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Puntoeacapo:1200 giorni senza risposte

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Dopo 1200 giorni senza contratto, molte promesse e qualche mese di scambi di vedute, la trattativa con la Fieg è ancora ai nastri di partenza. Dal Consiglio nazionale della Fnsi è emersa la determinazione della segreteria e della Giunta federale di fare il possibile e l’impossibile per mantenere in piedi il tavolo con gli editori, anche a costo di arrampicarsi sugli specchi.
La maggioranza dei giornalisti continua ad ignorare quale sia, con precisione, l’argomento del contendere, ma è un fatto che le posizioni delle parti rimangono inconciliabili su questioni cruciali come l’organizzazione del lavoro nel campo del multimediale.

Un atteggiamento comprensibile a fatica pur in tempi di crisi delle relazioni industriali e di tensioni sulle prospettive delle innovazioni contrattuali per tutti i lavoratori. E comunque lontano dalla necessità di un confronto alla luce del sole, e chiaro e leale all’interno della categoria, sul futuro della professione.

Nell’attuale fase, chiamata eufemisticamente istruttoria, gli editori perseguono un unico disegno: ridimensionare la forza del lavoro, ridurre i livelli dell’occupazione dei giornalisti, sfruttarne l’opera all’interno di tutte le testate di un’azienda editoriale, piegarne la schiena alla catena di montaggio del sistema multimediale. Al fine di potenziarne la produttività, a scapito della qualità.

Gli strumenti per raggiungere questi obiettivi sono stati messi nero su bianco nelle loro ipotesi di articoli di contratto: flessibilità, mobilità e sinergie selvagge. Fino alla proposta di service interni e multimediali, al posto delle redazioni. Non una parola compare, nella loro piattaforma, sulla necessità di salvaguardare la professionalità dei giornalisti, patrimonio comune e garanzia dell’indipendenza dell’informazione.

Pur di rimanere appesi al filo quasi invisibile di un dialogo a senso unico, la linea del contrasto, come traspare dalle prime ipotesi tracciate dalla Fnsi, appare tiepida e inadeguata rispetto alle insidie sul tappeto.

Un esempio è l’anacronistica visione dell’articolo 34 del contratto sui poteri del Cdr (con la riproposizione del parere consultivo, e non in qualche misura vincolante) su una così radicale revisione dei metodi e delle forme di organizzazione del lavoro, posti di fronte all’impatto con il multimediale.

Possibile che la lezione che subimmo con l’avvento delle prime tecnologie non abbia insegnato nulla?

Si ricava la sensazione che si sia persa la bussola dell’impegno sindacale. E che, a fronte di una moltiplicazione dei modi di fare il giornalista, invece di puntare al tema della professionalità e della qualità, con l’aumento numerico e la qualificazione degli occupati, la maggioranza si avvii a subire l’umiliazione del moltiplicarsi di ogni tipo di mansioni a carico dello stesso giornalista.

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