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L´addio al Pdl del giornalista e parlamentare Guzzanti, Berlusconi come Kim Il Sung

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Roma, 2 feb 2009 – Di strappo in strappo alla fine il divorzio si e´ consumato: Paolo Guzzanti ha detto addio a Silvio Berlusconi, al partito e al gruppo parlamentare facendo sapere che si iscrivera´ al gruppo misto della Camera e che aderira´ al Partito liberale. Come tutti gli addii, anche quello di Guzzanti e´ carico di rabbia e recriminazioni che il giornalista-parlamentare ha messo nero su bianco in una lunga lettera inviata al premier e che rappresenta un vero e proprio atto di accusa. Due – spiega Guzzanti – sono fondamentalmente i motivi alla base dell´addio: il sostegno ´´entusiasta , personale e amicale al signor Vladimir Putin, per la criminale invasione della Georgia´´, di stampo ´´hitleriano´´ (Guzzanti nell´ottobre scorso pubblico´ uno sfogo sul suo Blog dicendo che la posizione di Berlusconi su Putin e La Georgia lo faceva ´´vomitare´´); il secondo motivo risiede nella ´´condizione preagonica della democrazia parlamentare italiana´´ dove il Parlamento e´ ridotto oggi al ´´rango di cane da slitta del governo, costretto a correre sotto i colpi di frusta dei voti di fiducia con cui approvare i decreti legge. Insomma – rincara Guzzanti – la democrazia parlamentare e´ diventata un ´´cadavere, o meglio, uno zombie´´. Ma sulla scelta di Guzzanti ha pesato anche il malessere che il parlamentare covava da tempo per la gestione del partito ´´diventato sempre piu´ un organismo autoritario e piramidale, incapace persino di celebrare un vero congresso. Quindi l´affondo personale al Cavaliere: ci sono state kermesse che ´´potevano essere indifferentemente manifestazioni di Forza Italia o celebrazioni per il compleanno di Kim Il Sung (il dittatore coreano immortalato come ´eterno presidente´)´´. Guzzanti nella lettera non ne parla ma nel suo cahier de doleance c´e´ sicuramente anche il caso Carfagna. Sempre suo suo Blog nel novembre scorso Guzzanti attaccava il ministro chiedendo se fosse ammissibile che ´´in una democrazia ipotetica il capo di un governo nomini ministro persone che hanno il solo e unico merito di averlo servito, emozionato, soddisfatto personalmente´´. Dopo minacce di querele e riappacificazioni con tanto di rose bianche, il parlamentare ribelle e´ tornato pero´ di nuovo alla carica: in una intervista ad un quotidiano conio´ l´espressione ´´mignottocrazia´´ per definire, al di la´ del genere, ´´l´assenza di meritocrazia´´ nella scelta delle persone a cui affidare incarichi. Prese di posizione, quelle di Guzzanti, che certo non hanno fatto piacere a Berlusconi che, come riferisce lo stesso parlamentare, ha ´´sempre respinto´´ le sue richieste di colloqui, ne´ avrebbe mai risposto alle sue missive. Gli ha replicato invece, oggi, Sandro Bondi, accusandolo di ingratitudine. ´´Ripaga il sostegno, la fiducia, l´amicizia sincera che Berlusconi gli ha sempre manifestato, con parole cariche di disprezzo e con accuse risibili. A questo punto – e´ stata la sollecitazione del ministro – dovrebbe avvertire il dovere di dimettersi dall´incarico parlamentare´´. Analoga richiesta e´ giunta dal capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. Ma Guzzanti, che ha definito di stampo ´´staliniano putiniano´´ quella richiesta, ha ricordato come la Costituzione preveda che l´eletto non abbia vincolo di mandato. Con l´occasione ha fatto sapere che presentera´ una proposta di legge per rendere obbligatorie le primarie e regolare la vita dei partiti secondo democrazia, ´´che oggi manca nel Pdl´´. (ansa)

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