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Intercettazioni: i dubbi del Quirinale. Caselli: "Il ddl Alfano è devastante".

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Roma 13 giu 2009 – Al Colle non andava bene un anno fa, ma non va bene neppure ora. Per via di quegli evidenti indizi di colpevolezza obbligatori per ottenere un ascolto e per quelle indagini contro ignoti (quasi sempre quando avviene un delitto) bloccate dall´impossibilità di mettere un telefono sotto controllo. È quello che, in una frase, sintetizza il procuratore di Torino Gian Carlo Caselli, “un siluro alla sicurezza dei cittadini”. Napolitano, l´ha ripetuto spesso nelle ultime ore, non vuole essere tirato per la giacchetta.
Per adesso ha detto una frase (“Prenderò la decisione che mi compete”) esattamente quando il ddl stava passando dalla Camera al Senato, per evitare che gli si potesse contestare un´indebita interferenza. Ma la legge sulle intercettazioni l´ha monitorata fin dall´inizio e, per gli abituali canali diplomatici che fanno comunicare Quirinale e palazzo Chigi, non ha mancato di far sapere che il testo licenziato il 3 giugno 2008 dal consiglio dei ministri non andava bene.

Un´evidente esagerazione il tetto di dieci anni, la lista dei reati tra cui non c´era la corruzione, il black out per la stampa (non si pubblica nulla, neppure per riassunto). Con il sottosegretario Gianni Letta il Colle fu esplicito, “cambiatela o non passa”. Mesi di tira e molla, An e Lega sulle barricate, Berlusconi furioso perché il testo “si ammorbidiva”. È caduto il tetto, si è ampliata la lista, la stampa è stata ammessa almeno al riassunto (ma non delle intercettazioni fino al processo), ma nei vertici di maggioranza ecco spuntare, come contropartita imposta da Angelino Alfano e Nicolò Ghedini, i “gravi indizi di colpevolezza”, che i pm ritengono sufficienti per arrestare una persona.

Non basta: se il magistrato procede contro ignoti non potrà chiedere intercettazioni. Il Csm boccia la legge. E dal Colle fanno intendere che i due articoli potrebbe celare profili di incostituzionalità perché di fatto inficiano il principio dell´obbligatorietà dell´azione penale. Si cambia aggettivo, gli indizi da “gravi” diventano “evidenti”. Ma così che cosa cambia? “Evidenti” ha lo stesso peso di “gravi”. L´ultimo compromesso è sugli ignoti: i falchi della maggioranza cedono su un altro pezzetto, adesso si potranno richiedere almeno i tabulati.

Al Quirinale però non sono soddisfatti. Napolitano rewnde pubblica la sua continua attenzione sulla legge. Il Guardasigilli Alfano finge indifferenza e non vede l´annuncio di un rinvio alle Camere. “È una sua prerogativa” minimizza il ministro della Giustizia. Che punta a un rush al Senato, ma non fa i conti con i dissensi nella sua maggioranza. Alla Camera un voto “coperto” dall´opposizione visto che, oltre ai 17 voti in più arrivati da sinistra, se ne aggiungerebbero almeno un´altra ventina, perché tanti sarebbero i dissidenti di An che hanno optato per il no. E al Senato il presidente della commissione Giustizia Berselli, An anche lui, annuncia che “il testo non sarà licenziato in sette giorni visto che la Camera se l´è tenuto un anno”. E poi: “Partiremo dall´inizio e valuteremo anche possibili modifiche”.

Decisiva sarà la moral suasion del Colle che, tra intercettazioni e Csm, negli ultimi due giorni ha visto infrangersi il suo appello per riforme condivise, ad evitare la fiducia e gli scontri. Invece sulle intercettazioni ecco fiducia, insulti in aula, giornalisti che pensano allo sciopero, toghe in rivolta. Al Csm i consiglieri vanno sull´Aventino. Giovedì sera le dimissioni di tre consiglieri dalla commissione per gli incarichi direttivi (Berruti, Maccora, Siniscalchi) furiosi per gli insulti di Alfano al Tg2 che li accusa di nominare i capi degli uffici con “l´agenda delle correnti sotto mano”.

Ieri si dimette anche Riviezzo. Ma Alfano li sbeffeggia, “tanto dovevano lasciare la commissione tra un mese”. Per tutta risposta altri 14 colleghi, tra togati e laici, firmano un documento in cui lo accusano di “grave scorrettezza istituzionale” e si riservano “altre e opportune iniziative”. Le dimissioni in massa con un anno di anticipo? Dai capi nominati è in arrivo un documento di protesta. Napolitano, da Napoli, raccoglie elementi e si occuperà di tutto lunedì. Ma c´è chi lo descrive come veramente infuriato. (repubblica.it)

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