Roma, 28 ott 2009 – Lo afferma una ricerca effettuata dall´Ordine Nazionale, in collaborazione con le associazioni sindacali locali, in base alla quale oltre 20 mila giovani sarebbero sfruttati e pagati in media con 8 euro a pezzo. Per invertire la tendenza basterebbe che le istituzioni esercitassero maggiore controllo, magari vincolando l´erogazione dei fondi per l´editoria al rispetto delle regole in fatto di assunzioni.
Novemila testate clandestine; 20mila giovani sfruttati che guadagnano una media di 8 euro a pezzo; 2 euro il compenso minimo per servizio. Questi dati sconcertanti sono il risultato di una indagine condotta dall´Ordine nazionale dei giornalisti, sulla situazione del precariato in ambito giornalistico. “Una vita da (giornalista) precario”, questo il titolo dell´indagine, è un´analisi condotta a tutto campo e sviluppata su più fronti per avere un panorama più ampio possibile della situazione. La ricerca si è avvalsa della collaborazione degli Ordini e delle Associazioni sindacali locali che hanno permesso di ricavare dati e informazioni da tutte le regioni della penisola. A completare l´indagine tante testimonianze di giornalisti che stanno vivendo sulla loro pelle i disagi del precariato. Le tante interviste video, allegate alla ricerca, hanno lo scopo di renderla più viva e reale, evitando il solito susseguirsi di fredde “cifre”. Scopo pienamente raggiunto, grazie alle esperienze, alcune veramente agghiaccianti, testimoniate dalle immagini. Anche se essenziali, i numeri dell´inchiesta fanno comunque riflettere perché portano alla luce una realtà, quella del lavoro sommerso, veramente allarmante. Dedicato al tema del precariato è nato anche un blog su internet, all´indirizzo www.giornalistiprecari.splinder.com. Promosso dall´Ordine nazionale e gestito dal “Gruppo di lavoro precario” il blog vuole dare voce alle mille difficoltà vissute da reporter che, per passione verso il giornalismo, accetta la vita da precario. Una situazione che si potrebbe provare a migliorare, si legge nelle conclusioni, attraverso un più rigido controllo da parte delle istituzioni nell´erogazione dei fondi all´editoria. Legare in modo rigido e normativo l´assegnazione dei contributi alla regolarizzazione contrattuale dei giornalisti potrebbe essere un incentivo importante per le aziende. A questo, si legge ancora nelle conclusioni, andrebbe sommata la sensibilizzazione, da parte degli ordini regionali, di tutte quelle figure (direttori responsabili, capi redattori e Cdr) che hanno compiti di selezione dei collaboratori. Infine si auspica una maggiore collaborazione tra le associazioni della categoria (Odg, Inpgi, Fnsi) al fine di un maggiore controllo del fenomeno, per evitare che la maggior parte dell´informazione venga prodotta da collaboratori esterni. (agendacomunicazione.it)