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Sciopero al Corriere della Sera. Corsi di formazione “aziendale” per i capiredattori. Stampa Romana solidale con il Cdr e con i colleghi: “Così si snatura la professione. A rischio l’autonomia e l’indipendenza nel rapporto con i lettori”.

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Sciopero al Corriere della Sera: giovedì 8 giugno non sarà in edicola, lo ha deciso martedì sera la redazione, in una assemblea che ha concluso una giornata concitata, dopo che il Cdr aveva richiesto al direttore Mieli – su mandato di un’altra assemblea, che si era tenuta nel primo pomeriggio – di sospendere il corso di formazione “manageriale” per i caporedattori. “Paolo Mieli ha scelto di sostenere la posizione dell’azienda – è scritto nel comunicato del Cdr che annuncia lo sciopero – rinunciando al suo ruolo di garante dei giornalisti”.
Di seguito pubblichiamo i documenti di Stampa Romana, della Fnsi e del Cdr su questo gravissimo episodio, una vera fuga in avanti della Rcs rispetto alle trattative contrattuali in corso.

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Roma, 6 giugno.

L’Associazione Stampa Romana esprime piena e convinta solidarietà ai colleghi del Corriere della Sera, di fronte alla decisione aziendale – confermata dalla direzione giornalistica – di dare ai capiredattori una formazione manageriale, assolutamente avulsa dalla funzione giornalistica, con un seminario indirizzato espressamente alla “gestione delle risorse umane”, economiche e tecniche.

L’Associazione Stampa Romana ritiene particolarmente grave la decisione assunta dalla Rcs e fatta propria dalla direzione del Corriere della Sera, che anticipa nei fatti quella che è una delle richieste della Fieg, ovvero considerare i quadri giornalistici espressione diretta dell’azienda, fino al punto di richiederne la licenziabilità (e azzerandone quindi, nei fatti, ogni autonomia).

Il sindacato dei giornalisti si oppone fermamente ad una visione e organizzazione dei giornali che non ponga al primo posto, indiscutibilmente, la funzione costituzionale del giornalismo: cioè quella di garantire e tutelare un’informazione libera, autonoma e trasparente.

E’ evidente che dei capiredattori trasformati in quadri aziendali, ai quali è espressamente richiesto di considerare la redazione come una “risorsa e non come colleghi”, snatura profondamente la ragion d’essere del nostro mestiere ed è antitetica con la stessa libertà di informazione. La formazione professionale è un bene prezioso per chi ha scelto di fare il giornalista: un diritto-dovere per riuscire a dare una informazione di maggiore qualità ai cittadini, non per fornire scorciatoie nella gestione delle aziende.

L’Associazione Stampa Romana invita tutti i colleghi, in tutte le redazioni, alla massima vigilanza in questa delicatissima fase contrattuale, affinché siano impedite alle aziende fughe in avanti che compromettano il futuro dei nostri giornali e della nostra professione.

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La Federazione Nazionale della Stampa, l’Associazione Lombarda dei giornalisti e l’Associazione Stampa Romana condividono le osservazioni e le preoccupazioni del Comitato di redazione del Corriere della Sera che ha preso posizione, con un comunicato pubblicato ieri sul giornale, contro l’iniziativa di Rcs Mediagroup, condivisa dalla direzione giornalistica, di organizzare un seminario sperimentale di formazione manageriale che coinvolge alcuni capiredattori del gruppo editoriale.

Una iniziativa i cui contenuti, mirati alla gestione delle risorse umane ed economiche, confliggono con alcune delle norme deontologiche fondamentali della legge sulla professione giornalistica, ancora prima che con previsioni specifiche del contratto nazionale di lavoro. Particolarmente grave appare soprattutto che uno dei temi previsti dal seminario proponga di “vedere i giornalisti come risorse e non come colleghi”.

La Federazione della Stampa e le Associazioni regionali si oppongono fermamente a una visione e a un’organizzazione all’interno delle redazioni che non ponga al primo posto la funzione costituzionale del giornalismo: garantire e tutelare un’informazione libera, autonoma e trasparente. L’iniziativa di Rcs Mediagroup sembra invece anticipare e concretizzare una delle richieste più pericolose avanzate dalla Fieg, ovvero considerare i quadri giornalistici espressione diretta dell’azienda, fino al punto di richiederne la licenziabilità.

