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Caso "Avvenire": Mogavero (Cei), Boffo potrebbe dimettersi. Rutelli, i Servizi non c´entrano

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Roma, 31 ago 2009 – A parlare di possibili dimissioni di Dino Boffo in ambito ecclesiale è monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del consiglio Cei per gli Affari giuridici. «Non certo per ammissione di colpa, ma per il bene della Chiesa e del giornale» spiega, ma poi in serata chiarisce che «la scelta spetta a lui e a chi lo ha designato», ribadendo «stima e apprezzamento» per il direttore di Avvenire dopo l´attacco del Giornale di Vittorio Feltri. Poco dopo è il segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, a esprimere con una telefonata «incoraggiamento e sostegno» a Boffo. Dalla Santa Sede sarebbero arrivate diverse attestazioni di solidarietà al giornalista, dopo che il presidente della Cei Angelo Bagnasco ha espresso personalmente una posizione di chiara condanna contro l´iniziativa di Feltri. Ma la polemica politica si infervora, con il Pd pronto a scendere in piazza per la libertà di informazione e a chiedere in Parlamento chiarezza sulla nota anonima pubblicata dal Giornale. Antonio Di Pietro ha presentato un esposto all´autorità giudiziaria per sapere «chi sono il mandante e l´esecutore dell´attività di dossieraggio».
«NON NUOCERE AL GIORNALE» – Monsignor Mogavero era stato chiaro: «Se Boffo ritiene che tutta la vicenda, pur essendo priva di fondamento, possa nuocere alla causa del giornale o agli uomini di Chiesa, potrebbe anche decidere di dimettersi. In effetti in Italia chi si dimette è sempre ritenuto colpevole, ma non sempre è così. Se Boffo accettasse anche di passare per un disgraziato pur di non nuocere alla causa del giornale, farebbe la cosa giusta. Poi nelle sedi opportune si accerteranno debitamente i fatti». La precisazione arriva qualche ora dopo dalla diocesi di Mazara: «Non ho mai chiesto le sue dimissioni, è una scelta che spetta a lui e a chi lo ha designato».

FELTRI: DECIDE LA CHIESA – Anche il direttore del Giornale ha preso poi le distanze dall´ipotesi di dimissioni del collega: «Non entro nel merito di decisioni che riguardano la Chiesa e i suoi giornalisti – ha detto Feltri -. Queste cose devono avvenire nell´ambito della Cei, sono cose che devono decidere loro, io non sono neanche credente. Ho pubblicato la notizia nel momento in cui ho avuto in mano la documentazione pur sapendola già da prima: senza documentazione non avrei potuto azzardarmi a scriverla. Se avessi avuto la documentazione prima, l´avrei pubblicata su Libero».

SECONDO EDITORIALE – Comunque il direttore di Avvenire non sembra intenzionato ad accogliere l´invito a farsi da parte. Martedì mattina Dino Boffo pubblicherà un secondo intervento (dopo quello di domenica), per spiegare cosa c’è dietro la lettera anonima spedita almeno tre mesi fa e inviata a circa 300 persone, tra vescovi, una vasta rappresentanza della Curia e alcuni direttori di giornali. Il quotidiano della Cei dedicherà ben tre pagine alla vicenda, nella rubrica «Il direttore risponde», in cui compariranno anche lettere di solidarietà arrivate in redazione. «Boffo è molto provato e umanamente a pezzi, come anche tutta la sua famiglia – dice una fonte a lui vicina -, ma non ha intenzione di arrendersi». Tuttavia la voce di possibili dimissioni nell’arco di qualche mese è circolata in modo insistente, tanto più che una frangia dell’episcopato italiano – quella legata all’ala progressista – non è in totale accordo con le posizioni di Boffo.

