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Lutti: addio a Candido Cannavò storico direttore della "Gazzetta"

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Milano, 22 feb 2009 – Si era sentito male giovedì a casa sua, e cioè alla Gazzetta. Vano il ricovero in ospedale, Candido Cannavò è così morto a 78 anni. Storico direttore del più venduto giornale sportivo italiano, un uomo in rosa per le sue scelte coraggiose e spesso controcorrente, per le tante battaglie d´opinione che è impossibile citare. Dal doping all´etica nel calcio, fino al suo impegno per gli invisibili e per i meno garantiti, dopo aver lasciato la direzione.Candido Cannavò non è stato alla Gazzetta il direttore delle bombe di mercato e dei titoli forzati, ha dato al suo giornale una cifra e un´autorevolezza internazionale. Ha fatto un giornalismo civile, mai violento e mai localistico. Non ha avuto paura di schierarsi contro intoccabili come Nebiolo. Ha combattuto gli eccessi del calcio, ha polemizzato anche con le squadre di Milano. Fino ad andare “contro” i suoi interessi di giornale organizzatore del Giro d´Italia. Fu severo con Pantani, ma la sua morte lo scolvolse. Andò perfino contro la sua città, quando si schierò a favore della giustizia federale, per la cancellazione del Catania, ricevendo minacce molto pesanti.
Stracandido, come lo aveva soprannominato Teocoli, passerà anche alla storia per essere stato uno dei pochi personaggi pubblici ad aver detto no nel 2003 a “Scherzi a parte”: “E´ una cosa volgare, non vi darò mai il permesso per trasmettere questa roba”. Aveva ragione: mai in tv Cannavò è sembrato sopra le righe: che parlasse di ciclismo al Processo alla tappa, o di calcio alla Domenica Sportiva.
Lasciata la direzione, ha lavorato a San Vittore e scritto libri sulla vita dei disabili, sui preti da marciapiede: non aveva niente da espiare Cannavò. Semplicemente a un punto della vita in cui in genere si fa i nonni o ci si riposa o si cede alle chiacchere da bar, lui è tornato con amore al giornalismo di strada.
Aveva iniziato in Sicilia, a Catania, come corrispondente della Gazzetta, a metà degli anni ´50, dopo un passato nell´atletica. Fu Gino Palumbo a chiamarlo a Milano, per assumerlo e poi promuoverlo inviato. Da quelle stanze di via Solferino, Cannavò non si è più mosso, fino ad arrivare alla carica di direttore. Che ha coperto per quasi vent´anni, dal 1983 al 2002.
Poi ha continuato a frequentare la Gazzetta. Aveva una stanza dipinta di rosa. Si è sentito male in mensa, era insieme ad altri colleghi e al figlio che lavora al Corriere della Sera. Una vita dentro i giornali non poteva che finire così. (repubblica.it)

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