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Cronaca: Congo, un giornalista ucciso e altri due del quotidiano tedesco ”Frankfurter Allgemeine” rapiti

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Il giornalista belga Thomas Sheen del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine e il collega congolese Charles Ntyiricha di Radio Okapi sono stati rapiti in Congo dalle milizie filogovernative dei mai mai. Il sequestro sarebbe avvenuto a nord di Goma, nel Nord-Kivu, dove da ieri sono ripresi i combattimenti. Secondo Eugenio Bislini, operatore umanitario che da anni vive e lavora a Goma per conto di Coopi, ”gli scenari cambiano molto velocemente. Adesso sono i ribelli mai mai ad attaccare grazie all’aiuto degli esuli Interahamwe (letteralmente ”coloro che lavorano insieme”, le terribili milizie rwandesi di etnia hutu che durante il genocidio del 1994 fecero più di 800mila), e le milizie guidate da Laurent Nkunda si difendono. Probabilmente proprio in quella zona sono stati rapiti i due giornalisti”. L’esercito regolare del Congo, invece, si è dato alla fuga, ”i militari congolesi – osserva amaramente Bislini – sono sempre in giro ma non stanno mai dove dovrebbero essere”.

Gli uomini di Nkunda continuano a circondare Goma, il capoluogo della regione, ma per il momento sembrano decisi a rispettare la tregua.

”Non ci segnalano operazioni offensive da parte di Nkuda e la situazione in città è tranquillissima. Tutto è aperto come prima e prevale un cauto ottimismo in attesa di vedere come vanno le trattative”.

Domani a Nairobi, in Kenya, si terrà un summit sulla crisi al quale saranno presenti, oltre al segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon, il presidente del Rwanda Paul Kagame e il suo collega del Congo Joseph Kabila.
”A Goma non sentiamo spari dalla notte del 29 ottobre, ma è possibile che la situazione degeneri di nuovo. La città è difesa dalla Monuc anche se è molto difficile da difendere. Se dovessero fallire le trattative diplomatiche, potrebbe scoppiare di nuovo il caos e questa volta le conseguenze potrebbero essere ancor più terribili. Fino ad oggi, anche se non c’è ancora stato un computo ufficiale delle vittime, si ritiene che ci siano stati un centinaio di morti e circa 250 mila profughi”. Durante l’avanzata verso Goma dei giorni scorsi, il Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) guidato da Nkunda ha travolto alcuni campi profughi e le persone in fuga hanno preso d’assedio un piccolo centro dell’Alto commissariato delle nazioni unite per i profughi (Unhcr) che si trova a Kibati dove per alcuni giorni la gente ha dormito all’addiaccio.

”Oggi a Goma non si dorme più nelle strade, ma in chiese, moschee e capannoni. La macchina umanitaria si è messa in moto anche se le difficoltà non mancano perché molte zone non sono accessibili. Ieri qui ci sono state le prime distribuzioni di cibo. Occorrono camion e l’aiuto degli automezzi dei civili, che però sono restii perché temono per la loro incolumità”.
Molti profughi hanno preferito spostarsi lungo il lago Kivu per garantirsi una via di fuga nel caso in cui la situazione dovesse precipitare. ”E’ un viavai. In poche ore le zone di fuga diventano zone di ritorno e viceversa. Con il passaparola, molto spesso esagerato, si forma massa critica tra i profughi che all’improvviso, in preda al panico, se ne vanno con le poche cose che si portano dietro. Chi da settimane, chi da anni. Sinceramente, devo ammettere che nella maggior parte dei casi fanno bene a scappare. In questa situazione – conclude Eugenio Bislini – non ci si può fidare di nessuno, tutte le milizie sono piene di criminali senza scrupoli”.

Venti civili, tra cui un giornalista congolese, sono stati ”deliberatamente uccisi” in un combattimento tra i ribelli guidati da Laurent Nkunda e dalla milizia filo-governativa Mai-Mai. Lo ha riferito Human Rights Watch (HRW) in un comunicato. Il massacro e’ avvenuto a Kiwanja, nella provincia orientale congolese del Nord Kivu, durante la battaglia per il controllo della citta’ e della vicina Rutshuru. I caschi blu dell’Onu, ha denunciato HRW, ”non sono in grado di difendere i civili che vengono attaccati deliberatamente”.

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