Cerca
Close this search box.

Caso De Magistris: Catanzaro, interdetto alla stampa l´accesso in procura

Condividi questo articolo:

Roma, 4 dic 2008 – L´accesso agli uffici della Procura generale e della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro è interdetto alla stampa. Lo hanno riferito gli addetti alla sorveglianza ai cronisti che oggi, come ogni mattina, si erano recati per svolgere la loro attività negli uffici giudiziari del capoluogo. Gli uomini della forze del´ordine non hanno specificato chi abbia dato disposizione di negare l´accesso alla stampa né le ragioni della decisione.

Si e´ aperto un conflitto dagli esiti imprevedibili tra i magistrati di Salerno e quelli di Catanzaro: 48 ore dopo il sequestro e le perquisizioni ordinati dalla Procura di Salerno a danno dei loro colleghi della Procura Generale e della Procura di Catanzaro e´, infatti, scattata un´analoga azione nel capoluogo calabrese. Ma la questione Salerno-Catanzaro e´ diventato un enorme e senza precedenti caso nazionale che oggi ha visto protagonisti il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Il Capo dello stato ha chiesto alla Procura di Salerno ed a quella di Catanzaro la trasmissione di ´´ogni notizia e – ove possibile – ogni atto utile a meglio conoscere una vicenda senza precedenti´´, le perquisizioni e il sequestro degli atti delle inchieste Why Not e Poseidone, al centro dell´attuale battaglia giudiziaria, inchieste che aveva all´inizio Luigi De Magistris, poi avocate e revocate. L´iniziativa decisa dalla procura calabrese ´´ha introdotto – secondo una nota del Quirinale – elementi di ulteriore, grave preoccupazione sul piano delle conseguenze istituzionali, configurando un aperto, aspro contrasto tra Uffici giudiziari´´. Il Vice presidente del Csm, Nicola Mancino, e´ invece citato da De Magistris per una telefonata fatta ad Antonio Saladino, il principale indagato dell´inchiesta Why Not. Oggi Mancino, dopo aver precisato che quella telefonata fu fatta da un collaboratore del suo studio, si e´ detto pronto a lasciare il suo incarico. ´´Se una campagna di stampa – ha detto Mancino – dovesse incidere sulla mia autonomia, non esiterei a togliere l´incomodo´´. A Mancino hanno espresso solidarieta´ i componenti del Csm, secondo i quali gli attacchi al vicepresidente mirano a ´´colpire tutti noi´´ ed esponenti politici dei due schieramenti. Interviene anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano. In una intervista a ´´Il Foglio´´ che sara´ in edicola domani, il Guardasigilli definisce lo scontro tra le due procure la dimostrazione che ´´siamo all´implosione di un ordine giudiziario, che non solo si trasforma in potere ma pretende anche di non incontrare limiti´´. Alfano si augura che la vicenda ´´faccia aprire gli occhi al Pd e lo induca a votare con noi riforme costituzionali che, senza finalita´ ritorsive, siano al servizio del Paese´´. Ma e´ nel merito della vicenda che la guerra tra le due procure e´ aspra e non risparmia i magistrati di Salerno, sette in tutto, in testa il procuratore Luigi Apicella, che ora sono indagati per i reati di abuso e interruzione di pubblico ufficio. L´azione giudiziaria avviata dalla procura generale di Catanzaro e´, secondo il procuratore Enzo Jannelli, una reazione ad un ´´provvedimento eversivo e finalizzato alla destabilizzazione di una istituzione dello
Stato´´. L´atto della Procura di Salerno e´ stato letto dai colleghi del capoluogo calabrese come una sorta di attacco ´´ inaudito all´esercizio giurisdizionale cosi´ come non era mai accaduto nella storia. Si e´ cercato di espropriare un processo in corso a questa Procura´´. Ai giornalisti che gli chiedevano notizie se la Procura di Catanzaro puo´ avviare una inchiesta sui magistrati di Salerno che hanno la competenza ad indagare sui colleghi del capoluogo calabrese, Jannelli non ha esitato ad affermare che ´´se si entra nella mia Procura e si commettono dei reati e´ ovvio che noi siamo competenti a intervenire´´. Ma Jannelli non si e´ limitato solo ad indagare i suoi colleghi campani: il procuratore generale di Catanzaro ha infatti bloccato il sequestro degli atti avviato due giorni fa. Come a dire: da qui non si muove niente. E a sostegno dei magistrati catanzaresi sono scesi gli avvocati, che hanno proclamato tre giorni di sciopero. Mentre negli uffici giudiziari di Catanzaro l´attivita´ diventava cosi´ frenetica, con un susseguirsi di incontri tra magistrati e carabinieri, a Salerno la notizia del sequestro e dell´indagine e´ stata appresa con sorpresa. Il commento del procuratore campano, Luigi Apicella, e´ secco e perentorio. ´´Non dico nulla – ha detto – non commento. La situazione e´ molto delicata direi delicatissima. Non abbiamo nulla da dire´´. L´inchiesta odierna avviata dalla procura generale di Catanzaro e´ destinata molto probabilmente a non restare in Calabria, essendo coinvolti dei magistrati di Salerno che si occupano a loro volta dei reati commessi dai colleghi del capoluogo calabrese. Un intrico di competenze, per cui e´ presumibile che l´inchiesta finisca negli uffici giudiziari di Napoli, competenti per indagini sui loro colleghi di Salerno, o addirittura a Roma: a Napoli e´ in servizio Luigi De Magistris, dove e´ stato trasferito cinque mesi fa, dopo il processo disciplinare e la condanna da parte del Csm. Sull´inedito scontro tra Procure si e´ scatenata la polemica sia sul fronte giudiziario (Anm e Camere Penali) che su quello politico. Il leader di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, sull´iniziativa del Capo dello Stato ha espresso ´´riserve circa il modo e il tono usato´´, mentre da destra e sinistra ci si e´ detti concordi con l´iniziativa di Napolitano. Per il segretario del Pd, Walter Veltroni, l´iniziativa del Capo dello Stato ´´appare importante e positiva´´.(massimo.lapenda@ansa.it).


 


 

Il network