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Editoria: aumentano le donne ai vertici, sono il 36% e 4 libri pubblicati su 10 hanno firme femminili

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Roma, 22 dic 2008 – L´editoria italiana è una città (a volte grande, spesso piccola e media) abitata sempre più dalle donne. La fotografa una ricerca elaborata dall´Aie (Associazione italiana editori) secondo la quale, mentre l´occupazione femminile in Italia registra undici punti in meno rispetto alla media europea (46,3% contro 57,2%), in editoria la presenza rosa nei ruoli direttivi, è aumentata del 31% dal ´91 al 2008. Nel 1991 le donne occupavano il 27,5 per cento dei ruoli di responsabilità, oggi si sono allargate al 36%. Perché l´editoria è un´isola felice? «La prima risposta — dice Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale in una grande casa editrice come la Bompiani e ideatrice della Milanesiana — è quella relativamente più semplice e intuitiva, benché storicamente fondata: le donne per tradizione leggono più degli uomini. Amano i libri, fanno attenzione all´esperienza di lettura, ben conoscendone il potenziale di arricchimento personale e sociale. La seconda risposta invece tocca nodi complessi e investe direttamente il “fare” editoriale: le donne hanno una capacità “pratica”, nell´occuparsi del lavoro editoriale, nell´essere “dentro” alla fucina letteraria. Non dimentichiamo che l´editoria, anche nella sua “managerialità”, vive anzitutto di questi due aspetti: scelta dei libri e saper fare i libri». Secondo la Sgarbi, comunque, l´editoria non è un «ghetto rosa»: «Anche in politica e in economia le donne stanno ricoprendo ruoli importanti. E in generale penso che il potere non abbia in se stesso determinazioni sessuali. Il fatto che per consuetudine storica sia stato occupato soprattutto dagli uomini indica il perpetrarsi di pregiudizi e una coazione a ripetere». Quella delle donne nell´editoria si configura come una marcia a tappe forzate, sulla scia di apripista di rango, come Inge Feltrinelli o Rosellina Archinto.

Il fenomeno riguarda soprattutto la piccola e media editoria, dove le donne coprono quasi la metà dei ruoli direttivi (46 %). «Una volta le donne si occupavano soprattutto dei diritti esteri. Venivano chiamate scherzosamente le streghe» dice Ginevra Bompiani, (figlia del grande editore Valentino) che nel 2002 assieme a Roberta Einaudi e ad altri soci ha fondato Nottetempo, la casa editrice di cui è amministratore delegato, che ha pubblicato uno dei maggiori casi letterari degli ultimi anni: Milena Agus. «Noi siamo in maggioranza donne, però abbiamo le nostre quote azzurre. È una tendenza che riguarda anche le scrittrici, le libraie, le docenti universitarie. Significa che la cultura sta passando in mani femminili, cosa molto importante ». Soprattutto se si fa il paragone con altre imprese, diverse da quelle editoriali, di piccola e media grandezza, dove la quota dei ruoli dirigenziali coperti da donne non raggiunge il 7% (fonte Federmanager). Marta Donzelli, responsabile della segreteria di direzione della casa editrice omonima (diretta dal padre Carmine) è nata nel ´75 «quindi — dice— forse per me certe conquiste sono scontate. Il fatto poi che le donne nell´editoria siano la maggioranza è una diretta conseguenza del fatto che le facoltà umanistiche sono ancora dominio femminile. In Donzelli arrivano curricula quasi solo di ragazze. E infatti siamo tutte donne, tranne mio padre. A volte, a parità di qualità, preferiremmo prendere un maschio, per una questione di equilibrio, ma sono veramente pochi i candidati». Marta Donzelli in questa avanzata rosa vede anche un lato negativo: «È un mercato economicamente povero e quindi conta poco». Lo stesso pericolo lo avverte Emilia Lodigiani, fondatrice, 21 anni fa, di Iperborea, casa editrice specializzata in letteratura del nord Europa, con testi classici e contemporanei dalla grafica inconfondibile. «È chiaro che stiamo parlando di femminilizzazione di campi in cui circolano meno soldi, di attività che sono a metà tra l´artigianato e l´imprenditoria. Credo però sia anche positivo valorizzare le differenze: questi campi si addicono di più alle donne che hanno maggiore forza nelle scelte circoscritte, maggiore capacità di organizzazione e di relazione interpersonale. Magari gli uomini, all´interno di una realtà economica, sono più curiosi, più creativi, portano idee nuove». Ciò che per alcune è un aspetto negativo, per altre è positivo. «Le donne in editoria sono potenti, non di potere — dice Ginevra Bompiani —. Significa dare più importanza alla posizione che al successo, mettersi in gioco completamente. E la cultura, per quanto economicamente meno rilevante rispetto ad altri settori, è comunque cruciale».





Meno competitività e più alleanza è l´aspetto che, spesso, lega le donne editrici tra loro: «Alla Fiera di Torino, a Francoforte, condividiamo lo stand con altre case editrici dirette da donne — continua Ginevra Bompiani — e non è un caso: c´è somiglianza, affinità, si dà più importanza alle cose comuni che alla rivalità. Non è femminismo, ma sintonia». E se anche i dati sulla scrittura si declinano al femminile (il 38% degli autori oggi è composto da donne, mentre solo 5 anni fa erano il 31%), viene da chiedersi: ma le donne pubblicano le donne? «Credo che le donne abbiano un rapporto istintivo con la scrittura, rimasto, nel corso della storia letteraria forse più nascosto — dice Elisabetta Sgarbi — e, aumentando le vie di accesso alla scrittura, attraverso la Rete, la percentuale delle scrittrici è destinata a crescere». Iperborea è, nel personale, al 100% rosa, ma questo non ha dato luogo ha un catalogo rosa. «Anzi, le autrici sono solo il 20% — spiega Emilia Lodigiani —. Ma questa è solo colpa mia perché amo molto i temi esistenziali, le grandi aperture al mondo, che nella narrativa nordica sono più maschili, mentre in quella femminile c´è una prevalenza di quotidianità, di temi femministi, di rivendicazione di genere. Cose di cui parlo tutti i giorni e da cui, in un certo senso, vorrei evadere. Quanto poi ai lettori, da indagini che noi abbiamo fatto si dividono al 50 per cento tra maschi e femmine». Quindi in proporzione sono più maschi visto che, sempre secondo l´indagine Aie su dati Istat, nel 2008 le donne che dichiarano di leggere almeno un libro all´anno sono il 50%, contro il 37,7 degli uomini, una forbice che si allarga ancora di più nelle fasce giovanili (tra i 18-19enni il 68% delle ragazze contro il 37,7% dei maschi). Non solo: per certi libri le lettrici costituiscono uno zoccolo duro molto forte. «Il nostro catalogo non è particolarmente orientato in senso femminile anche perché la scelta finale su che cosa pubblicare è di mio padre — scherza Marta Donzelli —. La collana di narrativa che ha esordito quest´anno ha pubblicato quattro titoli, due di donne, due di uomini. Però è vero che certi libri, per esempio quelli di Julia Kristeva che si occupano di tematiche impegnative con un approccio di genere, funzionano bene perché c´è uno zoccolo duro di lettrici, fenomeno che non riscontriamo con altri saggi simili, scritti da uomini». (corriere.it)

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