Cerca
Close this search box.

Libertà di stampa: Cassazione, non c´è diffamazione per giornalista che critica Pm

Condividi questo articolo:

Roma, 28 set 2009 – Criticare l´operato di un magistrato, anche con toni aspri, non configura il reato di diffamazione. E´ quanto afferma una sentenza con cui la Cassazione ha confermato il verdetto della Corte d´appello di Palermo con cui un cronista de ´L´Unione Sarda´ era stato assolto dall´accusa di diffamazione aggravata perche´ il fatto non sussiste. Il giornalista era stato querelato da un pm per un articolo nel quale si ripercorreva la vicenda di un detenuto suicidatosi in cella, che si era sempre dichiarato innocente, cosa che, dopo la sua morte, era emersa in modo inequivocabile. La Suprema Corte (quinta sezione penale, sentenza n. 37442) ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa del magistrato, parte civile nel procedimento, sottolineando che “va tutelata nel modo piu´ ampio la liberta´ di espressione, a condizione che l´autore non trascenda in attacchi personali diretti a colpire, sul piano individuale, senza alcuna finalita´ di interesse pubblico, la figura morale del soggetto criticato”. Infatti, continuano i giudici di piazza Cavour, “la continenza formale non puo´ equivalere a obbligo di utilizzare un linguaggio grigio ed anodino, in quanto in essa rientra il libero ricorso a parole sferzanti e pungenti. E´ stato correttamente osservato che l´esercizio del diritto di critica, nella sua funzione di scriminante, puo´ esplicarsi con l´uso di toni oggettivamente aspri e polemici, specie quando abbia ad oggetto un tema di grave interesse pubblico”. Per la Cassazione, “le espressioni usate dal giornalista sono pienamente adeguate alla gravita´ del fatto narrato e sono dirette non certo ad aggredire la sfera di umanita´ e moralita´del magistrato, ma a richiamare l´attenzione sulla gravita´ delle conseguenze dell´operato della magistratura, laddove incide sulla liberta´ dei cittadini”. (agi)

Il network