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L´Asr si appella alla Fnsi:
"Fare chiarezza su La7"

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Che sta succedendo a La7? Qual è il futuro di quello che doveva essere il Terzo Polo televisivo? Domande che non sono mai passate di moda, anche perché nessuno ha mai dato una riposta convincente, ma che ora, alla luce dei rumors ricorrenti e dell’articolo di oggi su Il fatto quotidiano (“Ben Ammar e la caccia a La7” di Francesco Bonazzi e Malcom Pagani) diventano di grande attualità. Vi si segnala come siano sempre più concreti gli indizi di uno smembramento di Telecom Italia Media, con La7 destinata a finire nelle mani di Tarak Ben Ammar che è tra l’altro vicepresidente di Telecom e da sempre in ottimi rapporti con Mediaset.
Nel risiko che il passaggio alla tecnologia digitale ha scatenato attorno alla torta televisiva, sembrava che La7, giudicata secondaria e non strategica dal suo stesso azionista di riferimento, ovvero Telecom, fosse destinata a una lenta agonia. L’ultimo colpo alla credibilità dell’emittente l’aveva assestato lo stato di crisi voluto dai vertici Telecom e risoltosi con un contratto di solidarietà tutto concentrato sulle professionalità del Tg. Un controsenso in una tv che fa dell’informazione il suo fiore all’occhiello e che non è mai decollata certo non per colpa delle sue maestranze, giornalisti e tecnici.
La voce a cui da corpo l’articolo del quotidiano è circolata insistentemente da settimane, senza che i diretti interessati si siano sognati di smentirla. Ma quel che è preoccupante è lo scenario che si andrebbe delineando: un digitale terrestre privato tutto nelle mani di Mediaset, un digitale satellitare in duopolio: con la Rai a reggere la coda del Biscione nella piattaforma con Mediaset e, guarda caso, Telecom e dall’altro versante il magnate Murdoch con Sky. E la libera concorrenza? E il pluralismo? E i posti di lavoro di decine di giornalisti, tecnici e amministrativi?
Domande alle quali adesso va data una risposta e subito. Occorre un’iniziativa forte della Fnsi, da estendere anche agli altri sindacati, magari un esposto alla Autorità Garante per la concorrenza, perché dopo non si dica che nessuno sapeva. E il contratto di solidarietà? Alla luce degli eventi assume tutt’altro significato e forse, viste anche le ripetute violazioni denunciate dal Cdr, sarebbe il caso di ridiscuterlo.

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