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Lutti: morto a Roma Vittorio Nisticò storico direttore dell´Ora di Palermo

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Roma, 8 giu 2009 – Nella sua casa di via Siracusa alla presenza di Berlinguer Occhetto e Sciascia nacque l´apertura del Pci agli intellettuali. È morto lo storico direttore del quotidiano del pomeriggio che sfidò i boss con le prime inchieste sulla mafia. Vent´anni in città per raccontare un pezzo di storia italiana.
L´appoggio all´utopia del milazzismo per sfuggire alla morsa democristiana e il malumore di Botteghe Oscure per la prima pagina sull´invasione in Ungheria.
Gli anni ruggenti isolani hanno perso uno dei protagonisti. È morto a Roma a 89 anni Vittorio Nisticò, storico direttore de “L´Ora”, il piccolo giornale palermitano che faceva paura ai boss. Nisticò ha vissuto in prima linea un quarto di secolo di Sicilia. Per raccontare la sua avventura occorre mettere a fuoco la seconda metà del ´900.
ue uomini silenti si incontrano e si capiscono. Poche parole per nuove speranze. Nasce a Palermo nei primi anni Settanta, in una casa di via Siracusa piena di libri, l´apertura del Pci agli intellettuali, preludio alla svolta che avrebbe portato il partito a uscire dalle sezioni per rivitalizzarsi ovunque, fuori dalla tenda comunista, ci fosse vita, gente, cultura. La casa è quella di Vittorio Nisticò. I due uomini taciturni sono Enrico Berlinguer e Leonardo Sciascia, che va all´appuntamento nonostante una fastidiosa febbre. Ci sono anche un ritardatario Achille Occhetto, la moglie Kadigia Bove e Angela Fais, la segretaria di redazione, che poco tempo dopo sarebbe morta nel disastro aereo di Montagnalonga. Nisticò, allora single, chiede aiuto alle due donne per improvvisare una frugale cena. Al tempo, il rapporto tra il più forte partito comunista dell´occidente e l´intellighenzia passa attraverso le colonne del battagliero quotidiano della sera, dai titoli cubitali che grondano inchiostro e sangue. Occhetto, allora segretario del Pci siciliano, è lesto ad appropriarsi delle entrature del giornale per traghettare idee dentro un partito che si va aprendo dopo l´arroccamento seguito agli scontri frontali del dopoguerra. Sciascia, seguito da Renato Guttuso, poi si candida con il Pci. Come loro centinaia di intellettuali. Negli anni, come è noto, l´amore scema. Ma questa è un´altra vicenda.
Qui vogliamo raccontare pezzi di vita di un eretico guastatore che pur vivendo in periferia cammina a braccetto con la storia d´Italia. Un piccolo grande uomo che non ha paura a sfidare i boss – creando una cultura antimafiosa a livello nazionale – e gli apparati, contaminando con il sacro furore del dubbio i pantani delle certezze. Un uomo che inventa l´uso della fotografia ad effetto sui quotidiani e le pagine monografiche. Nisticò, racconta i suoi venti anni a Palermo – dal 1954 al 1975 – in due volumi editi da Sellerio (“Accadeva in Sicilia – Gli anni ruggenti de L´Ora di Palermo”). Quattro lustri di passione civile, di giornalismo di frontiera, di lotta alla corruzione, alla stupidità. Anni spesi a raccontare tragedie e a costruire sogni, l´Autonomia prima e il milazzismo dopo, per sganciarsi dalla morsa democristiana. E ancora, l´occupazione delle terre, il terremoto del Belice, la distruzione delle coste, il caso Mattei, le cattedrali nel deserto, i “carusi” nelle miniere. La profonda Sicilia e la speranza del cambiamento. Un occhio a Palermo e l´altro agli avvenimenti internazionali. E la sofferta fatica di fare un giornale “libero” con i soldi del Pci e forse i rubli di Mosca. I vecchi comunisti ricordano ancora la foto gigantesca in prima pagina dei carri armati sovietici per le strade di Budapest, che provoca forti malumori a Botteghe oscure. La forza dei principi, l´irriverenza contro la mistificazione. In una parola: il coraggio. Quel coraggio che sarebbe stato fatale a “suoi” tre cronisti, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro e Giovanni Spampinato. L´ex direttore è stato un nocchiero di una nave scuola che ha sfornato giornalisti per tutte le testate italiane. “Ex de l´Ora” è diventato un marchio di qualità, un pass per trovare lavoro e stima.
