Cerca
Close this search box.

Accordo economico
impatto devastante

Condividi questo articolo:

L´impatto sulle retribuzioni del nuovo sistema di scatti d´anzianità che l´ipotesi di accordo Fnsi-Fieg sta per avallare è devastante. Abbiamo compiuto un calcolo per difetto, partendo da una retribuzione da redattore ordinario di 30 mila euro l´anno. Dopo 15 scatti, in base al sistema biennale attualmente in vigore, e stimando un aumento dei minimi di 30 euro al mese per ogni anno, questa arriverebbe a 69 mila euro, senza neanche valutare gli interessi composti. Con il sistema che si vuole introdurre (i primi tre scatti biennali e i successivi triennali, ma tutti congelati) si arriverebbe a 53 mila 700 euro, e cioé a 15 mila 300 circa in meno. Questo, soltanto nello stipendio di fine carriera: ma se calcoliamo l´effetto sull´insieme di tutte le retribuzioni annuali, potremmo mettere in conto 100 mila euro di perdita, e stiamo ragionando sui minimi contrattuali: alla faccia del “patto generazionale”. Se la retribuzione è invece di 50 mila euro, a fine carriera lo stipendio sarà più basso di 25 mila euro rispetto a quello ottenuto con il sistema attualmente in vigore. Abbiamo contemplato anche l´ipotesi di un redattore ordinario che diventi redattore capo negli ultimi anni di carriera: la perdita, in questo caso, è di quasi 3 mila euro al mese. Quella aggregata in tutti gli anni di carriera, dell´ordine dei 150-200 mila euro: il calcolo è molto complicato, e forse riusciremo ad approntarlo nei prossimi giorni, quando cercheremo di fornire stime ancora più precise sulle perdite annuali.

Ma non c´è soltanto il danno retributivo: la modifica degli scatti di anzianità si scaricherebbe in negativo anche sulle pensioni, abbassandole del 15-20 per cento. Una pensione da 60 mila euro l´anno, per fare un esempio, si ridurrebbe a 48 mila euro soltanto per l´effetto perverso del nuovo sistema di scatti. Nella vita di un pensionato del futuro, la perdita complessiva sarebbe attorno ai 200 mila euro.


Gli editori stanno brindando. Chi ha avuto modo di interpellarli, li definisce “increduli”. L´impatto pluriennale di una norma del genere, su un´azienda di dimensioni medio-grandi, è di svariati milioni di euro di risparmio. Abbiamo sempre detto che gli scatti d´anzianità tutelano anche il giornalista che vuole tenere la schiena dritta. Un´ipotesi d´accordo così, crediamo che non vada assolutamente firmata. Indebolisce la categoria. Di più, la proletarizza.


E´ poi grave che sull´intera vertenza, negli ultimi quindici mesi vi sia stata una nebbia sempre fitta, e oggi che pare giunta a conclusione dobbiamo cliccare il sito di Franco Abruzzo per saperne qualcosa. Sospendiamo il giudizio sulle altre norme, in attesa di vedere le carte, ma temiamo fortemente che modifiche come quelle sulle sinergie obbligatorie, il multimediale non volontario e anche, se non soprattutto, i “distacchi” fino a due anni, siano un´arma formidabile, anche di ricatto, in mano alle aziende.


Ciliegiana sulla torta, la rottamazione dell´esperienza: con i piani di ristrutturazione verranno mandati a casa moltissimi giornalisti dai 58 anni in su. Che almeno il costo di questa operazione non gravi sulle casse dell´Inpgi, ma su quelle dello Stato, è certamente consolante. Inaccettabile, invece, che la Fnsi abbia premuto per aumentare la disponibilità finanziaria del fondo, in modo da effettuare un maggior numero di prepensionamenti, senza nemmeno spuntare in cambio nuove assunzioni. Tutti i piani di crisi presentano il blocco del turn-over e i primi ad essere cacciati saranno i precari. Ci auguriamo infine, come previsto dal Congresso di Castellaneta, un referendum sull´ipotesi d´accordo da celebrare in tempo utile e con regole corrette

Il network