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Liberazione e Rifondazione
un caso che fa discutere

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Il passaggio di consegne traumatico alla guida di Liberazione è avvenuto. Le sorti del giornale e del suo corpo redazionale restano, invece, nell´incertezza. Il sindacato, ovviamente, si è concentrato su questo secondo aspetto della vicenda e, tuttavia, non può esimersi dall´analizzare anche il primo.
Fatta eccezione per la mancata, immediata, designazione del vicedirettore incaricato di firmare il giornale e che è costata una breve sospensione delle pubblicazioni, tutto si è svolto all´interno delle regole del gioco. Tra un direttore e la proprietà si rompe il rapporto fiduciario, l´editore decide, com´è sua facoltà, di sceglierne un altro.
Ma la scelta cade su un non giornalista. Anche in questo caso nulla che sia fuori dalle regole, o dalla storia dei giornali di partito.
Però qualcosa che cade fuori dalla tradizione più recente. Che ci riporta ad epoche antiche, nelle quali i giornali “di” partito erano effettivamente  organi interni, per quanto già allora assai speciali, della struttura di propaganda. Una condizione da cui si sono progressivamente distaccati tanto che oggi è più giusto definirli giornali editi “da” partiti  e talvolta,  ( potrebbe anche essere il futuro della stessa LIberazione ) neppure più editi, ma definibili come di partito solo come destinatari dei relativi finanziamenti pubblici.
Ci si può interrogare, come rappresentanti di categoria, sul fatto che alla guida di un giornale arrivi di nuovo chi della categoria non fa parte?
Anche perché, in qualche modo, questa vicenda ha anche qualche attinenza con uno dei punti chiave dello scontro in atto sul rinnovo contrattuale e cioè la richiesta degli editori, in questo caso non di partito, di fare statutariamente del direttore ( e se possibile anche dei quadri intermedi) una figura non più giornalistica ma manageriale, gestionale.
Nessuna questione, ovviamente, in questa riflessione sulla persona specifica di Greco, che anzi ha scritto un editoriale d´esordio in larga parte apprezzabile e, dal punto di vista della logica editoriale di un organo “di” partito, di puro buon senso.
Ma, allora, perchè un non giornalista? Le risposte che vengono alla mente sono imbarazzanti e risultano, per questo, offensive sia nei confronti del nuovo direttore che dell´editore. Poichè siamo certi che sia Ferrero che Greco sono, come direbbe Marco Antonio, honourable men ci piacerebbe sentire da loro una risposta convincente.

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