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Intercettazioni: il Governo chiederà la fiducia. Fnsi, sarebbe grave

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Roma, 6 mag – Dopo una pausa durata due mesi, il disegno di legge sulle intercettazioni torna al centro del dibattito parlamentare. Con la decisione di autorizzare la fiducia non solo sul ddl sicurezza, come ha chiesto insistentemente la Lega, ma anche sul provvedimento sulle intercettazioni, il governo toglie dal frigorifero il disegno di legge voluto fortemente dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per limitare il ricorso alla registrazione delle conversazioni telefoniche nelle indagini e per arginare la pubblicazione degli atti di indagini. Una sorta di ´scambio´ tra i due maggiori partiti della maggioranza. Fin qui, il disegno di legge sul quale il governo intende porre la fiducia, ha avuto un iter parlamentare accidentato. Pd e Idv l´hanno attaccato duramente, sostenendo che, se approvate, le nuove regole finirebbero per favorire l´attivita´ dei criminali. Ma qualche dubbio il ddl l´ha suscitato anche nella maggioranza, tanto che la relatrice Giulia Bongiorno si era spesa per modificare il testo. Due i punti piu´ contestati del ddl: quello del presupposto dei ´´gravi indizi di colpevolezza´´ per ottenere l´autorizzazione alle intercettazioni e il divieto di pubblicare gli atti di indagine, anche in forma sintetica e anche se non coperti da segreto, con la previsione del carcere per i giornalisti. Le intercettazioni, nel testo approdato all´esame della Camera, potranno riguardare solo i reati puniti con pena superiore ai cinque anni e dovranno avere un limite massimo di 45 giorni, prorogabile solo di altri 15: esclusi dal limite, pero´, i reati di mafia e terrorismo. I magistrati, per autorizzarle, dovranno avere in mano non solo ´´gravi indizi di reato´´ ma ´´gravi indizi di colpevolezza´´: insomma dovranno essere piu´ che sicuri che le persone che vogliono intercettare sono effettivamente colpevoli. E i giudici che ´´sgarrano´´ rischieranno il trasferimento in altra sede. Piu´ complesso il discorso per la pubblicazione degli atti di indagine. Il testo uscito dalla commissione vieta ´´tout court´´ la pubblicazione degli atti, anche in forma sintetica, e punisce i giornalisti che trasgrediscono la norma con tre anni di carcere. Nell´ultimo vertice di maggioranza, lo scorso marzo, fu pero´ preannunciato un ammorbidimento: fu infatti deciso di rendere possibile la pubblicazione, per riassunto, degli atti di indagini non piu´ coperti dal segreto. Quanto al carcere per i cronisti, la pena minima e´ stata abbassata a sei mesi, dando la possibilita´ al giudice di tramutarla in una sanzione economica. In caso di recidiva, pero´, il giornalista finirebbe direttamente in carcere o, al piu´, sarebbe affidato ai servizi sociali. (ansa)————————————————————————————————————————————————–
´Vogliamo sperare che l´odierna decisione del Consiglio dei Ministri di autorizzare la fiducia anche sul disegno di legge in materia di intercettazioni appartenga al genere delle esercitazioni istituzionali piu´ accademiche´´. Ad augurarselo in una nota congiunta sono la Federazione nazionale della stampa e l´Ordine nazionale dei giornalisti. ´´Sarebbe infatti grave, a giudizio della Fnsi e dell´Ordine – aggiungono – se dovesse scattare la tagliola della fiducia su un dibattito che tocca materie costituzionalmente cosi´ rilevanti come il dovere dei giornalisti ad informare ed il diritto dei cittadini ad essere informati. Nei mesi scorsi importanti settori della maggioranza avevano compreso come la secretazione per anni della cronaca giudiziaria non avesse nulla a che vedere con una giusta tutela del diritto alla riservatezza. Fnsi e Ordine continuano a credere che il Parlamento vorra´ trovare il giusto punto di equilibrio fra i diversi diritti in gioco. E´ un percorso delicato – concludono -, che non ha bisogno di forzature e colpi di mano´´. (ansa)

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