Cari Colleghi, le norme del disegno di legge sulle intercettazioni, come vi è noto, contengono anche pesanti limiti del diritto di cronaca fino a costituire una vera e propria pietra tombale sulla cronaca giudiziaria. E´ previsto infatti il silenzio sulle indagini e i loro sviluppi anche quando non sussiste più il segreto istruttorio. Fieg e Fnsi hanno denunciato che “l´effetto è quello di impedire ai cittadini e all´opinione pubblica di riconoscere fatti rilevanti della vita sociale, quali appunto le notizie sugli atti di indagine, non segreti”. E´ di tutta evidenza che ciò nulla a che vedere con le intercettazioni che vengono disposte dall´Autorità giudiziaria. Le pesanti sanzioni previste per giornalisti e editori sono la condizione che annulla l´autonomia dell´informazione e impedisce di fatto che questa venga resa al pubblico compiutamente e correttamente. Da tempo la Fnsi ha avviato, con tutti gli organismi di categoria (a cominciare dall´Ordine professionale), le Associazioni del sindacato (a partire dall´Unci), le organizzazioni sociali e culturali e ora finalmente insieme con la Federazione degli Editori, una vasta azione pubblica per denunciare la gravità di tali previsioni di legge e invocarne il cambiamento e la cancellazione. E´ molto importante – tanti giornali lo stanno facendo costantemente in vari modi – far capire ai lettori la mutilazione grave che verrebbe arrecata alla cronaca, e quindi al diritto dei cittadini di conoscere e sapere, se le norme bavaglio fossero definitivamente approvate. Abbiamo più volte sollecitato direttori e colleghi ad assumere, nelle loro testate, le iniziative più idonee per far capire cosa sta accadendo, per rendere immediatamente chiaro ai lettori quali notizie e perché sparirebbero dai giornali. Tra le ipotesi abbiamo avanzato quella degli avvisi, attraverso “incorniciati” su una notizia significativa di cronaca pubblicata che non sarebbe finita in pagina. Questa strada l´ha intrapresa la Gazzetta del Mezzogiorno e, in forma diversa, qualche altro giornale. E´ importante che il pubblico capisca chiaramente e in forma semplice e immediata che non è in gioco un privilegio dei giornalisti ma un bene essenziale di ciascuno: l´informazione, intesa come diritto a conoscere e a sapere per poter correttamente giudicare. Sarà importante in queste settimane, nell´autonomia di ogni giornale, rendere evidente e chiara questa situazione. Un´informazione costante e puntuale sui guai delle norme bavaglio deve essere la nostra prima forma di protesta. Può essere anche la nostra forma di sciopero più efficace. Da qui l´invito a farvi promotori di una ancora più vasta iniziativa di questo tipo, quale patrimonio dei nostri giornali, della nostra professione e quale affermazione e tutela della nostra funzione. Grazie per la collaborazione che vorrete assicurare. Un cordiale saluto.
Il Presidente, Roberto Natale
Il Segretario Generale Franco Siddi