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Il Cdr dell’Inps manda una lettera ai ministri dell’Economia, del Lavoro e della Solidarietà sociale:”Chi ha fatto morire la rivista dell’Istituto?”

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Gentili MinistriLo scrivente Comitato di redazione si permette di sottoporre alla Vostra attenzione una vicenda che, se può sembrare di dettaglio rispetto alle enormi questioni che rientrano nelle competenze di un Dicastero, in realtà presenta aspetti inquietanti da meritare una vostra diretta valutazione imposta, peraltro, dal compito di vigilanza sull’Ente.

La questione coinvolge in particolare due componenti del Cdr di Direzione generale che sono rispettivamente l’uno redattore e l’altro capo redattore di “Sistema Previdenza”, rivista ufficiale dell’Inps. Si tratta di una pubblicazione a carattere divulgativo da sempre molto apprezzata, alla quale hanno collaborato esperti e studiosi di materie giuridiche, economiche e politiche (valgano per tutti nomi illustri quali Romano Prodi, Marco Biagi, Livia Turco, Gianni Geroldi).
Il periodico è stato prodotto dalla struttura comunicazione che ne ha curato l’edizione per oltre trenta anni, cioé fino a quando, con un provvedimento apparentemente inspiegabile, il 14 novembre 2005 quattro direttori centrali dell’Ente, con il consenso del Direttore generale, sottoscrivendo un documento informale non concordato con alcuna struttura sindacale ne hanno disposto il trasferimento in un’altra struttura, unitamente all’intero gruppo redazionale.
La scelta è stata motivata con la necessità di un’implementazione organizzativa del ruolo di servizio Inps che, in quel medesimo documento, “assegnava” al periodico lo stesso ruolo avuto da sempre, di trasmettere all’esterno un punto di vista Inps scientifico e articolato. Solo che tale ruolo la rivista non avrebbe più potuto esercitarlo nella sua sede naturale, vale a dire il settore comunicazione, ma nella Direzione centrale Studi e Ricerche.
A parere non solo dello scrivente comitato, le ragioni vere della decisione sono altrove e possono essere ricercate nella costante azione che i due interessati componenti il Cdr, hanno svolto nel corso di quattro anni nel:

1) chiamare in causa l’Istituto per la mancata applicazione della legge 150/2000 e della legge 388/2000 tant’è che gli stessi sono ricorsi al giudice ordinario per imporre all’Istituto il rispetto della normativa in vigore;
2) sostenere una lotta contro le esternalizzazione delle attività con cui la struttura Comunicazione e relazioni esterne, nella quale i medesimi operavano, ha mortificato le professionalità interne.

In tale quadro è lecito ipotizzare che con questo provvedimento si sia mirato, da un lato a contrastare l’azione sindacale svolta e, dall’altro, a svilire la professionalità dei componenti la redazione.
E’ in questo contesto perciò che si colloca la “sorprendente” decisione adottata dal Direttore Generale dell’Istituto di trasferire i redattori alla D.C. Studi e Ricerche.
Per chiedere conto di questa azione, che si configura come vero e proprio mobbing per coloro che l’hanno subita, sono state avanzate diverse interrogazioni parlamentari: da quella a firma degli Onorevoli Giovanni Russo Spena e Giuseppe Caldarola ad altre recenti dell’On. Leoluca Orlando.
Sulla vicenda sono intervenute ripetutamente la FNSI e l’ASR che hanno chiesto e ottenuto un incontro urgente con il Capo del personale dell’Ente il quale, in una lettera sucessivamente spedita alle due strutture sindacali, aveva personalmente garantito che il trasferimento sarebbe avvenuto senza pregiudizio per i diretti interessati
Le numerose iniziative, adottate dal Comitato di redazione e dalla RSU di Direzione Generale, sono state, in diversi casi, oggetto di attenzione della stampa nazionale. Peraltro molti degli articoli apparsi in proposito non sono stati inseriti nella rassegna stampa quotidiana dell’Inps perché censurati dalla responsabile della Struttura comunicazione in quanto non graditi ai vertici dell’Amministrazione.
Sull’intera vicenda si è scomodato persino il presidente dell’Istituto Gian Paolo Sassi che, malgrado sia chiamato a rispondere di problemi ben più gravi che affliggono l’Ente e il sistema pensionistico, ha inviato una lettera al giornale “Liberazione” per “spiegare” che quello del trasferimento di Sistema Previdenza era solo un piccolo problema di cambiamento di stanza o di piano”:
“Un piccolo problema” che meriti tanta attenzione è una contraddizione che colpisce persino il più ingenuo degli osservatori.
In realtà, questo comitato può dimostrare, qualora lo si volesse, che si è fatto di tutto per allontanare coloro che, in sede di assemblee sindacali, hanno più volte denunciato l’allegra gestione della spesa nella Struttura Comunicazione e relazioni esterne (pubblicità pagata a suon di miliardi delle vecchie lire, costose riviste interne cartacee anziché on-line e a costo zero, gare continue per lavori che si sarebbero potuti fare con le sole risorse interne molto professionalizzate).
E per raggiungere l’obiettivo non si è esitato a lasciar morire la rivista: prima riducendo il numero delle copie da distribuire (da 12000 a 3000) e la cadenza da bimestrale a quadrimestrale, poi rimandando all’infinito la nomina del nuovo Direttore responsabile del periodico fino a far decadere l’iscrizione dello stesso al Tribunale di Roma.
Dietro questa strategia c’è stata l’abile regia di chi aveva interesse a continuare la persecuzione nei confronti dei due redattori.
L’intera vicenda era già stata sottoposta alla Vostra attenzione il 28 luglio dello scorso anno, quando questo comitato ha inviato, con Raccomandata a.r,. un dossier con i documenti comprovanti quanto qui riportato.
Se a distanza di un anno si ripropone un nuovo esame della questione è perché si nutre ancora la speranza che una rivista così prestigiosa e conosciuta possa essere mantenuta malgrado le diatribe assurde che ne mettono in pericolo la sopravvivenza.
È per tale motivo che si sollecita ogni intervento che rientri nelle possibilità dei Dicasteri di Vostra competenza per richiamare alle proprie responsabilità chi non si cura del danno che deriva all’immagine dell’Istituto con l’esercizio di comportamenti poco trasparenti.
Ringraziando anticipatamente per la nuova disponibilità si porgono i più cordiali saluti.

Il Cdr dell’Inps Direzione generale
Antonio Baldi – Angelo De Santis – Rita Sacconi

Roma, 4 luglio 2007

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