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Caso "Avvenire": Dino Boffo si è dimesso. La Cei, attacco inqualificabile. Fnsi, gesto estremo a difesa della libertà

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Roma, 3 set 2009 – Dino Boffo si è dimesso da direttore dell´Avvenire con una lettera inviata al cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana: ´Non posso più accettare una guerra sul mio nome´. Immediata la replica della Cei che ha accettato la scelta ´con profondo rammarico´. Le dimissioni, a cui sono seguite le reazioni del mondo politico e della stampa, sono state rassegnate nello stesso giorno in cui sul quotidiano dei vescovi italiani è uscita l´autodifesa di Boffo dal titolo ´Dieci falsità: le deformazioni del Giornale e la realtà dei fatti´. Un testo che aveva lo scopo di chiarire definitivamente la vicenda giudiziaria del 2002 tirata fuori dal quotidiano diretto da Vittorio Feltri.
Le dimissioni: “Violentata la mia famiglia”. Nella sua lettera di dimissioni, Dino Boffo spiega di volere lasciare la direzione dell´Avvenire perchè si sente al centro di una “bufera gigantesca” frutto di una campagna di stampa che ha “violentato me e la mia famiglia”. E che per tanto intende allontanare il più possibile la sua persona, oggetto dell´attacco di Vittorio Feltri, dal giornale dei vescovi italiani . “Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora per giorni e giorni una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani”.

Bagnasco: “Attacco mediatico inqualificabile”. “Il presidente della Conferenza episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, prende atto con rammarico delle dimissioni irrevocabili del dottor Dino Boffo dalla direzione di Avvenire, TV2000 e RadioInblu´´. Lo comunica l´Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. “Nel confermargli, personalmente e a nome dell´intero episcopato, profonda gratitudine per l´impegno profuso in molti anni con competenza, rigore e passione, nel compimento di un incarico tanto prezioso per la vita della chiesa e della società italiana – afferma la nota della Cei – esprime l´inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico. Apprezzando l´alta sensibilità umana ed ecclesiale che lo ha sempre ispirato – conclude la nota – gli manifesta vicinanza e sostegno nella prova, certo che il suo servizio alla Chiesa e alla comunità civile non verrà meno”.

L´autodifesa. Sul numero dell´Avvenire di oggi Dino Boffo ha pubblicato la sua autodifesa. L´articolo dal titolo “Dieci falsità: le deformazioni del Giornale e la realtà dei fatti” parte dalla “nota informativa” di matrice giudiziaria in cui si definisce Boffo “un noto omosessuale” protagonista di “una relazione con un uomo sposato”: “Solo una lettera anonima diffamatoria”, da cui proviene anche la notizia che Boffo sarebbe stato “attenzionato dalla Polizia di Stato per le sue frequentazioni”. Nulla di tutto ciò, “è contenuto in un documento giudiziario. La schedatura è stata anche smentita, dopo una verifica, dal ministro dell´Interno”.

Le telefonate. La “querela” sporta da una signora di Terni, ha spiegato l´Avvenire, è un altro falso: la denuncia fu sporta contro ignoti e fu rimessa dopo che venne ipotizzato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio. Anche perché lui conosceva la donna vittima delle molestie, e lo ha ammesso (mentre Il Giornale scrive che Boffo avrebbe dichiarato di “non aver mai conosciuto la donna”). Per quanto riguarda le intercettazioni, il gip di Terni ha confermato: agli atti ci sono semplicemente i tabulati dai quali emergono telefonate partite da uno dei telefoni cellulari dell´ufficio di Boffo.

L´omosessualità. Secondo l´Avvenire il dettaglio sarebbe stato “pruriginosamente tirato in ballo dall´estensore della famigerata “informativa anonima” e dal Giornale che ha coagulato l´attacco diffamatorio proprio su questo punto”. E per quanto riguarda pedinamenti e molestie, agli atti c´è solo un riferimento a “rapporti sessuali”: ma, come ha specificato il gip di Terni “tra la donna e suo marito”.

