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Politica, giornali & veleni: Feltri contro l´Avvenire, salta il vertice Berlusconi-Bertone. Siddi, attacco incredibile. Bagnasco, disgustoso.

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Roma, 28 ago 2009 – Continua a salire il livello della polemica tra i vertici della Chiesa e Il Giornale, dopo l´attacco del direttore del quotidiano Vittorio Feltri, contro il numero uno del giornale dei vescovi Avvenire, Dino Boffo, sfociato nella decisione del Vaticano di annullare l´incontro all´Aquila tra il segretario di Stato monsignor Tarcisio Bertone e il premier Silvio Berlusconi.
´L´attacco che è stato fatto al dottor Boffo direttore di Avvenire è un fatto disgustoso e molto grave´, ha detto l´arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, prima di celebrare la messa per la festa del santuario della Madonna della Guardia. “Rinnovo al dottor Boffo – ha aggiunto Bagnasco – tutta la stima e la fiducia mia personale e quella di tutti i vescovi italiani e delle Comunità cristiane”.

Oggi il giornale dei vescovi pubblica la lettera del direttore già resa nota ieri, la nota della Cei e la solidarietà della redazione. Nella missiva il direttore del quotidiano della Cei denuncia “un killeraggio giornalistico allo stato puro” portato avanti dal Giornale di Feltri che ha montato “una vicenda inverosimile, capziosa e assurda”. “Siamo, pesa dirlo, alla barbarie”. “Nel confezionare la sua polpettona avvelenata Feltri, tra l´altro – scrive Boffo – si è guardato bene dal far chiedere il punto di vista del diretto interessato: la risposta avrebbe probabilmente disturbato l´operazione che andava (malamente) allestendo a tavolino al fine di sporcare l´immagine del direttore di un altro giornale e di disarcionarlo. Quasi che non possa darsi una vita personale e professionale coerente con i valori annunciati. Sia chiaro che non mi faccio intimidire, per me parlano la mia vita e il mio lavoro”.

In coda alla lettera vengono pubblicate la nota ufficiale con cui la Cei conferma la sua “piena fiducia al direttore Boffo per l´”indiscussa capacità professionale, equilibrio e prudenza”. Quindi, il comunicato del Comitato di redazione di Avvenire che si schiera, solidale, al fianco del suo direttore.

E Feltri replica sul suo Giornale: non sono pentito, se i moralisti attaccano continuerò a reagire. “Silvio Berlusconi ha diramato un comunicato nel quale si dissocia dal Giornale perché contrario alle polemiche sulla vita intima di chiunque – scrive Feltri – Ci saremmo stupiti se il premier avesse detto il contrario, e cioè che approvava la nostra iniziativa. Non c´è bisogno di rammentare che il compito di decidere in una redazione spetta al direttore il quale può essere licenziato da un momento all´altro, ma non limitato nei suoi poteri”. E nell´editoriale Feltri dice di non essere “affatto pentito di aver divulgato la notizia su Boffo e, in una circostanza analoga, il mio atteggiamento non cambierebbe di una virgola”. E poi conclude: “Finché i moralisti speculeranno su ciò che succede sotto le lenzuola di altri, noi ficcheremo il naso (turandocelo) sotto le loro”.

