Cerca
Close this search box.

Lutti: addio a Tullio Kezich, cronista della settima arte

Condividi questo articolo:

Roma, 17 ago 2009 – E così se ne va un pezzo di storia. Si, perché la storia (del cinema) la fanno anche i critici. Coloro che la scrivono, la storia, ne sono partecipi. Sempre. Tullio Kezich era il decano. Il critico più importante, uno di quelli che il cinema l´ha fatto sul campo. Che il cinema l´ha vissuto, amato fino in fondo, era la sua vita. Un amico di Fellini, prima di tutto. Ma non solo di Fellini. Kezich era l´autorità massima, senza boria, il compagno che ha vissuto e con il quale è sempre bello chiacchierare. E chi lo leggeva era come se fosse in un bar, lì in compagnia di Tullio a parlare di come Fellini girava i suoi film e di come loro abbiamo fatto la dolce vita.Uno scrittore, prima di tutto. Parole su parole, emozioni su emozioni. Lo sguardo di chi, con le lettere, parlava d´amore. Amore per il cinema, di un cinema del passato. Che non c´è più. Kezich era quel cinema, era quella vitalità, quella forza. Sempre sereno, perché consapevole di essere figlio di una generazione diversa. Una generazione di scrittori per il cinema che ci nuotavano in quel mare. Mai ai bordi, sulla battigia, a guardare e puntare il dito. E Kezich litigava con Fellini, come i veri amici fanno. Criticava il genio, poi gli faceva capire quanto per lui fosse importante. Sono morti dei ricordi, ne siamo consapevoli.
Ha insegnato, come solo pochi altri hanno saputo fare, la cosa più importate per un critico: la passione per ciò di cui si scrive. La cosa più importante per qualsiasi giornalista probabilmente. Ma l´arte, più di ogni altra cosa, deve essere amata per poter essere capita. E negli abituali racconti, sempre diversi, che scriveva per parlare dei film, ci raccontava essenzialmente questa sua passione. Il cinema è la vita, per questo ha bisogno di essere raccontato. E mai racconto sarebbe più bello e degno d´affetto.
Tullio Kezich lascia un vuoto. Un posto non colmabile, un´esperienza unica. Ma Tullio Kezich lascia anche un ricordo, nei cuori di chi con lui condivide la stessa passione per l´immagine che scorre veloce, troppo veloce. Il cinema è dolci momenti, attimi. Il cinema è la grandezza del sentimento umano, quella corda tesa tra la rabbia e la nostalgia.
La dolce vita di un innamorato
Nato a Trieste il 17 settembre 1928. Già nel ´41 entra nel mondo del cinema, scritto, come collaboratore di Cinema e Film. Nel 1946 è giornalista per Radio Trieste, e attraverso questa comincerà il suo lavoro di critico per il Festival di Venezia (una tra le sue più grandi passioni). A seguire una scalata che lo porterà a lavorare per la Settimana Incom, Panorama, La Repubblica e Il Corriere della Sera. Ma è celebre soprattutto per tutti i suoi libri scritti sulla settima arte. Con la particolare predilezione, che possedeva, di scrivere del suo vissuto, delle sue amicizie. I suoi volumi su Federico Fellini sono tra le cose più importanti in anni e anni di storia della critica cinematografica.
Ma Tullio Kezich era molto di più. Segretario di produzione per Zampa, prima, e collaboratore di Ermanno Olmi poi. Collaborò anche nel capolavoro dello stesso Olmi La leggenda del santo bevitore, vincitore del Leone d´oro a Venezia nel 1988. Ma fu anche produttore per Roberto Rossellini e attore.
Ecco, una vita nel cinema. Per il cinema. E non solo sul cinema. Questo è importante. Per chi lo leggeva era un´autorità, a prescindere. Per chi lo ascoltava era un maestro e un saggio. E chi adesso, commosso, piange per la morte di questo vecchio scrittore malato da tempo, sente di aver perduto qualcosa. Un amico, forse, prima di tutto. Leggere di un film appena uscito e non trovare più la sua firma, non sarà la stessa cosa. Chi si aspettava un qualche aneddoto raccontato e chi voleva capire, scavando fra le pieghe, il senso più romantico di quella poesia eterna che è l´arte filmata. Niente più giochi rimbalzanti a contatto, in scia. Niente più melodie suonate con leggerezza. Un pezzo di storia, la nostra storia, si propagherà nel vento. Onde, frusci che non dimenticheremo mai. Racconteremo di quell´uomo. Di quell´eterno giovane nel cuore. Racconteremo di come ci manca e di come le sue parole, inchiostri indelebili su carte, hanno contribuito a fare del cinema l´arte della poesia 24 volte al secondo. (corriere.it)

Il network