Il patteggiamento. E se Il Giornale afferma che Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di “patteggiare” la pena, il diretto interessato ha precisato che “non ha patteggiato alcunchè e ha sempre rigettato l´accusa di essere stato autore di telefonate moleste”. Boffo inoltre non avrebbe mai, come invece sostiene il quotidiano diretto da Feltri, reso pubbliche ricostruzioni della vicenda. Il testo pubblicato dall´Avvenire ha concluso ribadendo, all´ultimo dei dieci punti, la falsità della cosiddetta “nota informativa”: “La campagna diffamatoria incredibilmente ingaggiata dal Giornale si basa sin dall´inizio sulle gravissime affermazioni e deformazioni contenute in quel testo anonimo”. (repubblica.it)

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Sempre pronto a “spettinare il lettore”, come ama dire, Dino Boffo è stato direttore di Avvenire dal 1994, quando a soli 41 anni conquistò la guida della testata, facendo crescere il numero di copie vendute e promuovendo una rivoluzione grafica.

Nato ad Asolo 56 anni fa, si è laureato in lettere classiche all´Università di Padova, dal ´77 all´80 è stato segretario generale dell´Azione cattolica e poi dal 1978 è all´Avvenire, facendo parte per 11 anni del consiglio di amministrazione.

Nel 1997 figura nel gruppo di fondazione di Sat 2000, l´emittente satellitare, ora anche in digitale terrestre, dove realizza una delle prime integrazioni tra carta stampata, radio e tv. Del resto l´innovazione è nelle sue corde ed è in questa direzione che ha guidato il quotidiano della Cei mai sottraendosi alle polemiche e agli scontri, anche diretti, con giornalisti e con politici. Boffo ha affrontato tutti i temi scottanti degli ultimi anni, dalla procreazione assistita, all´immigrazione, al conflitto d´interessi, al terrorismo fino ai recenti interventi sull´inchiesta di Bari e gli incontri del premier con la escort Patrizia D´Addario. Su questo tema, il giornale di Boffo, a firma del direttore, aveva parlato per primo di uno “scenario di desolazione” che “non convince e non piace al paese reale”.

E´ dalla sua rubrica di colloquio con i lettori che il direttore sceglie di sollevare la questione morale e gli dedica diversi interventi. Rivendica Boffo che il giornale dei vescovi italiani si sia pronunciato “in modo netto sul piano dei contenuti e della prassi” e che “chiunque è stato raggiunto dai loro interventi ha capito quello che si doveva capire”. Una serie di editoriali che ebbe una replica del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un´intervista a Chi: “Sono caduti anche loro nel tranello delle calunnie contro di me, prendendo per vere notizie false”.

Non è stata certo questa la prima delle prese di posizione di Boffo, spesso originali, come quando nel 2003 accolse l´iniziativa di Gad Lerner a pregare in Sinagoga dopo gli attentati di Istanbul. Di questa sua originalità è indicativo ad esempio l´invito a collaborare al giornale, al suo esordio, ad Adriano Celentano che aprì la sua collaborazione con un commento alla decisione del Parlamento europeo di consentire alle coppie gay il matrimonio e l´adozione di figli. In quella occasione Boffo disse: “vogliamo fare un quotidiano con l´anima, ma anche un po´ disinibito”.

Disinibito ed originale perché ad esempio ha sempre snobbato i gadget criticandoli apertamente per non fare “un giornale di tossicomani di gadget”. Perché ha lanciato il fumetto, ha offerto giornalini per bambini puntando sempre moltissimo ai giovani, al loro mondo, ai loro interessi. Una linea premiata col superamento di quota 100 mila copie al giornale già in occasione dei 40 anni della testata compiuti nel 2008, quando aprì anche il sito internet. (ansa.it)
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La lettera con cui Dino Boffo ha rassegnato le dimissioni dal quotidiano L´Avvenire scatena le reazioni del mondo della politica e del giornalismo. C´è chi, come il direttore de Il Giornale Vittorio Feltri parla di “affari interni alla Chiesa” e chi parla di gesto estremo a difesa della libertà di tutti come il segretario della Federazione nazionale della stampa italiana.

