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Libertà di stampa: delitto Rostagno, fu la mafia ad ordinare di uccidere il giornalista-sociologo

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Palermo, 23 mag 2009 – Mauro Rostagno fu ucciso per ordine della mafia: il giornalista e sociologo dava fastidio ai boss con la sua attività di denuncia. E´ questa la conclusione alla quale sono giunti, dopo 21 anni di indagini in coincidenza con l´anniversario della strage di Capaci, i magistrati della Dda di Palermo, Antonio Ingroia e Gaetano Paci. I Pm hanno chiesto e ottenuto dal gip Maria Pino l´emissione di due ordini di custodia cautelare nei confronti del boss trapanese Vincenzo Virga, indicato come il mandante, e di Vito Mazzara, accusato di essere l´esecutore materiale, entrambi già detenuti.Le indagini sull´agguato a Rostagno, assassinato il 26 settembre del 1988 nei pressi della comunità terapeutica Saman dove lavorava, sono state contrassegnate da ipotesi spesso contrastanti, tanto che per due volte i Pm avevano chiesto l´archiviazione dell´inchiesta, respinta dal Gip.
Finora la pista mafiosa si era basata sulle testimonianze di alcuni pentiti tra i quali Vincenzo Sinacori e Antonio Patti. Il primo avrebbe assistito a Castelvetrano a un incontro tra i boss Francesco Messina Denaro e Francesco Messina, entrambi deceduti, i quali avrebbero ordinato l´omicidio ai “trapanesi”. Sempre secondo il pentito, dopo l´assassinio Messina Denaro avrebbe confermato la responsabilità degli uomini d´onore di Trapani.
Enzo Brusca aveva poi sostenuto di aver sentito dire a Totò Riina di essere “soddisfatto” per l´eliminazione di Rostagno. Ma per i Pm si trattava di elementi troppo deboli per sostenere l´accusa. Anche l´ipotesi di una “convergenza di interessi” vagliata dagli inquirenti non aveva prodotto alcun risultato. In passato era stata infatti archiviata la cosiddetta “pista interna”, che vedeva coinvolti i responsabili della comunità Saman, Francesco Cardella e Chicca Roveri, compagna di Rostagno. Un altro filone d´indagine, portato avanti da una commissione parlamentare, riguardava il presunto traffico d´armi con la Somalia, il cui snodo sarebbe stato proprio a Trapani. Un´inchiesta collegata con quella riguardante gli omicidi della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell´operatore Miram Hrovatin.
A dare un impulso decisivo alle indagini, indirizzandole definitivamente sulla pista mafiosa, sono stati alcuni accertamenti balistici. Tre bossoli e tre cartucce inesplose calibro 12 trovate sul luogo dell´agguato sono stati sottoposti ad analisi comparative con le munizioni utilizzate per altri omicidi avvenuti in provincia di Trapani con le stesse modalità. Dal confronto balistico sono scaturiti ulteriori elementi che hanno permesso l´individuazione di ´impronte da cameramento´, identiche per forma e dimensione. Mauro Rostagno, secondo gli inquirenti, sarebbe stato ucciso per l´attività giornalistica di denuncia che svolgeva presso l´emittente televisiva Rtc.
“Muovendo forti ed esplicite accuse nei confronti di esponenti di Cosa Nostra e richiamando in termini di speciale vigore l´attenzione dell´opinione pubblica – affermano gli inquirenti – Rostagno aveva toccato diversi uomini d´onore e generato un risentimento diffuso nell´ambito del contesto criminale in argomento”. Il delitto sarebbe stato ordinato dall´allora capo mandamento di Trapani Vincenzo Virga e affidato al gruppo di fuoco che all´epoca operava in quel territorio “e che certamente – aggiungono gli investigatori – comprendeva Vito Mazzara”.
L´agguato scattò la sera del 26 settembre 1988 in contrada Lenzi, davanti l´ingresso della comunità terapeutica per il recupero di tossicodipendenti Saman. Alcune parti del fucile usato dal killer esplosero, costringendo il ricorso a un revolver calibro 38. Gli investigatori evidenziano che è stata accertata l´abitudine di Vito Mazzara ad usare un fucile calibro 12 e portare con sé un revolver come arma di riserva. (ansa)

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