«AVVERTIMENTO MAFIOSO» – A proposito della lettera anonima inviata a tutti i vescovi, monsignor Mogavero conferma: «L’ho ricevuta anche io, poco prima di Pasqua. È un momento di grande imbarbarimento, questa storia si contorna sempre più di tinte sgradevoli. Ho subito pensato che fosse un’operazione pilotata da qualcuno, diretta a noi vescovi, un’operazione squallida, quasi un avvertimento mafioso (forse nei confronti dei cardinali Ruini e Tettamanzi, citati nel testo, ndr). A me è arrivata una fotocopia, ma c’era tanto di carta intestata, e il pezzo riconduceva al casellario giudiziario. Le ipotesi dunque sono due: o qualcuno ha messo mano a documenti riservati – e questo è estremamente grave – o qualcuno ha diffuso la notizia falsa per far scoppiare una bomba ad orologeria. È un’operazione squallida, che non ha nessuna credibilità. Lo scopo? Forse delegittimare i vescovi, o Avvenire, o Boffo? Oppure spaccare ulteriormente il mondo cattolico? Ma né l’uno né l’altro scopo è stato raggiunto e le posizioni espresse in passato da Avvenire sulle principali vicende politiche italiane rimangono valide».

LA NOTA ANONIMA – Dunque resta un mistero l´origine del mini dossier anonimo reso pubblico da Feltri, che accusa Boffo di molestie ai danni della moglie dell´uomo con cui avrebbe avuto una relazione omosessuale e che da mesi giace sulle scrivanie di mezzo episcopato italiano. Secondo una ricostruzione dell´agenzia Apcom potrebbe essere partita da ambienti dell’università Cattolica di Milano e recapitata in prima battuta alla diocesi ambrosiana e all’istituto Giuseppe Toniolo presieduto dal cardinal Dionigi Tettamanzi. L´invio del documento risalirebbe al momento in cui si stava discutendo la riconferma della nomina di Boffo a segretario dello stesso istituto Toniolo. In serata lo stesso arcivescovo di Milano ha espresso «stima e gratitudine» al direttore di Avvenire, rivelando di aver cestinato la famosa lettera anonima. «Rinnovo la mia stima per il dottor Dino Boffo – scrive Tettamanzi – e la mia gratitudine per il servizio che rende alla comunità cristiana e al nostro Paese, e dico la mia vicinanza umana ed evangelica per il momento di prova che sta attraversando».

CHIESA-GOVERNO – In ambienti ecclesiali si dice che, mentre la sentenza è vera, «l’informativa aggiuntiva potrebbe essere una bomba a orologeria per regolare questioni personali o politiche». Secondo monsignor Mogavero in ogni caso la vicenda «pesa» nelle relazioni tra Chiesa e governo perché «indubbiamente in situazioni come questa c´è uno spirito di corpo che si ricompatta anche se precedentemente vi poteva essere una situazione sfilacciata». «Se il premier Silvio Berlusconi – continua il vescovo di Mazara – cerca un riavvicinamento con la Chiesa deve semplicemente cambiare stile di vita, deve semplicemente fare il politico e non il manager o l´uomo di spettacolo». Poi, prosegue Mogavero, «il giudizio sulla sua politica lo daranno il Parlamento e la storia ma se cerca la vicinanza con il mondo ecclesiastico deve assumere un rigoroso stile di vita. Non ci interessa la sua vita privata, ci interessa che non ne faccia motivo di spettacolo».

«I SERVIZI NON C´ENTRANO» – Entrando nel merito della vicenda Boffo, il presidente del Copasir Francesco Rutelli ha escluso un coinvolgimento dei Servizi, assicurando la «massima attenzione contro eventuali deviazioni». «A proposito degli articoli di stampa che ipotizzano la formazione di documentazione illecita nell´ambito delle polemiche in corso, il presidente del Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica Francesco Rutelli – si legge in un comunicato- ha reso noto che il comitato non ha ricevuto finora alcuna segnalazione su coinvolgimenti diretti o indiretti di persone legate ai servizi di informazione. Il Copasir dedicherà il massimo di attenzione ad ogni notizia a questo proposito e vigilerà perché non si registrino deviazioni, in qualunque direzione, dai compiti istituzionali in un momento molto delicato per la vita democratica». Lunedì pomeriggio a San Macuto c´è stato un lungo incontro tra lo stesso Rutelli e il direttore del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) Gianni De Gennaro. Al centro del colloquio diverse questioni di stretta attualità, tra cui la vicenda Boffo.