Feltri: “Non volevo le sue dimissioni”. “Sono affari interni alla chiesa. Io non pensavo minimamente a questo quando ho scritto e ho fatto scrivere le cose che hanno provocato tutto questo problema. Immagino che Boffo avesse i suoi buoni motivi per dimettersi. La cosa che mi piacerebbe succedesse è che si tirassero fuori i documenti che provano che quanto scritto dal Giornale era del tutto fondato in maniera che si smettesse con attacchi sgangherati nei confronti del mio giornale e del sottoscritto, che degnamente lo dirige”.

L´Avvenire: “Non ci piegheremo alle intimidazioni”. “Le dimissioni rassegnate oggi dal
direttore Dino Boffo sono l´amaro e sconcertante esito del plateale e ripugnante attacco mediatico a cui Boffo e il nostro quotidiano sono sottoposti da giorni”. Lo dice il Comitato di redazione dell´Avvenire che, annunciando per le ore 16 un´assemblea dei redattori, esprime vicinanza a Dino Boffo e conferma la propria volontà di proseguire il lavoro senza piegarsi alle intimidazioni”. Reazioni alla notizia arrivano anche dall´Unione della stampa cattolica che parla di “giornate orribili per il giornalismo” e da molti esponenti politici dell´opposizione che tornano a usare la parola killeraggio.

Fnsi: “Gesto estremo a difesa della libertà di tutti”. Le dimissioni di Dino Boffo dalla direzione di Avvenitre e delle altre testate cattoliche rappresentano ´´la conclusione di una vicenda che deve addolorare tutti i giornalisti che credono nel rispetto delle persone e delle idee di tutti´´. Questo il primo commento del segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana, Franco Siddi. A nome della Fnsi, riconosce un ´´grande dignità intellettuale nel gesto di Dino Boffo che merita alta considerazione e sulla quale si misura il suo spessore umano e professionale. Il suo è stato un gesto estremo e doloroso a tutela della libertà sua, del suo giornale, del suo editore particolare, i vescovi italiani´´. ´´Certamente grande è il disagio per questa vicenda in cui, un concatenarsi di iniziative che promosse o riconducibili a sedi diverse, hanno visto una forma di giornalismo proporsi, di fatto, – aggiunge il segretario nazionale della Fnsi – come arma impropria contro giornali o giornalisti non più concorrenti ma considerati, nella sostanza, nemici, se possibile da colpire o rimuovere. Sono convinto che i vescovi italiani e il loro giornale non rinunceranno alla propria libertà di testimonianza nella propria fede e di missione editoriale – conclude Siddi – secondo i propri, autonomi convincimenti. Ogni ingerenza diversa sarebbe, diversamente, una ferita alla libertà di tutti´´.

Stampa cattolica: “Giornata orribile per il giornalismo”. L´Unione della stampa cattolica
definisce “giornate orribili per il giornalismo italiano” quelle appena trascorse. “Si usano i giornali come strumenti di lotta politica e come pugnali per colpire alla schiena gli avversari del momento, come ha fatto Vittorio Feltri contro Dino Boffo al quale i giornalisti dell´ Ucsi esprimono piena solidarietà umana e professionale”. “La tecnica di infangare chi esprime legittime e libere posizioni anche scomode per determinati poteri, utilizzando fonti anonime e non controllate (quando la veridicità delle fonti è notoriamente un principio base del giornalismo) – afferma l´Ucsi – è stata usata come un avvertimento minaccioso, forse diretto in particolare al mondo cattolico italiano. E´ una tecnica ripetibile che deve essere stroncata sul nascere prima che dilaghi nella lotta politica, rischiando di uccidere un giornalismo che innanzitutto rispetti la dignità della persona, il diritto dei lettori ad essere correttamente informati, la pluralità delle posizioni e non consideri le ´notizie´ come un manganello”. (repubblica.it)
————————————————————————————————————————————- Ecco il testo integrale della lettera di dimissioni di Dino Boffo inviata al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

“Da sette giorni la mia persona è al centro di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere. L´attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce che è stato sferrato contro di me dal quotidiano ´Il Giornale´ guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da ´Libero´ e dal ´Tempo´, non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l´ha oggi e non l´avrà domani”.

