L´Associazione Stampa Romana e il Cdr dell´agenzia di stampa Apcom sono preoccupati dai contorni confusi dell´operazione, annunciata ieri ufficialmente, di cessione del pacchetto azionario di maggioranza della società da parte del gruppo Telecom a una nuova compagine guidata dalla famiglia Abete, già editrice dell´agenzia Asca e di altre testate d´informazione. L´azienda Apcom, in un incontro con il Cdr, non è stata in grado di fornire chiarimenti esaurienti sul bilancio 2008. Non si capisce, in particolare, per quali ragioni nel rendiconto della gestione dell´anno precedente non risultino i benefici dell´azione di risanamento rivendicata a più riprese dall´amministratore delegato nel corso delle relazioni sindacali. Azione per altro avvertita in modo molto pesante dalla redazione a causa di una restrizione delle spese in materia di trasferte, uso dei collaboratori, sostituzioni ferie e, soprattutto, mancata sostituzione dei colleghi in uscita.
L´organico è diminuito, sia nella parte giornalistica sia in quella amministrativa e poligrafica, tra l´altro con l´uscita di dipendenti che godevano di profili retributivi alti (come l´ex direttore) eppure il costo del lavoro non è calato in proporzione, anzi aumenta anche al netto delle uscite straordinarie dovute alle dimissioni agevolate. Non vi è alcun accenno, nelle comunicazioni dell´azienda e del gruppo di questi ultimi mesi, tanto in quelle scritte quanto in quelle verbali, ma pubbliche, in occasione delle diverse conference call tenute dagli amministratori, delle ulteriori riduzioni d´organico causate da uscite di colleghi (non sostituiti) anche dopo la chiusura del bilancio né della chiusura di nuovi, importanti contratti di fornitura che muteranno in modo positivo e molto rilevante, nel corso dell´esercizio 2009, l´andamento dei ricavi dell´agenzia.
Il vertice di Tm news-Apcom ha finora rifiutato, senza spiegarne le ragioni, anche di fornire una stima sull´effetto che le riduzioni di personale avranno sull´andamento del costo del lavoro nel 2009 (i cui ordini di grandezza sono assai facilmente prevedibili per qualsiasi impresa), benché sia stata la stessa azienda a sostenere che i benefici degli esodi, in termini di riduzione dei costi, si sarebbero dispiegati appieno per l´appunto nel 2009.
In questa condizione, Stampa Romana e Cdr non possono che lanciare l´allarme sul possibile esito del passaggio azionario, con un bilancio che è forse gravato da oneri di gruppo, non più accettabili di fronte a un cambiamento degli assetti proprietari. L´operazione avviata dal gruppo Telecom e dalla famiglia Abete non può essere pagata dalla redazione e in generale dai dipendenti, specie a fronte di un andamento dei ricavi in costante crescita, di una progressiva riduzione delle spese, di un´espansione sul mercato che negli ultimi anni non ha eguali nel nostro Paese fra le agenzie di stampa. La redazione ha già messo in campo un grande impegno sull´innovazione, anche verso i nuovi mercati multimediali, ora tocca all´azienda e all´azionariato comunque composto, non vanificare questo lavoro.
Associazione Stampa Romana e Cdr chiedono sia all´azionista uscente sia al nuovo azionista di riferimento un incontro urgente per chiarire i contorni dell´operazione, le sue finalità, le prospettive industriali e le garanzie per occupazione e sviluppo dell´agenzia ad essa connesse.