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Cronaca: appalti sanità in Puglia, chiesto il rinvio a giudizio per l´editore Angelucci e l´ex ministro Fitto

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Bari, 12 otto 2009 – Chiesto il rinvio a giudizio per il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, e l´editore e imprenditore romano Giampaolo Angelucci al termine di un´inchiesta sugli appalti sanitari in Puglia. Al termine della prima udienza preliminare, il pubblico ministero di Bari ha chiesto al giudice per le indagini preliminari il rinvio a giudizio per 78 dei 90 imputati dell´inchiesta “La Fiorita”. La Regione Puglia si è costituita parte civile all´udienza, che si concluderà il 30 novembre prossimo.
I reati contestati. I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il 1999 e il 2005, quando Fitto era presidente della Regione Puglia. Secondo l´accusa, sarebbe colpevole di associazione per delinquere, peculato, concussione, corruzione, falso, abuso d´ufficio e illecito finanziamento ai partiti. Ad Angelucci si contestano invece i reati di corruzione e di illecito finanziamento di 500.000 euro alla lista di Fitto, “La Puglia prima di tutto”.

Tangenti e appalti sanitari. Secondo il pubblico ministero, Angelucci avrebbe pagato una tangente da 500.000 euro al movimento politico creato da Fitto per le regionali dell´aprile 2005, “La Puglia prima di tutto”. Soldi elargiti – sostiene la procura – per ottenere dalla giunta regionale pugliese, nel 2004, l´aggiudicazione dell´appalto settennale da 198 milioni di euro per la gestione di undici residenze sanitarie assistite. Ciò
– secondo l´accusa – avrebbe consentito alla società, guidata da Dario e Pietro Maniglia, di operare in una posizione di monopolio nel settore, di realizzare profitti illeciti e gestire in modo clientelare tantissimi posti di lavoro. Per questi fatti Angelucci, il 20 giugno 2006, venne posto agli arresti domiciliari per alcuni giorni. Per Fitto, che nel frattempo era diventato parlamentare di Forza Italia, la magistratura barese aveva chiesto alla Camera l´autorizzazione a procedere all´arresto. Richiesta che fu negata dall´aula di Montecitorio.

La difesa. Secondo i legali dell´ex presidente della Regione Puglia, i reati contestati sono insussistenti. Uno dei motivi addotti dalla difesa è la regolare registrazione del finanziamento elettorale da 500mila euro ricevuto all´epoca dal movimento di Fitto.

Gli altri imputati. Prima della discussione il gup ha ammesso sette imputati al giudizio con rito abbreviato e per altri cinque, tra cui l´imprenditore campano Alfredo Romeo (accusato di turbativa d´asta e di concorso in rivelazione del segreto d´ufficio), ha disposto l´invio degli atti alla procura di Roma per competenza territoriale. Ha inoltre respinto tutte le eccezioni del difensore di Fitto, Francesco Paolo Sisto (Pdl), sull´inutilizzabilità delle intercettazioni e di alcuni atti d´indagine. Nel procedimento sono imputati anche il presidente e il direttore generale di Aeroporti di Puglia, Domenico Di Paola (per corruzione) e Marco Franchini (turbativa d´asta), l´editore salentino Paolo Pagliaro (corruzione), il consigliere regionale Giovanni Copertino (Pdl), l´ex assessore regionale di Fi Andrea Silvestri (truffa e turbativa d´asta) e l´ex dg dell´Ares Puglia Mario Morlacco (falso). (repubblica.it)

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