IL FASCICOLO A TERNI – Informativa a parte, negli archivi del tribunale di Terni è conservato il fascicolo processuale che riguarda il direttore di Avvenire, all´epoca costretto a pagare un´ammenda di 516 euro. Sulla vicenda lunedì mattina il procuratore Fausto Cardella, che all´epoca dei fatti non guidava ancora l´ufficio, non ha voluto fare commenti. Si è limitato a confermare che nessuna iniziativa è stata presa dalla Procura in seguito alla pubblicazione della notizie riguardanti Boffo. Da parte sua il gip di Terni Pierluigi Panariello ha spiegato che nel fascicolo riguardante il procedimento per molestie a carico di Dino Boffo «non c´è assolutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni sessuali». Il giudice si sta occupando della vicenda essendo stato chiamato a decidere in merito alle richieste di accesso agli atti presentate da diversi giornalisti. Non si trovano invece più a Terni il pubblico ministero che coordinò l´inchiesta e il gip che firmò il decreto penale di condanna nei confronti di Boffo per molestie. Lo stesso giornalista ha sempre contestato le accuse e nel corso dell´inchiesta ha negato la paternità delle presunte telefonate moleste, ipotizzando che ad averle fatte potesse essere stato un suo collaboratore.

CESA E ROTONDI – A sostegno del giornalista è sceso in campo il segretario dell´Udc Lorenzo Cesa: «L´attacco a un giornale libero come Avvenire che per tutti noi cattolici è un punto di riferimento è vergognoso ed è un segno del degrado della politica dei nostri tempi» spiega il leader centrista a margine del sit-in di protesta davanti all´Ambasciata libica di via Nomentana a Roma contro la visita del premier Berlusconi a Tripoli. Cesa si augura che venga fatta luce «sul dossier che è girato tra le redazioni e lo si faccia in Parlamento nella commissione competente che è il Copasir». Per il ministro per l´Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi, «questo è uno dei casi in cui serve solo la preghiera per tutti i protagonisti di questo doloroso capitolo della vita nazionale».

FASSINO E DI PIETRO – «Il livello di imbarbarimento nel rapporto tra politica e informazione è tale che necessita di un momento di riflessione e di responsabilità» sostiene Piero Fassino. All´esponente del Pd replica il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto: «Quello che afferma Fassino sull´imbarbarimento dello scontro politico-giornalistico è condivisibile se riguarda ciò che è successo in Italia da alcuni mesi a questa parte e se si rivolge a trecentosessanta gradi a tutti i mezzi di comunicazione di massa, giornali e trasmissioni televisive, che si sono esibiti su questo terreno». Infine, l´Italia dei Valori ha presentato un esposto alla autorità giudiziaria sulla vicenda. «È sbagliato prendersela con Feltri, in quanto ha dato la notizia di un atto giudiziario esistente – afferma Antonio Di Pietro -. È necessario invece prendersela con il mandante e l´esecutore dell´attività di dossieraggio. Qualcuno si è messo a fare veline, dossier, per conto di qualche “eccellenza”: vorrei sapere chi è l´eccellenza, chi lo ha ordinato e chi lo ha eseguito».

CAPEZZONE – Alla difesa di Vittorio Feltri pensa invece Daniele Capezzone: «Se qualcuno, nell´opposizione, pensa di poter intimidire o imbavagliare Feltri e Il Giornale, si sbaglia di grosso – dice il portavoce del Popolo della Liberta -. E non solo per la forza, la tenacia, la qualità umana e giornalistica di Feltri, ma anche perché lui e il suo quotidiano hanno l´appoggio, il sostegno e la fiducia dei milioni di italiani che, in questi giorni, hanno ancora una volta potuto constatare l´ipocrisia e il doppiopesismo della sinistra. Pd e soci sono stati pronti a tutto quando si trattava di colpire Berlusconi. Oggi sono divenuti improvvisamente paladini della privacy». (corriere.it)

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