“Qualcuno, un giorno, dovrà pur spiegare perchè ad un quotidiano, ´Avvenire´, che ha fatto dell´autonomia culturale e politica la propria divisa, che ha sempre riservato alle istituzioni civili l´atteggiamento di dialogo e di attenta verifica che è loro dovuto, che ha doverosamente cercato di onorare i diritti di tutti e sempre rispettato il responso elettorale espresso dai cittadini, non mettendo in campo mai pregiudizi negativi, neppure nei confronti dei governi presieduti dall´onorevole Berlusconi, dovrà spiegare, dicevo, perchè a un libero cronista, è stato riservato questo inaudito trattamento.

“E domando: se si fa così con i giornalisti indipendenti, onesti, e per quanto possibile, nella dialettica del giudizio, collaborativi, quale futuro di libertà e di responsabilità ci potrà mai essere per la nostra informazione? Quando si andranno a rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il ´pro´ e ´contro´ di altri due di essi, e le mie tre risposte ad altrettante lettere che ´Avvenire´ ha dedicato durante l´estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparirà ancora più chiaramente l´irragionevolezza e l´autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico”.

“Grazie a Dio, nonostante le polemiche, e per l´onestà intellettuale prima del ministro Maroni e poi dei magistrati di Terni, si è chiarito che lo scandalo sessuale inizialmente sventagliato contro di me, e propagandato come fosse verità affermata, era una colossale montatura romanzata e diabolicamente congegnata. Fin dall´inizio si era trattato d´altro.

“Questa risultanza è ciò che mi dà più pace, il resto verrà, io non ho alcun dubbio. E tuttavia le scelte redazionali che da giorni taluno continua accanitamente a perseguire nei vari notiziari dicono a me, uomo di media, che la bufera è lungi dall´attenuarsi e che la pervicace volontà del sopraffattore è di darsi ragione anche contro la ragione. Un dirigente politico lunedì sera osava dichiarare che qualcuno vuole intimorire Feltri; era lo stesso che nei giorni precedenti aveva incredibilmente affermato che l´aggredito era proprio il direttore del ´Giornale´, e tutto questo per chiamare a raccolta uomini e mezzi in una battaglia che evidentemente si vuole ad oltranza”.

“E mentre sento sparare i colpi sopra la mia testa mi chiedo: io che c´entro con tutto questo? In una guerra tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione, io, ancora, che c´entro? Perchè devo vedere disegnate geografie ecclesiastiche che si fronteggerebbero addirittura all´ombra di questa mia piccola vicenda? E perchè, per ricostruire fatti che si immaginano fatalmente miei, devo veder scomodata una girandola di nomi, di persone e di famiglie, forse anche ignare, che avrebbero invece il sacrosanto diritto di vedersi riconosciuto da tutti il rispetto fondamentale? Solo perchè sono incorso, io giornalista e direttore, in un episodio di sostanziale mancata vigilanza, ricondotto poi a semplice contravvenzione?

“Mi si vuole a tutti i costi far confessare qualcosa, e allora dirò che se uno sbaglio ho fatto, è stato non quello che si pretende con ogni mezzo di farmi ammettere, ma il non aver dato il giusto peso ad un reato ´bagatellare´, travestito oggi con prodigioso trasformismo a emblema della più disinvolta immoralità.

“Feltri non si illuda, c´è già dietro di lui chi, fregandosi le mani, si sta preparando ad incamerare il risultato di questa insperata operazione: bisognava leggerli attentamente i giornali, in questi giorni, non si menavano solo fendenti micidiali, l´operazione è presto diventata qualcosa di più articolato. Ma a me questo, francamente, interessa oggi abbastanza poco. Devo dire invece che non potrò mai dimenticare, nella mia vita, la coralità con cui la Chiesa è scesa in campo per difendermi: mai – devo dire – ho sentito venir meno la fiducia dei miei Superiori, della Cei come della Santa Sede.

“Se qualche vanesio irresponsabile ha parlato a vanvera, questo non può gettare alcun dubbio sulle intenzioni dei Superiori, che mi si sono rivelate sempre esplicite e, dunque, indubitabili. Ma anche qui non posso mancare di interrogarmi: io sono, da una vita, abituato a servire, non certo a essere coccolato o ancor meno garantito. La Chiesa ha altro da fare che difendere a oltranza una persona per quanto gratuitamente bersagliata”.