Bossi: “Serve chiarimento con la Chiesa”. Con la Chiesa c´è bisogno di un “chiarimento”, per questo Umberto Bossi e Roberto Calderoli andranno insieme in Vaticano, “per ricordargli le nostre radici cristiane”. A spiegarlo è stato il segretario del Carroccio, Umberto Bossi, in partenza dalla stazione di Bergamo per quella di Alzano Lombardo, dove partecipa alla Berghem Fest.
“Ci andiamo – ha ribadito – per ricordare che la nostra matrice è cristiana e cattolica. La Lega è l´unico partito che veramente ha radici cristiane”. (repubblica.it)
“E´ cosa non qualificabile che per contrastare e far cessare (inutilmente crediamo) voci e idee che sono, anche senza pregiudizio politico, fuori dal coro e non classificabili secondo immediati schemi della politica, si vada a scandagliare nelle fogne, come ha fatto oggi il giornale di famiglia del Capo del Governo, nei confronti nel quotidiano dei vescovi, l´Avvenire, e del suo direttore Boffo”. Parla il segretario della Fnsi, Franco Siddi. “Tanto palese appare infatti lo scopo: non tanto quello di informare ma quello di scagliare fango in modo da “pareggiare” mediaticamente conti improponibili. E´ incredibile che, attraverso questa via, si voglia limitare e intimidire il giornale dei vescovi nella liberta´ di dire la loro in testimonianza dei propri principi di fede e al direttore e ai giornalisti di Avvenire di esercitare la loro funzione nell´opera di informazione e di critica senza travestimenti. Ogni giornale ha legittimamente una sua linea e ogni indirizzo diverso va rispettato, secondo, pero´, un´etica della convivenza che non puo´ mai far venir meno la civilta´ del confronto ne´ ridurre gli accadimenti a occasioni di lotta feroce e di resa dei conti vendicativa tra fazioni e parti che magari stanno altrove”. (agi)——————————————————————————————————————————————
Qualche tentativo di capirci di più, per chi tra viaggi e ombrelloni si fosse perso qualche pezzo. Needless to say, senza alcuna pretesa di verità assoluta.

Perché il Giornale di Feltri ha lanciato questo durissimo attacco al direttore dell’Avvenire?

Per rispondere bisogna fare un passo indietro. Berlusconi ha deciso, dopo due mesi trascorsi a difendersi per il caso Noemi-D’Addario-Tarantini etc, di passare al contrattacco. Questo contrattacco aveva come precondizione le nomine nel suo gruppo di direttori che usassero “la spada invece del fioretto” (Berlusconi 1994). Così si è deciso di richiamare al Giornale Feltri (al posto del peso leggero Giordano) e di promuovere a Panorama Giorgio Mulé, tendenza Previti (”Non facciamo prigionieri”, Previti 1996).

E cosa c’entra l’Avvenire?

Le nuove nomine erano prodromiche a una serie di campagne contro tutti quelli che nei mesi scorsi hanno criticato il premier. I cronisti del gruppo Berlusconi sono stati incaricati di cercare qualsiasi cosa potesse mettere in imbarazzo i critici del Cavaliere, anche avvalendosi di aiuti non giornalistici. Il che ha portato a pedinamenti, intercettazioni, passaggi al setaccio del passato di ciascuno. Obiettivo principale di queste ricerche è stato il gruppo Espresso-Repubblica, poi si è passati anche ad altre testate critiche verso il Cavaliere, come appunto l’Avvenire. Mentre alla Stampa e al Corriere, i cui nuovi direttori peraltro sono più graditi al premier rispetto ai precedenti, sono stati mandati messaggi più trasversali, come le campagne contro la famiglia Agnelli.

E così si è arrivati all’attacco a Boffo.

Esattamente. Ma il problema di chi è intellettualmente onesto adesso non è difendere o meno il direttore dell’Avvenire, magari solo per il fatto che è stato attaccato dal Giornale. Il problema è capire gli scopi dell’attacco di Berlusconi e Feltri a Boffo, che sono tre: due palesi e uno meno.

Iniziamo dai primi due.

Il più palese è “provare” che Berlusconi non è peggiore di quelli che lo attaccano. Se sono tutti colpevoli, nessuno è colpevole. Insomma, il “così fan tutti” usato come espediente autoassolutorio. Lo stesso meccanismo per cui pochi giorni prima Feltri era partito lancia in resta contro le (finora presunte) evasioni fiscali del gruppo Agnelli. Il meccanismo è logicamente senza senso (se io rubo e il mio vicino di casa fa il ricettatore, io continuo a essere un ladro) eppure funziona mediaticamente, in termini di consenso dell’elettore che “ha un’eta mentale di quattro anni” (Berlusconi 2007).

Il secondo?

Intimidire tutti quelli che hanno scritto o scriveranno di Berlusconi: occhio che se attacchi il premier ma poi paghi la colf in nero o non versi gli alimenti all’ex moglie, io ti sputtano in prima pagina. Entrambi i colpi sono andati a segno, hanno probabilmente funzionato.

Il terzo?

