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Libertà di stampa: il Pentagono vieta le foto dei soldati morti in Afghanistan, nuove regole per i fotografi al seguito delle truppe

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New York, 14 ott 2009 – Le forze armate americane in Afghanistan hanno cambiato le regole di ingaggio per i fotografi al seguito delle truppe: d´ora in poi sarà vietato fotografare soldati morti in guerra. Le nuove regole sono state diffuse dal Comando Regionale Est della base aerea di Bagram. Il bando fa seguito alla polemica creata in settembre da una foto Ap di un giovane Marine ferito a morte. Le foto di militari americani morti o mortalmente feriti sono rare anche perché è difficile per un giornalista avere accesso alla linea del fronte. Finora però non erano state proibite né in Iraq né in Afghanistan. “E´ un chiarimento, non una nuova regola, per garantire privacy e decoro in situazioni in cui media hanno un accesso particolare”, ha precisato al sito specializzato Editor and Publisher il portavoce del Regional Command East Public Affairs, sergente Tom Clementson. Il bando sembra destinato solo alle operazioni delle truppe Usa nell´Afghanistan orientale. Sarebbero esenti le attività militari sotto il controllo dell´Isaf. L´amministrazione Obama in aprile aveva alzato parzialmente il velo sulle perdite americane in guerra autorizzando i media riprendere l´arrivo delle salme dei caduti nella base aerea di Dover in Delaware a patto che i familiari avessero dato il permesso. La foto che ha scatenato il bando risale al 14 agosto: in settembre, nonostante le obiezioni del Pentagono, l´Ap aveva mandato in rete gli ultimi attimi di vita del caporale Joshua Bernard provocando le proteste del ministro della Difesa Robert Gates che aveva parlato di una “raccapricciante violazione del buon senso e del rispetto delle persone”. Nell´immagine della fotografa Julie Jacobson, il soldato, sanguinante e morente, era assistito da due commilitoni dopo esser stato colpito da una granata in un boschetto di melograni nei pressi del villaggio di Dahaneh. Julie aveva scattato da lontano, con il teleobbiettivo, sotto il fuoco dei talebani, senza rendersi conto quel che riprendeva. “Poi l´ho visto, a dieci metri da me. Una gamba strappata dall´esplosione, l´altra appesa a un brandello di pelle. Aveva perso conoscenza”. Per l´Ap la decisione di diffondere l´immagine era stata difficile: “I nostri giornalisti documentano avvenimenti mondiali ogni giorno e l´Afghanistan non fa eccezione: è nostro dovere mostrare la realtà della guerra per spiacevole e brutale che sia”, aveva detto Santiago Lyon, il capo del servizio fotografico che aveva fatto circolare la foto solo dopo i funerali del giovane a New Portland in Maine. Alcune testate si erano rifiutate di pubblicarla. (ansa)

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