“Per questi motivi, Eminenza carissima, sono arrivato alla serena e lucida determinazione di dimettermi irrevocabilmente dalla direzione di ´Avvenire´, ´Tv2000´ e ´Radio Inblu´, con effetto immediato. Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora, per giorni e giorni, una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani, quasi non ci fossero problemi più seri e più incombenti e più invasivi che le scaramucce di un giornale contro un altro.

“E poi ci lamentiamo che la gente si disaffeziona ai giornali: cos´altro dovrebbe fare, premiarci? So bene che qualcuno, più impudico di sempre, dirà che scappo, ma io in realtà resto dove idealmente e moralmente sono sempre stato. Nessuna ironia, nessuna calunnia, nessuno sfregamento di mani che da qui in poi si registrerà potrà turbarmi o sviare il senso di questa decisione presa con distacco da me e considerando anzitutto gli interessi della mia Chiesa e del mio amato Paese. In questo gesto, in sè mitissimo, delle dimissioni è compreso un grido alto, non importa quanto squassante, di ribellione: ora basta.

“In questi giorni ho sentito come mai la fraternità di tante persone, diventate ad una ad una a me care, e le ringrazio della solidarietà che mi hanno gratuitamente donato, e che mi è stata preziosa come l´ossigeno. Non so quanti possano vantare lettori che si preoccupano anche del benessere spirituale del ´loro´ direttore, che inviano preghiere, suggeriscono invocazioni, mandano spunti di lettura: io li ho avuti questi lettori, e Le assicuro che sono l´eredità più preziosa che porto con me. Ringrazio sine fine le mie redazioni, in particolare quella di ´Avvenire´ per il bene che mi ha voluto, per la sopportazione che ha esercitato verso il mio non sempre comodo carattere, per quanto di spontanea corale intensa magnifica solidarietà mi ha espresso costantemente e senza cedimenti in questi difficili giorni. Non li dimenticherò. La stessa gratitudine la devo al Presidente del CdA, al carissimo Direttore generale, ai singoli Consiglieri che si sono avvicendati, al personale tecnico amministrativo e poligrafico, alla mia segreteria, ai collaboratori, editorialisti, corrispondenti.

“Gli obiettivi che ´Avvenire´ ha raggiunto li si deve ad una straordinaria sinergia che puntualmente, ogni mattina, è scattata tra tutti quelli impegnati a vario titolo nel giornale. So bene che molti di questi colleghi e collaboratori non condividono oggi la mia scelta estrema, ma sono certo che quando scopriranno che essa è la condizione perchè le ostilità si plachino, capiranno che era un sacrificio per cui valeva la pena.

“Eminenza, a me, umile uomo di provincia, è capitato di fare il direttore del quotidiano cattolico nazionale per ben 15 degli straordinari anni di pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI: è stata l´avventura intellettuale e spirituale più esaltante che mi potesse capitare. Un dono strepitoso, ineguagliabile. A Lei, Eminenza carissima, e al cardinale Camillo Ruini, ai segretari generali monsignor Betori e monsignor Crociata, a ciascun Vescovo e Cardinale, proprio a ciascuno la mia affezione sconfinata: mi è stato consentito di essere, anzi sono stato provocato a pormi quale laico secondo l´insegnamento del Concilio, esattamente come avevo studiato e sognato negli anni della mia formazione.

“La Chiesa mia madre potrà sempre in futuro contare sul mio umile, nascosto servizio. Il 3 agosto scorso, in occasione del cambio di direzione al quotidiano ´Il Giornale´, scriveva Giampaolo Pansa: ´Dalla carta stampata colerà il sangue e anche qualcosa di più immondo. E mi chiedo se tutto questo servirà a migliorare la credibilità del giornalismo italiano. La mia risposta è netta: no. Servirà soltanto a rendere più infernale la bolgia che stiamo vivendo´.
Alla lettura di queste righe, Eminenza, ricordo che provai un certo qual brivido, ora semplicemente sorrido: bisognerebbe che noi giornalisti ci dessimo un po´ meno arie e imparassimo ad essere un po´ più veri secondo una misura meno meschina dell´umano. L´abbraccio, con l´ossequio più affettuoso”.
Firmato, Dino Boffo

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