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Comunicato del Cdr pubblicato sul Corriere della Sera del 6/6/2006

Il Comitato di Redazione ha sottoposto all’Ordine nazionale dei Giornalisti, e a quelli della Lombardia e del Lazio, alla Federazione Nazionale della Stampa, all’Associazione Lombarda Giornalisti e all’Associazione Stampa Romana, quanto sta accadendo al Corriere della Sera. La Rcs ha organizzato, su sollecitazione della direzione sia del Corriere sia di altre testate del gruppo, un seminario formativo sperimentale: il primo di una serie, che si svolgerà oggi e domani a Pallanza e al quale parteciperanno alcuni capi-redattori, su argomenti non strettamente giornalistici ma manageriali (“gestione delle risorse umane, gestione delle risorse economiche in un’impresa editoriale, sviluppo tecnologico e sistemi multimediali”). I corsi saranno tenuti da “consulenti che erogano questa formazione a personale manageriale” (tra le voci indicate, “vedere i giornalisti come risorse e non come colleghi”). La prima sessione di lavori sarà aperta da Paolo Mieli.

Il CdR, pur essendo favorevole al più ampio aggiornamento professionale dei redattori, non può non esprimere preoccupazione per i seguenti motivi:

– dalla direzione ci si aspetterebbe prioritariamente una riflessione sul modello e sulla qualità del giornale e sul modo più adeguato per corrispondere alle esigenze dei lettori, con un’informazione completa e libera da condizionamenti di qualsiasi potere;

– questo tipo di iniziative, come prevede l’articolo 45 del Contratto nazionale di lavoro, devono svolgersi all’interno di una regolamentazione concordata con il sindacato, che in questo caso è totalmente mancante;

– informato solo alla vigilia del seminario, il CdR ha chiesto alla direzione di poter essere presente con un proprio rappresentante. Ma l’azienda si è opposta con questa motivazione : “I partecipanti devono poter svolgere il lavoro liberi da condizionamenti e influenze che il CdR potrebbe esercitare”.

Appare particolarmente grave che questo nuovo tipo di iniziative nasca proprio quando la Federazione Editori ha presentato, per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico, una piattaforma con la quale intende ottenere la trasformazione strutturale dei capiredattori: non più figure autonome e dipendenti esclusivamente dalla direzione giornalistica, ma quadri dirigenti con un mix di funzioni giornalistiche e amministrative/manageriali.

Per questi motivi e anche per evitare di essere messi di fronte a fatti compiuti, prima dell’auspicata ripresa della trattativa sul rinnovo del contratto nazionale, il CdR:

– per il metodo seguito, ha protestato con azienda e direzione;
– sui contenuti dell’iniziativa ha chiesto ai propri referenti nazionali e territoriali di contribuire, per quanto di loro competenza, a fare chiarezza sulla legittimità dei comportamenti della Rcs e, anche dal punto di vista deontologico, della direzione.

Il CdR

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Roma, 8 giugno.

L’Ordine nazionale ha emesso il seguente comunicato:
“La decisione di RCS di organizzare un corso manageriale per capi-redattore, nel cui ambito i giornalisti vengono individuati come risorse umane e “non più come colleghi”, pur nell’enfasi di un linguaggio di presentazione promozionale dell’iniziativa, non può che suscitare perplessità e dubbi per una finalizzazione che vede, comunque, rovesciati i tradizionali canoni dei rapporti professionali nelle redazioni, come evidenziato dalla presa di posizione del CDR del Corriere della Sera. “Dalla iniziativa dell’editore traspare l’intento di trasformare una fonte di produzione di un opera di ingegno collettivo quale è la redazione, in un sistema organizzativo funzionale alla costruzione di un prodotto ossequioso di rigide logiche mercantili, con gerarchie decisionali e di formazione del prodotto finale che contrastano con l’etica di una professione che fa dell’autonomia e della ricerca della verità uno dei presidi a fondamento delle libertà della società civile. “Tale situazione non può che mettere in allarme sia i colleghi invitati ad intervenire all’iniziativa in qualità di referenti o “docenti” sia i colleghi che, in funzione del ruolo gerarchico rivestito, sono stati chiamati a prendervi parte. “Il mancato accoglimento della richiesta di partecipazione di un componente del CDR all’evento, anche per le motivazioni addotte, non può che alimentare i dubbi sull’iniziativa, considerato che le attività formative sono, in un’ottica contrattuale, quanto di maggiormente condivisibile debba esservi soprattutto se la finalità è quella della crescita di una professionalità particolarmente scandita dal rispetto e dalla collaborazione tra colleghi, quale quella del giornalista. “Il Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti sollecita un chiarimento completo della vicenda e dei suoi risvolti deontologici auspicando che da parte dell’editore si assicuri il massimo rispetto della professione giornalistica che si muove su piani differenti da quelli di altre professionalità aziendali”.

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