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Libertà di stampa: dopo l´inchiesta di "Report" sui rifiuti a Roma, Mondani rischia la querela da parte dell´assessore Di Carlo

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Roma, 27 nov 2008 – “Di Carlo vuole querelare? Che dobbiamo fare, abbiamo le spalle larghe…” È quasi sardonica la riposta di Paolo Mondani, il giornalista di Report autore dell’inchiesta sui rifiuti a Roma, appena viene informato che l’assessore regionale, come riportato nell’intervista rilasciata all’edizione romana del Corriere della Sera, sta pensando di querelare la trasmissione. “No, non l’ho letto, ma pensavo che a Di Carlo fosse bastato quello che gli ha detto Marrazzo, e cioè che i cronisti hanno solo fatto il loro lavoro. La verità è che i politici in generale hanno bisogno di fare la voce grossa davanti ai giornalisti perfino di fronte ad errori macroscopici. Noi abbiamo solo esercitato il diritto di critica, non abbiamo mai messo in dubbio l’onestà dell’assessore. Il problema è che qualcuno pensa che un giornalista debba essere talmente obiettivo da spegnere il cervello”. Nessuna sorpresa, insomma, per il fatto che il contenuto di un’altra puntata possa finire in tribunale. Era accaduta la stessa cosa, meno di sei mesi fa, per un’altra inchiesta sulla Capitale, quella sui nuovi “re di Roma”. A rivolgersi alla magistratura in quell’occasione – dopo aver cercato senza successo una mediazione fallita, come rivelò la stessa trasmissione – fu l’ex assessore capitolino all’Urbanistica Roberto Morassut. Mondani, del resto, come quasi tutti i giornalisti di Report, è un “decano” delle querele per le sue inchieste: quattro solo da Stefano Ricucci, altrettante dalla compagnia telefonica Wind, più un paio da Cesare Geronzi, una da Franco Carraro (poi ritirata) per la puntata sul calcio.
“Parliamo tanto della storia della coda alla vaccinara, anziché preoccuparci del senso di quello che ha raccontato Mario Di Carlo, ovvero della contiguità tra lui e il monopolista privato dei rifiuti – attacca il giornalista –. Che poi questo sia emerso con un fuori onda, che è stato comunque consenziente, qual è il problema se corrisponde alla verità? Piuttosto mi domanderei, con quanta indipendenza può decidere un ente pubblico se il suo più importante rappresentante in materia ha legami con l’unico imprenditore che gestisce lo smaltimento dei rifiuti a Roma?”. Nessun margine, insomma, neppure su quello che Di Carlo, nell’intervista al Corriere definisce il “segreto di Pulcinella”: “L’amicizia con l’avvocato Cerroni era effettivamente nota, come si sa che altri politici, sia locali che nazionali, hanno amicizie di alto livello. La cosa davvero sconvolgente, di cui nessuno era conoscenza, è che nel 2001 Cerroni gli chiese di fargli da braccio destro per poi sostituirlo, il fatto che indicando la discarica di Malagrotta gli abbia detto: ‘vieni da me, poi un giorno tutto questo sarà tuo’. Come può poi un uomo delle istituzioni decidere sulla questione rifiuti con obiettività?”. Infine una precisazione sulla “conoscenza” con Di Carlo, datata 20 anni, come l’assessore ha fatto sapere: “L’ho conosciuto quando era segretario regionale di Legambiente, perché per una parte della mia vita ne ho fatto parte, ma ho rimesso la tessera nel 1989, quando scoprii che Raul Gardini, ovvero il maggiore inquinatore d’Italia, era lo sponsor unico del congresso di Siena. Poi ci siamo persi di vista per 20 anni. Ribadisco, mai avuto alcuna intimità con Di Carlo”. (il velino)

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