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Cronaca: giornalisti afghani contro la Nato dopo il blitz costato la vita a Munadi, per tre giorni non vi daremo notizie dei Taliban

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Kabul, 10 set 2009 – Sciopero di tre giorni sulle notizie che riguardano i Taliban. E´ la protesta di un´associazione di giornalisti afgani proposta ai media nazionali e internazionali come protesta per l´uccisione del giornalista afgano Sultan Munadi nel blitz delle forze militari internazionali che hanno liberato Stephen Farrell del New York Times. 

Protestano i reporter del Media Club of Afghanistan “per il diverso peso attribuito dai militari della missione Isaf alla vita dei giornalisti afghani rispetto a quella dei media stranieri”. Il comunicato dell´Mca definisce “disumano” il comportamento delle truppe britanniche in occasione dell´operazione militare. “E´ delle forze internazionali – continua il comunicato dell´associazione dei giornalisti afgani – la responsabilità della morte di Munabi, perché sono ricorse alle armi prima di aver provato altre soluzioni non violente. Non ci sono giustificazioni per non aver recuperato il corpo esanime di Munabi dopo averlo ucciso loro stessi”.

Se sia stato il “fuoco amico” o quello dei Taliban ad uccidere il giornalista afgano non è stato ancora accertato ufficialmente. Subito dopo l´uccisione il governatore di Kunduz, Mohammad Omar, ha puntato il dito contro i Taliban, ma un funzionario del ministero della Difesa a Londra, che ha chiesto di non essere identificato, ha detto di non poter escludere che Munadi sia caduto sotto proiettili britannici.




Stephen Farrell, reporter del New York Times, era stato sequestrato dai Taliban sabato scorso a Kunduz nel nord dell´Afghanistan. Insieme a lui, Sultan Munadi, giovane giornalista afgano che lavorava con il giornalista americano come interprete. Durante il blitz, mentre fuggiva al buio, Munadi è stato colpito in fronte da un proiettile. Nell´assalto è morto anche un paracadutista inglese sceso dagli elicotteri assieme alle teste di cuoio americane. E con loro sono morti almeno una donna e un altro civile che vivevano nella fattoria in cui i Taliban si erano asserragliati con gli ostaggi. (repubblica.it)

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