro giornale, ma eravamo convinti che le

contestazioni riguardassero aspetti limitati nel

tempo e contenuti nelle dimensioni.

Per tutti noi la conseguenza pratica di quegli

episodi fu il fatto, per altro annunciato attraverso

le colonne del giornale, che da quel momento

cominciarono serie traversie economiche e per

circa quattro mesi tutti i dipendenti, e ancor più

i collaboratori, non hanno ricevuto lo stipendio.

Poi lo scorso mese di marzo la situazione si è

appianata, la società ha corrisposto gli arretrati

e nei mesi successivi ha regolarmente pagato gli

stipendi.

Nelle ultime settimane avevamo recuperato un

po’ di serenità, perché garantisco che non è stato

facile lavorare con responsabilità per quattro

mesi senza vedere un euro. Eppure lo abbiamo

fatto, anche e perché abbiamo sempre creduto

nel progetto di questo giornale e perché l’Editore

ci ha assicurato, seppure fra le difficoltà di cui

abbiamo fatto cenno, i mezzi per andare avanti

in splendida autonomia.

Dopo la mazzata di ieri, ovviamente adesso ci

preoccupa il futuro. Ci auguriamo che le persone

coinvolte possano dimostrare di non avere le

gravi responsabilità di cui vengono accusate, ma

temiamo comunque per il futuro delle circa

quaranta persone (fra .Com e Giornale d’Italia)

che, con altrettante famiglie, dipendono da

queste attività. In altre parole qui non siamo di

fronte a quotidiani fantasma. Come giornalisti,

sebbene scossi dall’accaduto, abbiamo deciso di

continuare a lavorare, sperando che i fornitori ci

consentano di mandare il giornale in edicola e

sul sito web anche nei prossimi giorni. Per il

futuro, invece, ci auguriamo che la situazione

gestionale si chiarisca al punto da consentirci di

continuare il nostro cammino. Certo è che in

questi mesi qualche avvoltoio è svolazzato

intorno a .Com, preannunciando eventi negativi

che poi si sono avverati con una coincidenza

stranamente coincidente. Ciò che vorremmo dire

qui è che il direttore, i giornalisti e i collaboratori

di .Com sono e saranno i garanti dell’autonomia

della testata (finora assicurata in maniera totale,

financo sorprendente, dalla Abrond House) e non

permetteranno ai suddetti corvi svolazzanti di atterrare

su questo giornale.

Il Cdr di .Com

12/05/2006 – Il comitato di redazione di .Com, nonostante questo nuovo, durissimo colpo, vuole rassicurare i lettori dell’unico quotidiano che, giorno per giorno, getta uno sguardo critico e competente sul mondo della comunicazione: è ferma intenzione di tutto il corpo redazionale continuare a uscire regolarmente in edicola, almeno fin quando sarà tecnicamente possibile, e in ogni caso sul web (il sito gratuito è www.puntocomonline.it). Augurandoci che una soluzione venga trovata, a tutela di una voce significativa nell’informazione italiana e a tutela di tutti i lavoratori che a vario titolo contribuiscono a confezionare questo giornale, andremo avanti con lo stesso spirito e la stessa passione che da sempre hanno contraddistinto il nostro lavoro.

L’editoriale del Giornale d’Italia

Fare il giornalista una vocazione, una scelta di vita, un iter per il

quale, spesso, s’ingoiano bocconi amari. Ma ripeto, una vocazione e come

tale la si segue fino alle estreme conseguenze. Ogni giorno si alle prese

con fatti di cronaca. Ieri per˜, scherzo del destino, un grave fatto di

cronaca ci ha colpito in maniera più o meno diretta. E’ nel dovere quindi

del nostro mestiere, e nel più totale rispetto dei nostri lettori, che siamo

qui a raccontare i fatti e dire la nostra in merito. Ieri, per l’appunto,

l’ex direttore de Il Giornale d’Italia, Massimo Bassoli, E’ stato arrestato

insieme ad altre tre persone nell’ambito dell’operazione “Golden Press”

condotta dalla Guardia di Finanza. L’ipotesi di reato  associazione a

delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato nel settore delle

provvidenze statali a favore dell’Editoria. Nell’indagine sono coinvolte

quattro società, oltre alla cooperativa Esedra che edita il Giornale

d’Italia. Chi legge, potrebbe pensare alla vicenda come un fulmine a ciel

sereno. Non è proprio così, e chi ci segue quotidianamente ne è al corrente.

Già nei mesi scorsi, come comunicato attraverso le pagine del nostro

quotidiano, i giornalisti e i dipendenti dell’Esedra sono rimasti per

diversi mesi senza retribuzione, causa i primi provvedimenti di questo capo

d’accusa che ha portato agli arresti odierni. La calma piatta, e soprattutto

la regolare remunerazione di questi ultimi due mesi, ci avevano permesso di

accantonare mentalmente i giorni bui per guardare a un orizzonte quantomeno

più sereno. Ognuno di noi ha la sua opinione e le sue certezze che vanno

oltre la gravità dei provvedimenti assunti. Non intendiamo in questa sede nè

giudicare nè commentare più di tanto la situazione. Il magistrato preposto

farà luce sull’accaduto e solo allora si tireranno le somme di questa

vicenda. Noi, come voi lettori, apprendiamo solo ora i retroscena che

avrebbero condotto all’arresto di Bassoli. Quello che possiamo dire, è che

come dipendenti della cooperativa Esedra non abbiamo mai navigato nell’oro,

e i nostri stipendi sono, come testimoniano gli atti, al minimo sindacale.

Con questo non vogliamo nè abbandonare a se Massimo Bassoli, nè lavarcene le

mani. Visto che si è parlato di milioni di euro, non vorremmo che si

pensasse alla redazione de Il Giornale d’Italia come a un luogo per

aspiranti papaveroni. Questo a difesa di una dignità e una deontologia

professionale che non deve venire mai meno. Quando si parla dei dipendenti

dell’Esedra, non si parla di singoli soggetti, ma di persone che come tante

svolgono con dedizione il proprio lavoro per mantenere, casomai, una

famiglia. E quando si tira in ballo la dignità professionale, si parla di un

prodotto (il giornale) che quotidianamente viene realizzato con il sudore

della nostra fronte.

Che si giudichi chi di dovere, ma non permetteremo a nessuno, come già

accaduto anche in passato, di arrogarsi il diritto di parlare di giornali

fantasma. Non lo possiamo accettare semplicemente perchè non vero. Una

presunta cattiva condotta amministrativa non è riconducibile al nostro

lavoro giornalistico.

Per questo, nonostante le mille difficoltà esistenti e tutte quelle a cui da

ora in poi andremo incontro, la Redazione tutta ha deciso di uscire

regolarmente in edicola, sperando nel supporto vitale della tipografia di

riferimento.

Convinti sempre, e ancora, di proseguire con voi questo cammino intrapreso a

difesa e tutela di una delle testate più antiche e storiche del nostro

panorama giornalistico.

La redazione de “Il Giornale d’Italia”

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