Costringere la Chiesa a una scelta, o meglio servire un assist a quanti in Vaticano stanno con il premier. Infatti Oltretevere dopo il caso Noemi/D’Addario sono emerse due linee: una filopremier (perdoniamo il peccatore purchè continui a seguire la nostra linea su Dico, fecondazione assistita, biotestamento, finanziamenti alle scuole private etc) e una più dura verso il Cavaliere, impersonata da Famiglia Cristiana e Avvenire. A Berlusconi serve che prevalgano i primi, naturalmente.

E’ un colpo riuscito?

Sul breve e in apparenza no, come si è visto dalle reazioni della Cei. Ma sul lungo forse sì, perché l’immagine di Boffo – e quindi della sua parte in Vaticano – ne è uscita molto indebolita.

Ma è così importante l’Avvenire?

A Berlusconi, che si è sempre presentato come un buon cattolico e un amico della Chiesa, gli attacchi del quotidiano della Cei davano molto fastidio, perfino più di quelli dei “comunisti” di Repubblica. E la prova sta nel fatto che lui stesso ne ha parlato (”sono caduti nel tranello”) nell’autointervista che Berlusconi pochi giorni fa si è fatto tramite Signorini su Chi.

Però poi Berlusconi ha preso le distanze da Feltri, si è dissociato…

Berlusconi ha consiglieri diversi: sempificando, potremmo parlare di falchi e colombe. Tra questi ultimi c’è Gianni Letta, il cui intervento è stato fondamentale per questa formale dissociazione. Ma solo un ingenuo può credere che dietro l’articolo contro Boffo – così come dietro le campagne contro De Benedetti, contro Ezio Mauro e contro il gruppo Agnelli – non ci sia la pianificazione del Cavaliere.

Ma Berlusconi è davvero, come dice Giuliano Ferrara, al 24 luglio, cioè al giorno prima della caduta?.

Sarebbe sciocco confondere gli auspici con le previsioni. Tuttavia il premier ha senza dubbio un’immagine appannatissima all’estero e conta pochissimi amici nei governi stranieri. La cancelliera Merkel lo detesta e il presidente Obama non gradisce i legami troppo stretti con Gheddafi e Putin. Per la prima volta nel Dopoguerra, a Palazzo Chigi c’è un inquilino allo stesso tempo poco amato a Washington, disistimato in Europa e con parecchi avversari in Vaticano.

Questo all’estero. Ma sul piano interno?

I sondaggi continuano a essergli favorevoli, e questo rafforza le sue intenzioni bellicose. Poi ci sono le debolezze e le divisioni nell’opposizione, che costituiscono un ottimo ricostituente per l’esecutivo. Tuttavia nel Pdl, fino a pochi mesi fa compatto attorno al suo fondatore, iniziano a intravedersi crepe sempre più preoccupanti per il Cavaliere. Lo smarcamento di Fini è ormai evidente. Quello di Letta e Tremonti no, ma non si tratta più solo di rumours. Rumours che invece riguardano molti parlamentari di centrodestra, che secondo alcuni sarebbero pronti a liberarsi del padre-padrone che li ha creati. Infine ci sono settori produttivi e “poteri forti” (per usare un’espressione molto usata dall’entourage del premier) che non accettano più che il Paese sia bloccato dallo scontro frontale pro e contro Berlusconi, quindi vagheggiano nuovi equilibri: magari con un ruolo centrale di Fini o di Casini. Quest’ultimo molto gradito alla Chiesa e non sgradito al Pd. Di qui l’incubo di Berlusconi.

Quale?

Quello di un 25 luglio, appunto. Il tradimento di alcuni dei suoi per la creazione di un esecutivo centrista attorno a Casini o ad altri, magari con l’appoggio dei dalemiani che si avviano a riprendere in mano il Pd.

Quindi cosa c’è da aspettarsi in autunno?

Botte da orbi, probabilmente. In teoria Berlusconi potrebbe ancora ammorbidire i toni, seguire i consigli di Letta, riannodare i fili con Obama e il Vaticano, attenuare lo scontro. Ma nulla, nelle sue ultime mosse, fa pensare che prenda questa strada, anzi. E il 6 ottobre la Corte Costituzionale giudicherà la legittimità del Lodo Alfano. (espresso.it)

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