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Libertà di stampa: Brunetta sferza giornalisti ed editori "impuri", rendere noti gli stipendi dei cronisti

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Saint Vincent, 4 ott 2009 – ´A me non piace la censura. Ma mi piacerebbe che in ogni trasmissione televisiva del servizio pubblico ci fosse il costo della trasmissione, il compenso all´autore e il compenso ai giornalisti´. Questo uno dei passaggi del discorso del ministro per la Funzione pubblica Renato Brunetta al convegno dei democristiani del Pdl.
Brunetta ha spiegato che questa ´operazione trasparenza´ dovrebbe prevedere anche la pubblicità dello share della settimana prima e delle querele che ciascuna trasmissione ha ricevuto compreso l´esito dei giudizi. ´Continuiamo a pagare noi – ha sottolineato – i costi del risarcimento e questo non è giusto´.

Secondo Brunetta, l´indicazione di tutti i costi e le remunerazioni dovrebbe essere data “all´inizio di ogni trasmissione televisiva in modo tale che la gente sappia”. Obiettivo è garantire la trasparenza, la tracciabilità, che se ben usate sono un grande strumento della democrazia e un grande Mastro Lindo dell´ipocrisia”. “Anche perché – ha aggiunto il ministro – non posso farmi dare del ´politico castale´ da un giornalista che guadagna dieci volte quello che guadagno io”.

Brunetta ha anche proposto di “chiudere il rubinetto dei finanziamenti pubblici a tutti gli editori ´impuri´ che si occupano, oltre che dell´informazione, anche di edilizia, automobili e sanità”. Il titola della Funzione pubblica ha detto di aver apprezzato la manifestazione democratica che si è svolta ieri in difesa della libertà di informazione: “Ma a me piace anche la trasparenza. Tutti i giornalisti facciano una battaglia nei loro giornali per pubblicare i nomi dei proprietari, degli amministratori e l´elenco dei conflitti di interesse che le testate hanno nei confronti delle materie che trattano”.

Brunetta, parlando di “tracciabilità” della catena mediatica per tutto il mondo dell´informazione, ha invitato alla trasparenza e alla chiarezza anche i promotori della manifestazione di ieri, ricordando che il costituzionalista Valerio Onida avrebbe fatto meglio a premettere che è anche membro del consiglio di amministrazione del Corriere della Sera.

Secondo Brunetta gli editori sono impuri “non perché fanno cose sessuali, ma perché usano i giornali per orientare, condizionare, fare pressioni. Tutto questo non è vietato, ma credo che deve essere dichiarato ai lettori: se allevo galline ovaiole e faccio l´editore devo avvertire che non parlerò mai male delle omelette”.
Secondo Brunetta il rubinetto dei soldi pubblici “non va chiuso solo ai cattivi editori, ma anche al cattivo cinema e al cattivo sindacato”. “Se ce l´hanno con noi del governo – ha concluso – diamogli un motivo vero per essere arrabbiati”. (repubblica.it)

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