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Libertà di stampa: giornalista ucciso in Messico, i colleghi in corteo accusano il governo Zeferino

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Acapulco, 4 ago 2009 – È il cinquantesimo reporter ucciso dal 2000 nel Paese del Continente americano definito “più pericoloso” per la stampa. Il corpo di Juan Daniel Martínez Gil, radiocronista di Radiorama, è stato ritrovato nei pressi del porto di Acapulco il 28 luglio, ma sugli autori e le cause del delitto non si sa nulla. La continua minaccia che arriva dal cartello dei narcotrafficanti.

Dopo la morte di un altro giornalista, Juan Daniel Martínez Gil, assassinato ad Acapulco, nel sud-ovest del Messico, per cause ancora da chiarire, i giornalisti della capitale dello Stato di Guerrero hanno dato vita ieri mattina ad un corteo di protesta per chiedere indagini approfondite che portino all´indivifuazioni dei responsabili.
Gil aveva 48 anni ed era il presentatore di vari programmi radiofonici per il gruppo “Radiorama”, si occupava di notizie locali e di cronaca. Scomparso il 27 luglio, il suo corpo è stato trovato il giorno seguente nei pressi del porto, semisepolto e con evidenti segni di tortura: la testa avvolta nello scotch, ferite in tutto il corpo ed uno straccio infilato in bocca. L´autopsia avrebbe rivelato che il reporter sarebbe morto lo stesso giorno della scomparsa. «Non si riusciamo a capire – ha dichiarato il collega di Radiorama, Arturo Pérez Calzada – quale possa essere il movente. Per quanto ne sappiamo non è stato minacciato: noi non trattiamo informazioni sul narcotraffico. È un caso molto strano». Gil è il secondo giornalista di Radiorama ad essere assassinato: già il 6 aprile 2007 Amado Ramírez Dillanes era stato ucciso a colpi di pistola mentre lasciava la radio. «Porgiamo le nostre condoglianze – ha commentato Reporters sans Frontières – ai parenti ed ai colleghi di Daniel Martínez Gil e sollecitiamo le autorità locali e federali a mobilitare mezzi adeguati, perchè siano rapidamente identificati gli autori del crimine». L´uccisione di Gil si inscrive in un turbine di violenza crescente contro i giornalisti messicani (e non solo): sono 50 i colleghi uccisi a partire dal 2000.
Martedì 28 luglio, infatti, è stato assassinato nella sua casa di Ciudad Juarez, città che sorge lungo il confine con il Texas, l´agente federale Jose Ibarra, che indagava sulla morte di Armando Rodriguez, il reporter di “El Diario”, ucciso il 13 novembre 2008 nella stessa città, che, con il triste record di 800 persone ammazzate soltanto nel 2008, è una delle più “insanguinate” del Messico.
La Federazione internazionale dei giornalisti ha bollato il Messico come il Paese più pericoloso del continente americano per i giornalisti, in particolare per coloro che si occupano di narcotraffico.
«Juan Daniel Martinez – ha affermato Carlos Lauria, coordinatore della Commissione per la protezione dei giornalisti per il continente americano – si unisce ad una lunga lista di reporter vittime dell´illegalità generale che affligge il Messico: lo Stato e le autorità federali devono indagare su questo omicidio e porre fine alle violenze contro la stampa messicana».
Per questo ieri mattina si è svolto un corteo di protesta ad Acapulco: per chiedere alle autorità un maggiore impegno a tutela della libertà di stampa, per ottenere presto un charimento sulla scomparsa di Gil, per sottolineare il problema della sicurezza in un Paese dilaniato dalle lotte tra i cartelli del narcotraffico. I manifestanti hanno sfilato lungo la via che porta dalla Costera Miguel Aleman alla Procura della Repubblica. Lo striscione in testa al corteo puntava il dito contro il governatore Zeferino: «Nemico e repressore dei giornalisti, le tue mani sono macchiate di sangue» era scritto, mentre il Fronte di Difesa Popular Francisco Villa, ne recava un altro: «Fermate la repressione, chiediamo giustizia». I dimostranti, sostenuti dalla Commissione per difesa dei diritti umani in Guerrero (Coddehum), da organizzazioni sociali, da politici e funzionari, ha fatto appello al Presidente della Repubblica Felipe Calderón Hinojosa, invitandolo a «volgere lo sguardo al porto (dove è stato ritrovato il corpo di Gil – ndr)». Durante la marcia, il segretario generale della sezione n. 25 del Sindacato Nazionale Scrittori Stampa, Cecilio Molina Martell, al quale il 14 giugno 2008 è stato ucciso il figlio all´uscita di un bar, ha gridato dall´altoparlante: «Durante l´amministrazione di Zeferino ci sono stati numerosi casi di repressione. Felipe Calderón, ti chiedo di inviare l´esercito, perchè è l´unico che lotta contro la criminalità organizzata. Lo Stato di Guerrero è parte del Messico ed è necessario che questi gruppi che seminano la morte nella città vadano via da qui». Giunti dinanzi alla sede della Procura, i manifestanti hanno trovato diversi poliziotti pronti a scattare foto dai tetti dei palazzi limitrofi.
La protesta si è conclusa con il ricordo di diversi colleghi vittime di omicidi rimasti irrisolti, come il corrispondente per “Televisa in Acapulco”, Amado Ramírez Dillane; il direttore del giornale “El Despertar de la Costa” di Zihuatanejo, sulla Costa Grande, Misael Tamayo Hernández; il giornalista di “El Debate de Tierra Caliente”, Rafael Aguilar Villafuerte; il fotografo di “Diario 21”, Jean Paul Ibarra; e poi Abel Bueno Leon, redattore di “Seven Days”, ucciso e bruciato nella sua auto sulla strada Chilpancingo-Tixtla, e Leodegario Aguilera Lucas, editore del “Mondo politico”, rapito nel 2004 e mai ritrovato. (agendacomunicazione)

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