Nisticò, padre di Vanni, sposato con Jole Calapso, nasce in un piccolo paese calabrese, Cardinale, provincia di Catanzaro. Il genitore è medico condotto e la madre possidente. Eboli, dove si è fermato il Cristo di Carlo Levi è lontano dalla loro famiglia. Lui e i suoi due fratelli vengono tirati su bene. Il liceo in paese e l´Università, Lettere, a Roma. In quegli anni incontra il primo dei tanti eretici che segneranno la sua vita: Ernesto Bonaiuti, prete, studioso eminente e docente di Storia delle religioni alla Sapienza. Uno dei 12 professori cacciati dagli Atenei perché si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo. Altri eretici lo contamineranno: Ruggero Zangardi, ad esempio. Autore de “Il lungo viaggio dentro il fascismo”, un frondista che per essersi mosso sul filo del rasoio – amico del figlio di Mussolini, Vittorio, e contemporaneamente antifascista – è inviso in tutti e due i fronti. Finisce in galera e poi, grazie a Togliatti entra nella famiglia dell´editoria rossa tenuta in pugno dal patriarca Amerigo Terenzi. Nisticò lo seguirà. Dopo gli esordi a “La voce di Bari”, diventa così notista politico a “Il Paese” diretto da Tommaso Smith. Nei suoi anni pugliesi si lega ad Aldo Moro e poi a Nicola Cattedra, i cui genitori e la sorella restano sotto le bombe americane. Il dramma vissuto ne fa un uomo disincantato e gaudente. Gli succederà anni dopo a “L´Ora”. Ma già era un altro giornale.
Un bel giorno, siamo già al 1954, Terenzi chiama Nisticò e gli dice che la sua nuova destinazione è “L´Ora”. Il resto è storia recente, annotata negli “Anni ruggenti”. Motiva la redazione (nel cast ricordiamo Mario Farinella, Giuliana Saladino, Marcello Cimino, Aldo Costa), comincia a esplorare la Sicilia, scopre la questione meridionale e tre grandi personaggi: Mommo Li Causi, capo carismatico dei comunisti, e Paolo Bufalino, abile tessitore della politica comunista, e amico di una vita. Anche nei momenti più duri, quando a causa della chiusura de “L´Ora” i rapporti di Nisticò con il partito si fanno tesi. Il terzo è Leonardo Sciascia. Lo scrittore è di casa a “L´Ora”. Gentile e timido arriva sempre in punta di piedi con il suo articolo in un fogliettino piegato in quattro. Il solito esordio, «vedete voi se va bene», quattro chiacchiere e poi via. Nel palazzetto di piazzetta Napoli, oggi sede dell´Ufficio delle entrate, è un via vai: politici, scrittori, pittori. Vittorini e Pasolini, Danilo Dolci e Francesco Rosi, Togliatti e Berlinguer, Carlo Levi e Bruno Caruso, Sellerio, Visconti e Consolo, che fa il cronista proprio a “L´Ora” mentre va scrivendo “Il sorriso dell´ignoto marinaio”. E tanti altri. E Nisticò, dittatore-democratico e spesso irascibile, giorno dopo giorno in una stanza sommersa dalle scartoffie dei titoli cestinati, intreccia le notizie, filtrate da uno staff unto dal dono dell´intelligenza. Ormai quel giornale non c´è più – anche se ogni tanto spunta qualche parodia, come fuoco di paglia – ma in giro per l´Italia ci sono le idee che in quel laboratorio della notizia fermentarono. Ciao, a nome di tutta la ciurma, vecchio nocchiero. (antimafiaduemila.com)

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