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Stati generali dell´Editoria:
li promuova la Fnsi

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La diga sta cedendo. I segnali, già chiari da qualche mese, si stanno trasformando in fatti: da Il Gazzettino a L´Unità, passando per piccoli e grandi periodici, la crisi da virtuale si trasforma in piani di ristrutturazione con relative richieste di esuberi da espellere. Una cosa è certa: il 2009 segnerà un punto di non ritorno e il panorama che ne uscirà sarà completamente diverso da quello che abbiamo conosciuto finora. Molte sono le domande alle quali dovremo rispondere come sindacato.
La prima è: di quale crisi stiamo parlando? Ovvero: nessuno nega le enormi difficoltà che l´implosione del sistema finanziario mondiale sta creando, ma in ogni settore produttivo questo si articola in modi, tempi e quantità diverse. Che cosa significa questo nell´editoria e nelle telecomunicazioni? Siamo certi che le oggettive difficoltà economiche non vengano strumentalizzate per fini diversi dal risanamento delle aziende? E pur ammettendo che sia necessario un passaggio di contenimento del costo del lavoro, che cosa accadrà successivamente? Qual è la strategia degli editori per il dopo-crisi? Che ruolo deve giocare il Governo?
La seconda domanda ci riguarda più direttamente: possiamo pensare di fronteggiare uno “tsunami”” di queste proporzioni soltanto facendo ricorso agli ammortizzatori sociali previsti dalle leggi? Forse sarebbe il caso di avviare immediatamente una riflessione su come ristrutturare l´editoria italiana, su quali strade imboccare non soltanto per risanare i bilanci, ma anche per sviluppare il settore. Senza una strategia per uscire dalla recessione immaginando il futuro finiremmo per ritrovarci fra qualche anno nelle medesime, se non peggiori condizioni.
La terza domanda è: quali soggetti vanno coinvolti in questo processo di ripensamento del settore e delle sue strategie? Mai come in questo momento, credo che il sindacato dei giornalisti abbia bisogno di stringere alleanze, di fare fronte comune, pur partendo dal proprio specifico e dalla tutela della professione. A mio parere va aperto immediatamente un confronto con Cgil, Cisl, Uil, Ugl ecc per costruire, in tempi brevi, una vera e propria vertenza nazionale. Va incalzato il Governo che non può limitarsi a creare fondi di compensazione, assolutamente necessari comunque, ma deve varare strumenti ad hoc per il settore. L´Esecutiva aveva annunciato a inizio anno la convocazione dei cosiddetti Stati Generali dell´Editoria: che fine ha fatto quel progetto? Credo che si debba chiederne conto alla Presidenza del Consiglio, ma, in caso di mancata risposta, credo che la Fnsi debba farsi promotrice di una sorta di autoconvocazione coinvolgendo tutti i soggetti interessati.

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