Roma, 2 mar 2009 – Il ddl Alfano sulle intercettazioni e´ ´´una vera e propria pietra tombale sulla cronaca giudiziaria´´. Lo afferma la Federazione Nazionale della Stampa che ha inviato ua lettera ai direttori e al Cdr per sollecittare iniziative sulle rispettive testate volte a far comprendere i contenuti della legge. Con il provvedimento ´´e´ previsto il silenzio sulle indagini e i loro sviluppi anche quando non sussiste piu´ il segreto istruttorio. Fieg e Fnsi hanno denunciato che ´l´effetto e´ quello di impedire ai cittadini e all´opinione pubblica di riconoscere fatti rilevanti della vita sociale, quali appunto le notizie sugli atti di indagine, non segreti´´´. Inoltre ´´le pesanti sanzioni previste per giornalisti e editori sono la condizione che annulla l´autonomia dell´informazione e impedisce di fatto che questa venga resa al pubblico compiutamente e correttamente´´. Da tempo – scrive la Fnsi nella lettera – la Federazione della stampa ha avviato, con tutti gli organismi di categoria (a cominciare dall´Ordine professionale), le Associazioni del sindacato (a partire dall´Unci), le organizzazioni sociali e culturali e ora finalmente insieme con la Federazione degli Editori, una vasta azione pubblica per denunciare la gravita´ di tali previsioni di legge e invocarne il cambiamento e la cancellazione. E´ molto importante – tanti giornali lo stanno facendo costantemente in vari modi – far capire ai lettori la mutilazione grave che verrebbe arrecata alla cronaca, e quindi al diritto dei cittadini di conoscere e sapere, se le norme bavaglio fossero definitivamente approvate. Abbiamo piu´ volte sollecitato direttori e colleghi ad assumere, nelle loro testate, le iniziative piu´ idonee per far capire cosa sta accadendo, per rendere immediatamente chiaro ai lettori quali notizie e perche´ sparirebbero dai giornali. Tra le ipotesi abbiamo avanzato quella degli avvisi, attraverso ´´incorniciati´´ su una notizia significativa di cronaca pubblicata che non sarebbe finita in pagina. E´ importante che il pubblico capisca chiaramente e in forma semplice e immediata che non e´ in gioco un privilegio dei giornalisti ma un bene essenziale di ciascuno: l´informazione, intesa come diritto a conoscere e a sapere per poter correttamente giudicare´´. (asca)