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Seconda giornata di sciopero all’Unità. Continua lo stato di agitazione, l’assemblea dei redattori scrive ai lettori

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Roma, 22 giugno.
I giornalisti de l’Unità, dopo la giornata di sciopero di mercoledì, mantengono lo stato di agitazione per rimarcare il loro «no» ad un piano – presentato dall’azienda al Cdr – che rimpicciolisce il giornale e mortifica e impoverisce la redazione senza mettere in campo alcuna misura sul marketing, la diffusione, la promozione, la dequalificazione progressiva delle condizioni di lavoro.

In questo contesto appaiono deludenti le stesse misure relative al potenziamento dell’On line. E appare quanto mai aleatorio l’obiettivo di “creare un bacino sempre più ampio di utenti on line” per “spingerli ad acquistare il giornale su carta”. Mentre appaiono perfino contraddittorie rispetto allo scopo che il piano pure si propone – l’aumento del numero delle copie -, sia l’impoverimento progressivo delle pagine locali di Roma, Bologna e Firenze, sia il progettato ridimensionamento dell’edizione del lunedì. Nonostante le notizie deludenti sul numero di copie realmente vendute, dopo le prime uscite sperimentali del supplemento satirico a prezzo maggiorato (2 euro), infatti, il piano prevede una drastica riduzione della foliazione del numero del lunedì, e la sua trasformazione in un giornale “precotto”. Che si distinguerà – di conseguenza – per la sparizione di notizie politiche dall’edizione che dà conto della giornata domenicale, tradizionalmente dedicata a convegni e iniziative politiche. Oltre, naturalmente, che allo sport e allo spettacolo. Secondo questo piano il lunedì si potranno fare non più di otto pagine. Ai lettori offriremo, insomma, un giornale più caro e molto più povero, confezionato da uno striminzito desk di dieci redattori. E il tutto al solo scopo di procedere a una decurtazione selvaggia delle buste paga dei giornalisti. L’assemblea di redazione rimarca anche la totale incertezza sul futuro dei colleghi che godono dell’articolo 3 e che svolgono da tempo un lavoro prezioso e continuo nei servizi. A dispetto degli impegni più volte assunti, infatti, il loro futuro diventa nebuloso e legato a verifiche individuali e sindacali rimandate nel tempo.
Il piano, d’altra parte, prevede anche un ulteriore depauperamento del patrimonio professionale e culturale de l’Unità, attraverso il prepensionamento e pensionamento – anche forzato – di alcuni professionisti che hanno formato in questi anni la spina dorsale del giornale. E questo all’indomani dei sette prepensionamenti già effettuati negli ultimi mesi. Eppure è noto come la Federazione nazionale della stampa – posizione ribadita da un suo autorevole esponente nel corso dell’assemblea di redazione de l’Unità di martedì scorso – si sia sempre rifiutata di sottoscrivere accordi in cui gli eventuali esodi non figurino come volontari e individualmente contrattati. Appare assai grave, altresì, che – attraverso la presentazione del piano – si eserciti una forma di pressing nei confronti del ministero del Lavoro (cui spetta di mettere la firma a un eventuale decreto di stato di crisi). Con questo piano l’azienda-Unità vuol liberarsi dell’Unità. Si tratterebbe, infatti, per molti dei redattori “prepensionandi” di essere sottoposti forzatamente a un più o meno lungo periodo di cassa integrazione, e verrebbero smantellate strutture e professionalità di prim’ordine. L’assemblea, inoltre, respinge il pesante ricatto del “piano Value” che l’azienda minaccia di applicare nel caso in cui non venisse sottoscritto il suo piano industriale che – come dimostrato da quanto sopra esposto – dà corpo a una ricetta falsamente presentata come “leggera” e di mero snellimento. Nel piano industriale si agita l’elaborato della Value come una spada di Damocle che pende sul collo della redazione: esso prevedrebbe il ricorso a una ancor più massiccia campagna di licenziamenti, che – lo si dice esplicitamente – non è esclusa, soltanto accantonata. E ancor più grave è il presupposto su cui si basa questa minaccia: cioè che il ministero possa fare da sponda acritica e possa finanziare senza batter ciglio la cieca politica di tagli e di ridimensionamento di un glorioso e tuttora vitale giornale come l’Unità. L’assemblea, ribadendo che non si sottrarrà certo al confronto con l’azienda, mantiene lo stato di agitazione e – in mancanza di una manifesta volontà aziendale di sgombrare il campo dai tagli al personale e alle buste paga – impegna il Cdr a calendarizzare le giornate di sciopero già concordate.

Il comunicato del Cdr

Il Cdr dell’Unità ribadendo la fortissima insoddisfazione per il piano industriale presentato dalla Nie, motivo del secondo giorno di sciopero in una settimana, sottolinea l’importanza decisiva che avrebbe la modifica sostanziale di quel piano che oggi è un’ipoteca negativa per i lavoratori dell’Unità e per la storia della testata.
Il cdr dell’Unità ritiene che siano due le condizioni principali per riaprire un tavolo di trattativa sin qui sospeso.
1) Nell’ipotesi in cui l’azienda venga al tavolo con la richiesta di ulteriori prepensionamenti che questi siano fondati totalmente sul principio della volontarietà, così come stabilito anche
dall’accordo del dicembre 2005;
2) Ridiscutere totalmente quanto stabilito dal piano sull’edizione del lunedì.
Fermo restando tutte le garanzie a tutela dei posti di lavoro e del salario che la rappresentanza sindacale continuerà a chiedere al tavolo, se dall’azienda venisse una risposta positiva a queste due istanze il cdr è pronto a valutare la possibilità di una ripresa della trattativa oggi sospesa. Resta la mobilitazione e l’assemblea permanente della redazione dell’Unità.

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